Lavoratori delle Bcc in sciopero

 

2 marzo 2015. Oggi lo sciopero nazionale di Categoria.

• Una grande dimostrazione di solidarietà e di fiducia.

• I lavoratori delle BCC aderiscono numerosissimi allo sciopero nazionale di Categoria.

• E’ ora che il Movimento di Credito cooperativo comprenda e si apra al confronto con le rappresentanze dei lavoratori sul Rinnovo contrattuale e sulla Autoriforma del sistema.

Alle colleghe e ai colleghi del Credito cooperativo il nostro ringraziamento e il rinnovato impegno.

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Sabato il Pontefice ha ricevuto in udienza il mondo della cooperazione di credito.
Il presidente di Federcasse, nel suo saluto a Bergoglio, ha detto che «le Bcc avvertono oggi ancor più che nel passato la responsabilità e l’urgenza di essere banche di persone. Attente ai bisogni reali attraverso un uso responsabile e differente del denaro».
Appunto, “ banche di persone “.
I lavoratori delle BCC sono persone e fanno la differenza.
Le rappresentanze dei lavoratori, forti della rinnovata fiducia da parte della Categoria, sono pronte a confrontarsi ma sia chiaro il:
• NO a pregiudiziali e condizionamenti , quali la minaccia di disapplicare i Contratti di lavoro;
• NO alle speculazioni. Il rinnovo dei contratti di lavoro non può essere strumentalizzato per “ rese dei conti “ all’interno del Movimento;
• NO a riforme ed autoriforme senza preventivo confronto e attivo coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori.
NESSUNO si salva da solo.
• Un buon Contratto di Lavoro è cemento dei diritti dei lavoratori, in ogni parte d’Italia.
• Un buon Contratto di Lavoro è strumento di coesione e di consolidamento per l’intero Movimento di Credito cooperativo italiano.

Il Papa alle Bcc: dovete investire bene.
«Le cooperative devono continuare a essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della società civile» ha detto ieri Papa.
Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese, organizzate le risorse per far vivere con dignità e serenità le famiglie, pagate giusti salari ai lavoratori, investendo soprattutto per le iniziative che siano veramente necessarie».
Nel lungo discorso il Papa ha anche condannato «le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera ed autentica cooperazione». Insomma, è «una gravissima menzogna» perseguire grazie ad una «facciata onorata» delle finalità «disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro oppure alle manipolazioni del mercato e persino a scandalosi traffici di corruzione».

IL COMUNICATO STAMPA DI FEDERCASSE del 28 febbraio 2015
Il Credito Cooperativo questa mattina in udienza da Papa Francesco. Il presidente di Federcasse Azzi accoglie le esortazioni del Papa rivolte al mondo delle cooperative
Questa mattina in Vaticano, nel corso di una udienza riservata tenutasi in Aula Paolo VI, Papa Francesco ha incontrato oltre 7 mila cooperatori aderenti alla Confederazione Cooperative Italiane (Confcooperative).

Presente anche il mondo della cooperazione di credito rappresentata da Federcasse, che per mezzo del suo presidente, Alessandro Azzi, ha voluto ringraziare il Pontefice per le parole rivolte alle cooperative, invitandole ad una nuova “missione”, esortandole a innovare, nel mondo globalizzato, pur mantenendo intatti i valori di fondo legati alla solidarietà sociale ed economica.

“Non fermatevi – ha detto in particolare Papa Bergoglio – a quello che avete realizzato, ma continuate a rafforzare le vostre realtà. Abbiate il coraggio di uscire da esse, per portare la cooperazione ai confini del cambiamento, dove la speranza ha bisogno di emergere”.

“Accogliamo con emozione – ha detto il Presidente di Federcasse – l’invito a proseguire in un percorso che abbia centrale lo sviluppo delle comunità locali. Significativo per il nostro lavoro, in particolare, il richiamo di Papa Bergoglio alla qualità di una nuova economia che possa far crescere le persone in tutte le loro potenzialità ed in piena dignità, ricordando in modo particolare il dramma dei senza lavoro o degli esclusi a vario titolo da un percorso di crescita”.
“Facciamo nostro – dice ancora Azzi – l’incoraggiamento ad osare, ad avere coraggio e fantasia creativa, contro la cultura dello scarto, proprio dei nostri tempi. Per aprire la cooperazione a nuove forme di presenza laddove la sua formula si può rivelare realmente uno strumento di promozione del bene comune ”.

In apertura di udienza, Azzi aveva rivolto un indirizzo di saluto al Pontefice, volendo ribadire il senso profondo che oggi ha il “fare banca” senza fini di speculazione privata, nello stile delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali.
“Santità – ha detto il Presidente – potrà sentire l’emozione e la gioia dei tanti rappresentanti delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane – le BCC – che oggi hanno voluto stringersi attorno a Lei, insieme agli altri cooperatori di tutti i settori”.

“Le BCC avvertono oggi, ancor più che in passato, la responsabilità e l’urgenza di essere banche di persone. Attente ai bisogni reali, attraverso un uso responsabile e differente del denaro. Abbiamo la volontà e il dovere di continuare a essere “fabbriche di fiducia”. “Fiducia”, un termine che ricorre frequentemente nel Suo Magistero, Santo Padre, e che sentiamo particolarmente vicino”.

