[dal sito www.fcre.it] – Il tema dell’alimentazione sta acquisendo una nuova centralità nel dibattito pubblico, anche nel nostro Paese. Nei prossimi mesi l’Italia incarnerà il cuore di questo dibattito, sia per i contenuti espressi da EXPO (“Carta di Milano”), che per i differenti contributi apportati dal mondo della società civile, sia all’interno dell’Esposizione Universale, il documento “Terra Viva”, che all’esterno, il Manifesto dell’iniziativa “Expo dei Popoli”, che avrà luogo sempre a Milano dal 3 al 5 giugno 2015.
E’ un’occasione importante per promuovere un cambiamento delle politiche globali sulle risorse fondamentali e sullo sviluppo sostenibile. Un cambiamento che sarà possibile solo se si affronterà anche il tema delle “agromafie”.
Se è vero che su questo fenomeno inizi ad esserci, almeno in Italia, un po’ più di consapevolezza, è altrettanto vero che la sua evoluzione si fa, di anno in anno, sempre più significativa. L’ultimo Rapporto Eurispes/Coldiretti parla di un mercato delle agromafie cresciuto del 10% nel 2014, per un valore di 15,4 miliardi di euro.
Le organizzazioni criminali si inseriscono in tutta la filiera agroalimentare, individuano nell’economia legale opportunità di riciclaggio, sviluppano pericolose sinergie con alcuni soggetti di un mondo legale in crisi economica (talvolta anche in crisi etica) e riescono a sfruttare le potenzialità del commercio elettronico.
I prodotti tipici del “Made in Italy” sono esposti a fenomeni di sofisticazione, alterazione e contraffazione alimentare, mentre le campagne (ormai non più solo nel Sud Italia) sono esposte ai rischi di illeciti nell’impiego della manodopera (extracomunitaria e comunitaria).
Di fronte a tutto questo la normativa e le politiche comunitarie e nazionali appaiono ancora insufficienti e, soprattutto, ancora lontane dal cogliere l’esatta forma e dimensione delle problematiche dell’illegalità nell’agroalimentare.
Tuttavia, negli ultimi anni sono stati realizzati primi passi avanti, ad esempio in tema di tutela delle filiere e dei lavoratori agricoli, passi avanti che nel nostro Paese si caratterizzano anche per le prime forme di collaborazione tra istituzioni, sindacati, professioni e imprese.
Un approccio multistakeholder che vive soprattutto di buone prassi, elaborate dal mondo del Commercio Equo e Solidale e da organizzazioni impegnate nella legalità e nell’agricoltura biologica. Da queste buone prassi può svilupparsi quell’alternativa di responsabilità necessaria a rispondere alla sfida di nutrire il pianeta.
Proponiamo l’approfondimento dell’Articolo di Simone Grillo La legalità che nutre il pianeta scritto per l’Osservatorio Finanza e Legalità (scarica il pdf).
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