da sole24ore.com – UniCredit centra il target di 2 miliardi di utili e ritocca la cedola, che passa dai 10 centesimi dello scorso anno a 12: si tratterà di nuovo di scrip dividend, e quindi sarà pagato in azioni a meno che il socio chieda la liquidazione cash. Il bilancio approvato questa mattina dal cda presieduto da Giuseppe Vita vede 170 milioni di utili nel quarto trimestre dell’anno, che consentono di portare il risultato dell’intern anno a 2,008 miliardi (dopo la maxi perdita di 13,9 miliardi dello scorso anno dovuta a svalutazioni e rettifiche pre-esame Bce), frutto dei 3,8 miliardi di utile netto della core bank a cui vanno sottratti gli 1,7 miliardi di perdite “fisiologiche” della non core bank, la business unit cui sono affidati gli asset deteriorati. I ricavi si attestano a 22,2 miliardi (-3,5% sul 2013) e i costi scendono del 2,9% a 13,8 miliardi, per un cost/income pari al 61,5%.
«Nel 2014 abbiamo mantenuto gli impegni che avevamo assunto», ha commentato il ceo, Federico Ghizzoni. «Abbiamo sensibilmente aumentato il credito erogato alle famiglie e l’attività di gestione del risparmio, abbiamo sostenuto la crescita delle imprese e accompagnato la loro espansione sui mercati internazionali. Siamo una delle più solide banche commerciali europee e la progressiva attuazione del piano industriale sta dando i suoi risultati: confermiamo le nostre scelte strategiche in un quadro macroeconomico che dà i primi segnali di miglioramento, anche grazie alle azioni annunciate dalla BCE».
Quasi dimezzati gli accantonamenti sui crediti: 754,3 milioni nel quarto trimestre e 2,1 miliardi nell’anno, il 43,2% in meno del 2013. I crediti verso clientela restano sostanzialmente stabili a €423,2 mld (+0,5% sul terzo trimestre 2014): in particolare, in Italia sono 4,6 i miliardi di nuovi prestiti erogati nel quarto trimestre, il 93,4% in più dello stesso periodo 2013; il totale delle nuove erogazioni raggiunge i 13,2 miliardi nell’esercizio 2014 (+64%), un dato superiore ai run-offs (11,1 miliardi), guidati dai mutui residenziali (+111,6%) e dai crediti alle imprese (+104,9%).
Si diceva della non core bank, la bad bank interna del gruppo: al 31 dicembre scorso aveva in pancia 75,2 miliardi di crediti lordi (-10,3 miliardi da dicembre 2013), di cui circa il 25% di crediti in bonis e circa il 75% di crediti deteriorati. Su base annuale i crediti lordi sono diminuiti principalmente grazie alla riduzione delle esposizioni (-2,8 miliardi), alle cessioni di portafogli di crediti deteriorati (-2,5 miliardi) e al passaggio di alcune posizioni in bonis nel perimetro della Core Bank (-3,1 miliardi). Nel quarto trimestre i crediti deteriorati lordi sono sostanzialmente stabili (+0,6% trim/trim, -1,7% a/a) con un più alto coverage ratio al 52,9%. Le sofferenze ammontano a 37,6 miliardi, il coverage ratio sale 62,7%.
«Il turnaround dell’Italia è ampiamente concluso, in tutti i Paesi in cui operiamo assicuriamo un importante sostegno all’economia», ha aggiunto Ghizzoni: la rete commerciale italiana ha chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi (+47% sul 2013), l’Europa dell’Est e la Polonia con 1,4 miliardi.
Per quanto riguarda i ricavi, il margine d’interesse sale 12 miliardi (+3,4%), le commissioni a 7,4 miliardi (+4,3%); scendono i ricavi da trading a 1,57 miliardi (-37,5%). Dal punto di vista patrimoniale, Il Cet1 ratio transitional si attesta al 10,41%2 e quello fully loaded al 10,02%. Il total capital ratio transitional è del 13,63%; al riguardo, «UniCredit ha assunto un approccio conservativo escludendo dai total capital ratio tutti gli strumenti Tier 2 amortising emessi dopo Dicembre 2011 e si è già attivata per l’emissione di strumenti sostitutivi in linea con la regolamentazione CRR», recita una nota diffusa oggi.
