Partiamo da un fatto: la dichiarazione del novembre scorso, di matrice esclusivamente aziendale, di 30 esuberi nella Rete di Genova e sulla quale è intervenuto l’”Accordo di attuazione del Fondo di Solidarietà per la riduzione ed il riequilibrio degli organici del Banco Popolare” del 26/11/2014.
Noi come RRSSAA di Genova – e nonostante l’accordo firmato – non siamo mai stati d’accordo su questa valutazione: per noi questa è stata una dichiarazione non dimostrata, non è stata
addotta nessuna pezza giustificativa, a parte, nel corso della trattativa, un generico riferimento al famigerato sistema di gestione automatizzato SDR del quale l’Azienda si è sempre rifiutata di fornire dati precisi. La cosa è comunque clamorosamente contraddetta dai fatti: guardando ad esempio a questo periodo non feriale, non si contano gli episodi di gravi carenze di
personale sulla Rete di Genova, figurarsi come si aggraverebbe ulteriormente la situazione con 30 persone in meno!
L’accordo citato, in ogni caso, parla di numeri massimi di adesioni al Fondo, senza alcun vincolo di obbligatorietà.
Non conosciamo ancora l’esito finale delle adesioni (la scadenza era stata prorogata al 20 febbraio u.s.) ma, da notizie ufficiose, queste sarebbero ferme a circa la metà di quelle
previste.
Noi riteniamo che qualsiasi tentativo di aggirare l’accordo, ad esempio concedendo uscite al Fondo in aree limitrofe a quella genovese per poi artatamente “spostare” massivamente
lavoratori dall’Area genovese in altre aree (magari i più giovani e i più disponibili), sia una violazione dell’accordo stesso e un’operazione di micidiale impoverimento del numero di
dipendenti dell’Area. Così come contestiamo l’eventuale ricorso a trasferimenti a società del gruppo (Aletti, ecc.) con la finalità di “smarcare” numeri dall’ Area, consigliando i lavoratori di confrontarsi con il proprio rappresentante sindacale nel caso venissero interessati da queste richieste”.Analogamente, sempre per “smarcare” numeri , sono in corso tentativi di passaggio
di lavoratori a unità decentrate (Azimut, Non Performing Loans) che hanno sede fuori Regione, con i rischi connessi.
Chiediamo quindi il rispetto dell’accordo sugli esuberi per come è stato scritto. Riterremmo invece l’attuazione di altre manovre un inaccettabile comportamento aziendale che
provocherebbe la nostra ferma reazione!
Infine alcune considerazioni generali: nel corso del tempo si è registrato un drastico ridimensionamento dei posti di lavoro su Genova, non giustificato (ammesso sia giustificabile
un legame diretto con questi) dai risultati conseguiti da sempre in questo territorio. L’età media dei lavoratori è molto alta, le assunzioni sono un miraggio: quale futuro per Genova senza un profondo cambio di rotta del Banco su questo territorio?
Genova, 2 marzo 2015
La Rappresentanza Sindacale Aziendale
del Banco Popolare – Area di Genova
FISAC/CGIL
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