da repubblica.it – MILANO – Banca d’Italia ha deciso il commissariamento della Popolare dell’Etruria e del Lazio, l’istituto di credito vicepresieduto da Pier Luigi Boschi, papà della ministra delle Riforme Maria Elena. Come commissari sarebbero stati scelti Riccardo Sora e Antonio Pironti. La decisione dell’autorità di Palazzo Koch sembra sia stata comunicata mentre è in corso il consiglio di amministrazione della banca per l’approvazione dei numeri del 2014. Il gruppo da tempo era in cerca di un partner finanziario e proprio negli ultimi tempi era balzato agli onori delle cronache finanziarie per la corsa delle azioni sulla scia dell’annuncio della riforma delle Popolari varata dal governo di Matteo Renzi.
Il movimento delle azioni in Borsa ha attirato l’attenzione della Consob, l’autorità che vigila sui mercati, che proprio l’11 febbraio, stesso giorno del commissariamento, ha diffuso un documento dove, tra le altre cose, ricostruisce i punti salienti della tormentata storia di Banca Etruria degli ultimi mesi. A cominciare dal progetto di trasformazione in Spa (società per azioni) deliberato dal consiglio di amministrazione dello scorso agosto e senza dimenticare il necessario “rafforzamento patrimoniale” da realizzarsi “anche mediante l’ingresso di un nuovo partner bancario e investitori istituzionali nella compagine sociale dell’istituto”. Partner che non è stato trovato e che forse si sperava di individuare anche grazie alla riforma delle Popolari, che secondo alcuni osservatori dovrebbe contribuire a favore le aggregazioni tra gli istituti di credito in maggiori difficoltà.
Sta di fatto che Banca Etruria è dovuta andare avanti da sola. In attesa dell’annuncio dei conti del 2014 – che mentre si scrive non è ancora arrivato – gli ultimi numeri ufficiali, relativi ai nove mesi da gennaio a settembre del 2014, tratteggiavano un quadro critico, con una perdita consolidata di 126,1 milioni. La capogruppo Banca Etruria aveva invece chiuso il periodo con un rosso di 138,7 milioni. Sull’ultima riga del bilancio avevano pesato svalutazioni per 217,6 milioni.
All’inizio di febbraio, fa notare ancora il documento diffuso dalla Consob, Banca Etruria, “messa in difficoltà dal forte deterioramento del suo portafoglio crediti, soprattutto a causa della crisi economica, ha dichiarato di essere in trattativa per ridurre a regime il costo del lavoro di 32 milioni”. Questo allo scopo “di rendersi più appetibile nella ricerca del partner bancario di elevato standing come richiesto dalla Banca d’Italia”. Il problema è che la banca presieduta da Lorenzo Rosi, secondo fonti sindacali, farebbe i conti con una percentuale di crediti deteriorati – che dunque fanno fatica a ritornare indietro – superiore alla media di sistema. Così, il 7 febbraio, Banca Etruria e i sindacati hanno raggiunto un accordo sul piano di taglio dei costi che porterà all’uscita di 210 addetti in un quadriennio rispetto alle richieste iniziali che puntavano a 410 addetti. questo a fronte dell’attivazione di un fondo per gli esodi agevolati della durata di quattro anni.