Dopo aver brevemente ricordato le origini delle prime Casse Rurali, ispirate dalla Enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII, Azzi ha ribadito come le BCC non abbiano come obiettivo il profitto individuale, bensì “il vantaggio concreto e misurabile delle comunità”.

“Ci onoriamo di essere “banche di comunità” ha detto ancora Azzi. Banche che si impegnano concretamente accanto alle persone, sostenendo i loro sforzi più di quanto riescano a fare le grandi istituzioni finanziarie. Tuttavia, da credenti, ci interroghiamo sulle nostre debolezze e sui nostri limiti”.

“Alle banche l’Europa chiede di rafforzarsi per continuare a reggere l’urto della crisi. Siamo impegnati anche su questo fronte, al passo con le sfide del mercato globale. Al tempo stesso, custodiamo una forza irrinunciabile, soprattutto nelle economie avanzate: la mutualità. La mutualità è un “segno di contraddizione” nell’industria bancaria, uno degli antidoti alla crescita delle disuguaglianze che la crisi sta evidenziando. Ci preoccupa il rischio dell’omologazione e della “taglia unica”, soprattutto nella produzione normativa europea. Occorrono leggi che comprendano sino in fondo il valore delle banche del territorio e adottino criteri di adeguatezza e di proporzionalità, essenziali alla loro sopravvivenza”.
Citando le esperienze di sostegno alla cooperazione in paesi lontani come la “Microfinanza Campesina” in Ecuador o i progetti attivi in Argentina, Togo e in Palestina, Azzi ha ribadito come attraverso questi impegni il Credito Cooperativo intenda tenere viva la propria origine. Che mette al centro la persona umana, la dimensione territoriale, la sussidiarietà, la democrazia partecipativa.

Il Presidente di Federcasse, consegnando al Pontefice una copia della Carta della Finanza, Libera, Forte e Democratica del Credito Cooperativo, ha ribadito l’impegno delle BCC e Casse Rurali italiane a lavorare per una finanza “inclusiva” che aiuti davvero la ricerca e la realizzazione del Bene Comune.

“Ci stringiamo a Lei, Santità – ha concluso Azzi – per ricevere il sostegno della Sua preghiera e della Sua parola. Attraverso di Lei, lo Spirito ci illumini nel prendere le decisioni più sagge e più coerenti in queste settimane nelle quali il Credito Cooperativo italiano deve scegliere una strada di auto-riforma. Infonda in noi il coraggio e la lucidità di un cambiamento leale, che non “tradisca” ma “traduca” nel presente le nostre radici”.

Dal Corriere della Sera del 26 febbraio 2015
Una holding obbligatoria per le Bcc, Così cambia il credito cooperativo.
Le bozze dell’autoriforma che riguarda 379 istituti con 1,2 milioni di soci di Carlo Turchetti.
Lo schema è quello del modello federale.
Con una capogruppo in forma di spa posseduta per almeno un terzo del capitale dalle Banche di credito cooperativo aderenti.
E sotto le Bcc legate da un «contratto» alla holding capofila che esercita i poteri di indirizzo, stabilisce i criteri prudenziali nel credito e ratifica la nomina della maggioranza dei membri delle banche mutualistiche federate.
È questa la direzione in cui sembrano spingere la Banca d’Italia e il Tesoro per l’autoriforma dei 379 istituti con 1,2 milioni di soci che costituiscono il sistema delle Bcc.
«Non faremo un decreto legge» aveva detto il ministro Pier Carlo Padoan con riferimento alle norme sulle Banche popolari, aggiungendo però che le banche cooperative «sono troppe e troppo piccole» e invitando «il settore delle Bcc a immaginare un’autoriforma».
Le bozze che circolano tra Palazzo Koch e i tecnici di Padoan fissano paletti stringenti.
Forse non del tutto «digeriti» per ora dal sistema delle banche cooperative rappresentato dalla Federcasse, in pratica l’Abi del comparto. Bankitalia spingerebbe per una sola Holding spa di tutta la categoria e con adesione obbligatoria, visto che altrimenti decadrebbe la licenza.
Nessun socio diverso dalle Bcc potrebbe avere più del 10%, a tutela del carattere federativo, ma in teoria i due terzi del capitale potrebbero venire destinati ad altri soci che apportino nuove risorse.
Secondo lo schema in via di elaborazione, la capogruppo avrebbe poteri stringenti: gli indirizzi strategici, la direzione e coordinamento delle Bcc, i controlli sui requisiti prudenziali nel credito, il diritto di veto su «almeno la maggioranza dei componenti degli organi di amministrazione» delle Bcc.
Il tutto sulla base di un contratto di adesione (obbligatorio, come detto) i cui requisiti verrebbero rimandati alle disposizioni attuative della Banca d’Italia.
In pratica una rivoluzione per l’intero sistema che conta 4.460 sportelli, 37 mila bancari e l’8% del mercato.
Resta da chiarire quale sarà l’equilibrio finale di una bozza di autoriforma condivisa dalla Federcasse.
La delegazione capeggiata dal presidente Alessandro Azzi, nell’audizione in Parlamento, aveva difeso «l’indipendenza del sistema da capitali esterni, soprattutto da quelli impazienti o speculativi».

 

Adesioni tra il 70 e il 90% allo sciopero articolo sole 24 ore

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