Nel pomeriggio di ieri 10 febbraio 2015 si è tenuto l’incontro fra le scriventi OO.SS. aziendali ed il nuovo Direttore Operativo dell’ATNO Alessandro Faienza.
Presenti la Responsabile delle Relazioni Sindacali Fiorella Ferri, il Direttore Operativo uscente Francesco Avino, destinato alle Gestione delle Risorse Umane di Capital Services, ed il Gestore Risorse Umane della DTM Torino Giovanni Cubeddu.
Quali rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori abbiamo denunciato il livello offensivo di pressioni commerciali posto in atto dal responsabile della DTM di Torino Franco Duchini, e delle velate – ma pur sempre oltraggiose – minacce di trasferimenti forzosi fatte circolare ad arte ai colleghi che non garantiscono la “produzione” attesa.
A questo proposito abbiamo stigmatizzato la subalternità del comparto Risorse Umane rispetto alle logiche meramente commerciali, quando il vero problema del nostro istituto deriva dall’assorbimento di capitale derivante dai crediti deteriorati e al quale mancano ancora, come si legge sui giornali, 3.5 miliardi, nonostante tutte le operazioni di taglio dei costi e di personale posti in atto negli ultimi anni dai vertici aziendali.
Abbiamo evidenziato come gli stessi responsabili dell’azienda, che imputano scarsi risultati commerciali ai colleghi, non tengano minimamente conto del disastro avvenuto nel nostro tessuto economico con l’uscita dall’Italia della FIAT e del suo indotto e propongano, come “stimolo” commerciale, improbabili confronti con altre DTM.
È al contrario l’azienda stessa ad aver letteralmente abbandonato il nostro territorio, chiudendo un numero eccezionale di filiali dalle nostre parti e che non ha investito un centesimo né in termini di risorse né in termini di formazione, nonostante lo scorso anno molti di noi siano stati valutati come parzialmente adeguati.
Abbiamo inoltre denunciato le molteplici violazioni in termini di sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro, riferendo che in futuro, dal momento che le funzioni preposte non sembrano essere nelle condizioni di garantire gli standard di legge a colleghi e clienti, faremo in modo che l’azienda trovi le opportune soluzioni direttamente con le autorità competenti.
Vogliamo, e occorre davvero, un altro modello di banca, al paese, alle imprese e alle famiglie.
Ma anche a noi che lavoriamo al Monte Paschi serve un’altra banca.
Queste sono le ragioni che ci hanno permesso di avere un’adesione del 90% allo sciopero del 30 gennaio.
La nostra situazione ci obbliga da questo momento in poi a perseguirle ancora con maggiore forza.
Torino, 11 febbraio 2015