Dopo la diffusione dei dati, il titolo a Piazza affari ha toccato una perdita del 3%, dopo alcuni report che hanno valutato non positivamente i conti alle voci utile e capitale.
«Nel 2014 abbiamo mantenuto gli impegni che avevamo assunto», ha commentato il ceo, Federico Ghizzoni. «Abbiamo sensibilmente aumentato il credito erogato alle famiglie e l’attività di gestione del risparmio, abbiamo sostenuto la crescita delle imprese e accompagnato la loro espansione sui mercati internazionali. Siamo una delle più solide banche commerciali europee e la progressiva attuazione del piano industriale sta dando i suoi risultati: confermiamo le nostre scelte strategiche in un quadro macroeconomico che dà i primi segnali di miglioramento, anche grazie alle azioni annunciate dalla BCE».
Quasi dimezzati gli accantonamenti sui crediti: 754,3 milioni nel quarto trimestre e 2,1 miliardi nell’anno, il 43,2% in meno del 2013. I crediti verso clientela restano sostanzialmente stabili a €423,2 mld (+0,5% sul terzo trimestre 2014): in particolare, in Italia sono 4,6 i miliardi di nuovi prestiti erogati nel quarto trimestre, il 93,4% in più dello stesso periodo 2013; il totale delle nuove erogazioni raggiunge i 13,2 miliardi nell’esercizio 2014 (+64%), un dato superiore ai run-offs (11,1 miliardi), guidati dai mutui residenziali (+111,6%) e dai crediti alle imprese (+104,9%).
Si diceva della non core bank, la bad bank interna del gruppo: al 31 dicembre scorso aveva in pancia 75,2 miliardi di crediti lordi (-10,3 miliardi da dicembre 2013), di cui circa il 25% di crediti in bonis e circa il 75% di crediti deteriorati. Su base annuale i crediti lordi sono diminuiti principalmente grazie alla riduzione delle esposizioni (-2,8 miliardi), alle cessioni di portafogli di crediti deteriorati (-2,5 miliardi) e al passaggio di alcune posizioni in bonis nel perimetro della Core Bank (-3,1 miliardi). Nel quarto trimestre i crediti deteriorati lordi sono sostanzialmente stabili (+0,6% trim/trim, -1,7% a/a) con un più alto coverage ratio al 52,9%. Le sofferenze ammontano a 37,6 miliardi, il coverage ratio sale 62,7%.
«Il turnaround dell’Italia è ampiamente concluso, in tutti i Paesi in cui operiamo assicuriamo un importante sostegno all’economia», ha aggiunto Ghizzoni: la rete commerciale italiana ha chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi (+47% sul 2013), l’Europa dell’Est e la Polonia con 1,4 miliardi.
Per quanto riguarda i ricavi, il margine d’interesse sale 12 miliardi (+3,4%), le commissioni a 7,4 miliardi (+4,3%); scendono i ricavi da trading a 1,57 miliardi (-37,5%). Dal punto di vista patrimoniale, Il Cet1 ratio transitional si attesta al 10,41%2 e quello fully loaded al 10,02%. Il total capital ratio transitional è del 13,63%; al riguardo, «UniCredit ha assunto un approccio conservativo escludendo dai total capital ratio tutti gli strumenti Tier 2 amortising emessi dopo Dicembre 2011 e si è già attivata per l’emissione di strumenti sostitutivi in linea con la regolamentazione CRR», recita una nota diffusa oggi.
Dopo la diffusione dei dati, il titolo a Piazza affari ha toccato una perdita del 3%, dopo alcuni report che hanno valutato non positivamente i conti alle voci utile e capitale.
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