Durante la rivoluzione industriale in Gran Bretagna, la lotta per il miglioramento delle condizioni di chi lavorava in fabbrica determinò la nascita delle prime forme di associazione dei lavoratori. Attraverso la lotta sociale le prime associazioni chiesero maggiori salari, riduzione dell’orario lavorativo e tutela del lavoro minorile e femminile.
La nostra condizione di lavoro odierna è quindi il risultato di anni di lotta condotta dai nostri genitori, dai nostri nonni e da chi già agli inizi del 1800 si pose il problema della subordinazione del lavoro rispetto al capitale.
I lavoratori, a volte si disinteressano alle questioni sindacali e delegano la loro “tutela lavorativa” ai Sindacati di categoria. Si affidano a loro.
Quando però il Sindacato viene utilizzato per questioni personali, per saldare conti mai chiusi contro mulini a vento, quando un rappresentate sindacale, dichiarando interesse per il benessere dei lavoratori, utilizza gli strumenti aziendali solo per fare proseliti da conversione, quando lo stesso rappresentate utilizza i suoi scritti sindacali per attaccare colleghi e offendere sperando di ottenerne un tornaconto in termini di iscritti (salvo poi doverne sopportare l’effetto contrario), quando questi si sottrae ad un costruttivo dialogo tra chi ha punti di vista differenti perché tanto ha sempre ragione lui, quando invita gli iscritti di altre sigle a riflettere sulla opportunità di restare ancora con quella sigla perché solo lui sa quello che occorre fare e gli altri non capiscono nulla, quando storpia il nome delle altre sigle ed i nomi dei colleghi attribuendogli soprannomi come solo il miglior Emilio Fede sapeva fare al TG4, quando questi passa il tempo a giocare a fare sindacato mentre noi alziamo il culo dal letto molto presto la mattina per venire a lavoro, quando gli altri rappresentati della sua stessa sigla lo definiscono uno “a cui non occorre dare peso”, quando accade tutto questo ci chiediamo che tipo di rappresentanza sia questa.
Ma se storicamente i sindacati lottano per i lavoratori … cosa c’è di sindacale in tale comportamento?
Solo il voler compiacere il padrone di turno.
Viterbo, 6 febbraio 2015 La segreteria