
Continua inoltre a ridursi lo stock di fatture commerciali non pagate da parte della Pubblica Amministrazione, anche se la quota di mancati pagamenti sulle fatture di nuova emissione rimane consistente. “I dati del primo trimestre confermano i segnali positivi emersi negli scorsi mesi – commenta Gianandrea De Bernardis, ad di Cerved – ed evidenziano che la crisi ha trasformato alcuni comportamenti delle imprese: le aziende, più attente nel concedere credito, ottengono pagamenti più rapidi e più puntuali. Nel Nord del Paese e nell’industria i protesti sono già tornati sotto i livelli pre-crisi e proseguono i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, anche se rimane alta la quota di mancati pagamenti sulle nuove fatture”.
A livello settoriale, la manifattura è l’unico comparto con un numero di società protestate inferiore al livello pre-crisi: nei primi tre mesi del 2015 sono 1,5 mila le società protestate, il 18,6% in meno dello stesso periodo dello scorso anno e il 20,2% meno rispetto ai livelli del 2007. Dal punto di vista geografico diminuisce il numero di imprese protestate in tutte le aree della Penisola. A guidare la diminuzione è il Nord Ovest con 3 mila imprese con almeno un protesto, il 20% in meno del 2013 e -9,2% rispetto al livello pre-crisi. Il calo dei protesti si è accompagnato a una maggiore celerità nei tempi di pagamento delle imprese. La riduzione è attribuibile al calo dei ritardi, 17,2 giorni, che si sono assestati al livello più basso dal 2012. E’ interessante rilevare come in due anni i tempi di liquidazione siano scesi di ben 5 giorni, soprattutto a causa di una decisa diminuzione dei giorni di ritardo (3,9 giorni). “La riduzione dei tempi di pagamento è sulle spalle di microimprese e PMI – prosegue De Bernardis – che hanno ridotto i ritardi nonostante scadenze più rigide in fattura; viceversa, sfruttando il maggior potere negoziale, le grandi imprese hanno beneficiato di termini in fattura più lunghi, con evidenti vantaggi nella gestione della liquidità”.