Da rassegna.it – Gli effetti sulla sicurezza dei lavoratori derivanti dal Jobs Act, la valorizzazione del ruolo contrattuale dei Rls, le resistenze di Confindustria sul piano dei rischi psico-sociali, la necessità di una nuova organizzazione del lavoro per attutire i colpi derivanti dall’allungamento dell’età pensionabile. È un’intervista a tutto campo quella che Rassegna ha realizzato con la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso sui temi della salute e sicurezza sul lavoro: una panoramica sulle principali questioni, dove emerge con chiarezza l’impegno che il sindacato prodiga, anche nell’azione quotidiana di tutte le sue strutture, nella costruzione di una vera “cultura della sicurezza”.
Rassegna. L’approvazione del Jobs Act avrà notevoli effetti sulle condizioni generali e anche su quelle di salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. Oltre a quelle sui licenziamenti facilitati e sul contratto a tutele crescenti, basti pensare alle misure sul demansionamento e alle loro conseguenze. Misure, queste, che comporteranno un aumento di fatto della precarietà e dell’insicurezza lavorative e, ovviamente, una maggiore frammentarietà dei percorsi lavorativi e quindi un relativo aumento degli eventi infortunistici. È possibile, nei luoghi di lavoro, contrastare questa deriva?
Camusso. Anche se ovviamente non lo auspico, mi sembra sia chiaro che lo scenario delineato sarà davanti ai nostri occhi in poco tempo. Il combinato disposto della profondissima crisi in atto e la scelta deliberata di abbassamento delle tutele e dei diritti da parte del governo questo ci consegnano. Ovviamente queste scelte non potranno non avere conseguenze anche importanti sulle vite di milioni di lavoratori e lavoratrici di questo paese. Non da ultimo, questo significherà certamente che, resi gli individui maggiormente ricattabili, sarà difficile che essi si impegnino per chiedere miglioramenti delle loro condizioni, ad esempio in relazione a turni e orari, o miglioramenti nelle dotazioni produttive degli insediamenti industriali. Inoltre sarà più difficile che persone all’interno dei luoghi di lavoro si offrano per il ruolo centrale e faticosissimo di Rls. Per non parlare di quella fetta di lavoratori over 50 e dei molti giovani che saranno disposti a duri sacrifici pur di conservare il proprio posto di lavoro. Sì, credo proprio che in futuro avremo, purtroppo, un possibile aumento degli accadimenti infortunistici e delle malattie professionali.
Rassegna. I Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) svolgono un importante ruolo di rappresentanza. Ma spesso, come rilevato anche dagli stessi sindacati, si trovano a operare in condizioni difficili. Quali azioni può mettere in campo la Cgil per sfruttare pienamente le loro funzioni?
Camusso. La Cgil già ora e quotidianamente svolge un’azione di rafforzamento, valorizzazione, formazione dei propri Rls. La svolgono le strutture territoriali, e anche le categorie. Il grande problema è che a volte le politiche contrattuali a tutti i livelli hanno recepito poco le istanze e le esigenze dei nostri Rls, relegando talvolta il loro ruolo in una separazione improduttiva e anche impropria. Dobbiamo riportare i Rls al loro corretto ruolo, che non è solo quello di tecnici, ma anche di persone che devono portare le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici nel vivo della contrattazione. E devono essere considerati come parte integrante della rappresentanza stessa della Cgil e a livello unitario.
Rassegna. È in corso un’importante negoziazione con Confindustria per giungere a un accordo interconfederale su salute e sicurezza e relativa rappresentanza nel mondo industriale, che seguirebbe finalmente a quello del giugno scorso sui temi della rappresentanza più generale. Quali sono i punti che la Cgil considera irrinunciabili per arrivare all’intesa?
Camusso. Sono soddisfatta che, alla fine di un lungo processo negoziale durato ben otto anni, sembra si sia in dirittura d’arrivo per questa intesa. Noi abbiamo posto due problemi di fondo, cui esigiamo sia data una risposta positiva: il primo è l’allargamento della rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza in tutte le aziende del comparto industriale, incluse quelle piccole, attraverso l’adozione del Rlst come già avviene nel comparto dell’artigianato; la seconda è la riconduzione della figura del Rls dentro le rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro. Credo che per le nostre controparti sia una grossa scommessa, ma è il naturale epilogo di ciò che abbiamo cominciato a fare con il testo unico sulla rappresentanza.
