Lunedì 2 marzo 2015 Sciopero nazionale di tutto il Credito cooperativo
Fra oggi e domani il Comitato Esecutivo e il Consiglio Nazionale di FEDERCASSE, a quanto risulta, esamineranno la proposta di “ autoriforma “ del Credito cooperativo italiano, da sottoporre ai “ regolatori “.
Nei giorni scorsi:
Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia, rispondendo ai giornalisti alla fine della presentazione del rapporto dell’Ocse sull’Italia, il 20 u.s. ha dichiarato che «per le banche di credito cooperativo non è allo studio un decreto».
Il Ministro dell’Economia ha contemporaneamente aggiunto «Francamente, ce ne sono troppe e quelle che ci sono sono troppo piccole».ed ha rivolto un invito al Movimento di Credito cooperativo «invito il settore delle Bcc a immaginare ipotesi di autoriforma in questa direzione».
Il direttore generale di Banca d’Italia Salvatore Rossi, nel corso dell’audizione alla Camera sulla riforma delle popolari, aveva spiegato che «le Bcc italiane somigliano abbastanza alle banche cooperative europee, a cominciare dalla presenza di riserve indivisibili. La normativa italiana le mantiene in una condizione vicina allo spirito originario, imponendo vincoli all’espansione territoriale dell’attività e limiti minimi di operatività con i soci. La principale diversità rispetto alle cooperative europee sta in strutture di rete meno integrate e centralizzate, che non sfruttano il vantaggio di appartenere a gruppi».
Il Presidente di FEDERCASSE, il 18 u.s., a margine della riunione del comitato esecutivo dell’ABI, secondo la stampa, ha affermato che le Bcc stanno elaborando una loro riforma, che dovrebbe soprattutto favorire le aggregazioni e le associazioni tra banche, per creare istituti di maggiore dimensione o reti di banche più integrate preservando naturalmente il carattere cooperativo.
Il 17 febbraio, il Presidente di FEDERCASSE , audito dalla Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera dei Deputati, aveva dichiarato «Siamo consapevoli che per reggere al meglio su un mercato sempre più complesso le Bcc debbano mantenere la propria identità, perchè di fatto probabilmente resteranno l’unica componente cooperativa mutualistica nel sistema bancario italiano e, nello stesso tempo, debbano sviluppare un processo accelerato di autoriforma, che potrebbe o meno venire inserito in un ambito legislativo che non è questo, ma che potrebbe essere prossimo».
Il processo di autoriforma, secondo quanto riferito dalla stampa, dovrebbe articolarsi in sette punti:
– vincolo dell’indipendenza del credito cooperativo nel suo complesso da capitali esterni, soprattutto da quelli “impazienti” o speculativi;
— valorizzazione della dimensione qualitativa e territoriale del fare banca mutualistica;
– conferma del posizionamento di player bancario “alternativo” rispetto ai gruppi verticali, nazionali e sovranazionali, quotati e con evidenti necessità di massimizzazione del profitto;
– semplificazione della struttura del network e la eliminazione delle ridondanze che impediscono sia efficienza operativa sia efficacia organizzativa indispensabili per affrontare concorrenti sempre più grandi e dotati di risorse ingenti per gli investimenti, anche in considerazione dell’evoluzione degli stili di “fruizione” dei prodotti e dei servizi bancari/assicurativi;
– l’introduzione di regole e sanzioni nella gestione dell’autonomia della singola Bcc che andrà modulata in funzione della meritevolezza;
– apertura a possibilità di introdurre ulteriori forme e regole di governo societario delle Bcc del network nel suo complesso che prevengano i rischi di conflitti di interesse;
– sviluppo della componente industriale come snodo bancario e organizzativo capace di accrescere la competitività complessiva.
E’ scritto, si direbbe, in “ politichese “.
La stampa interpreta i 7 punti come il preannuncio di una strategia di fusioni accelerate tra Bcc; di ulteriore crescita delle piattaforme centrali di prodotto e di servizio e di un cambio di passo nella “governance” per evitare che agli effetti della crisi si sommino quelli dovuti a casi di azzardo o di cattiva gestione.
Vogliamo capire.
Vedremo e valuteremo presto quali saranno gli orientamenti e le decisioni del Movimento di Credito cooperativo.
Ad oggi constatiamo che, dal 16 gennaio 2015, quando il Presidente del Consiglio annunciò che avrebbe riformato per decreto le popolari e le banche di credito cooperativo, per poi intervenire soltanto sulle Banche popolari, molto si è letto ma FEDERCASSE non pare avere valutato l’opportunità e l’esigenza di informare e coinvolgere il sindacato dei lavoratori.
Mentre le banche ABI dal 2007 al 2013 hanno ridotto gli organici di oltre il 12% ( da 314.000 a circa 280.000 ), le BCC hanno aumentato gli organici, nello stesso periodo, di oltre l’8% ( da 29.000 a 32.000 ), senza contare gli enti e le altre aziende del Movimento, che portano il totale degli occupati a circa 37.000.
Ci sono 37.000 lavoratori, chiamati allo sciopero nazionale di Categoria di lunedì 2 marzo 2015 che attendono il rinnovo dei contratti e ai quali, finora, le uniche risposte sono state: disapplicazione dal 1° aprile 2015; riduzione del costo del lavoro e superamento di istituti contrattuali considerati obsoleti dalla Controparte.
Ci sono 37.000 lavoratori i quali attendono di conoscere quale futuro l’autoriforma del Credito cooperativo riservi per loro, per l’occupazione e per le condizioni di lavoro.
C’è una intera Categoria che richiede insieme al sindacato di conoscere e confrontarsi sul futuro delle BCC e del Movimento di Credito cooperativo.
Aggiornamento del 26 febbraio 2015