Rassegna. I temi della salute e sicurezza, come dicevamo, sono talvolta fatti vivere poco in sede di contrattazione. In che modo è possibile valorizzare questa materia nella contrattazione di categoria, di filiera, di sito?
Camusso. Come accennavo, non considerando questi temi e le persone che se ne occupano altro dalla politica sindacale e dalla nostra rappresentanza. E poi, provando a fare più contrattazione inclusiva, ossia cercando di tenere insieme o riunire tutte le parti del mondo del lavoro che adesso sono disperse nella filiera produttiva, sempre più polverizzata. Si può fare con un tipo di contrattazione innovativa, che richiede uno sforzo evolutivo in primis alla nostra organizzazione e una comprensione dei meccanismi che sono molto mutati. Ciò richiederà, inoltre, un impegno unitario e un aggiornamento culturale anche delle controparti, con una attenzione particolare al mondo degli appalti.
Rassegna. L’allungamento dell’età pensionabile, conseguenza della cosiddetta “riforma Fornero”, ha ovvie ricadute sulla salute e sicurezza dei lavoratori, anche in considerazione del generale progressivo invecchiamento degli addetti. Come intervenire?
Camusso. La cosa più semplice, e insieme più complicata, è riuscire ad accompagnare il percorso lavorativo delle persone attraverso il tempo con un’organizzazione del lavoro adeguata e flessibile per le loro esigenze, ad esempio attraverso cambi di mansione o differenziazione dei ritmi. Mi rendo conto che sembrano soluzioni difficili da realizzare, ancor più se paragonate ai problemi di occupazione ed espulsione dal mondo del lavoro di fronte ai quali ci troviamo oggi.
Rassegna. Da qualche anno si pone sempre più attenzione ai “nuovi rischi”: lo stress lavoro correlato, il burn-out, i disagi psicosociali. Sono fenomeni ineliminabili, legati alle “naturali” trasformazioni del mondo del lavoro, o storture che si possono e debbono correggere?
Camusso. Nel nostro paese c’è ancora molta resistenza al concetto di rischi psicosociali, soprattutto da parte di Confindustria, che si è opposta all’adozione di questo termine europeo anche nella legislazione italiana. Non sono fenomeni naturali: la gran parte deriva da errori organizzativi e di gestione, quando non da veri e propri episodi di sopruso. Sono storture che si possono correggere con il contributo anche delle professionalità scientifiche e mediche, oltre che con l’attenta vigilanza e denuncia. È una frontiera su cui si gioca una parte rilevante della salute nel lavoro, che è diventato sempre più complesso e terziarizzato.
Rassegna. Il mondo della comunicazione Cgil è in rapida evoluzione. Cambiamenti si registrano anche nella materia di salute e sicurezza, con il passaggio della rivista “2087” dal cartaceo al web, aprendosi quindi a un pubblico molto più vasto e meno “separato” e chiuso all’interno del proprio sapere. È questa la strada per diffondere una vera “cultura della sicurezza”?
Camusso. La rivista 2087 ha svolto, nel corso degli anni, un ruolo importante per la diffusione della cultura della sicurezza, soprattutto come cassetta degli attrezzi per Rls e dirigenti sindacali. Ma era arrivato il momento di un salto di qualità: uscire dai confini di un sapere troppo specialistico per approdare a una platea più larga, certamente bisognosa di informazioni tecniche, ma soprattutto di conoscere di più e meglio le azioni e le attività della Cgil. Il notiziario di oggi sul web, con tutte le sue articolazioni nei social media e la costante attenzione all’attualità, risponde quindi all’odierna esigenza di divulgare con maggiore efficacia e tempestività la grande mole di lavoro che la Cgil, dal corpo centrale ai suoi terminali territoriali, produce in materia di salute e sicurezza sul lavoro.