Il Governo italiano, appena uscito dalla presidenza del semestre UE senza i risultati promessi di una revisione delle politiche di austerità, non ha nemmeno avvertito la necessità di intervenire sulla situazione della Banca Montepaschi, il terzo Gruppo bancario nazionale e quello più penalizzato dagli stress test europei dell’autunno scorso.
Eppure la nostra dovrebbe essere un’azienda di interesse strategico nazionale, indispensabile per la ripresa economica di un sistema Paese fortemente bancocentrico.
Si tratterebbe sostanzialmente di evitare che il buco nero delle aggregazioni finanziarie internazionali inghiotta una grande banca italiana, la più antica del mondo.
Altri Paesi europei, attraverso i loro governi, hanno già percorso questa strada. La Germania, sempre in prima fila a dettare agli altri l’austerità e la supremazia assoluta del mercato, non ha esitato a salvare le sue banche regionali e la grande Commerzbank, come non ha consegnato Opel in mani straniere: appunto, grandi aziende di interesse strategico nazionale. La Francia ha semi-nazionalizzato Peugeot, mentre il Regno Unito ha salvato il proprio sistema bancario con iniezioni di denaro pubblico.
In Italia, il Governo è intervenuto con un decreto per affidare l’Ilva al controllo di un soggetto pubblico, per rimettere in sesto quel che resta della grande siderurgia nazionale, difenderne i livelli occupazionali e poi, in capo a qualche anno, rilanciare l’Azienda a pieno titolo nella competizione internazionale, completamente risanata.
Anche per il Monte, terzo Gruppo bancario nazionale, il Governo italiano dovrebbe, anziché disinteressarsi, intervenire per affrontare il problema sociale costituito dagli inevitabili risvolti occupazionali di eventuali, ma sempre più probabili, future acquisizioni
Al momento l’unica forma di “aiuto” pubblico è stato in realtà un prestito accordato ad un tasso molto elevato, diversamente da quanto messo in campo da altri governi europei – liberisti almeno quanto il nostro –, che sono intervenuti abbondantemente a sostegno del proprio sistema creditizio, come più sopra ricordato.
L’intervento governativo potrà realizzarsi attraverso l’iniziativa del sindacato confederale e, a questo proposito, la novità costituita dalla presenza dei segretari confederali alle nostre manifestazioni, in occasione dello sciopero nazionale dei bancari di venerdì scorso, potrebbe davvero preludere ad un nuovo interesse sulla nostra vicenda.
Prima, il Monte è stato colpito da quella che il Governatore di Bankitalia ha definito la “mala gestio” pregressa, e che ha goduto peraltro dell’assoluta assenza di adeguati processi di vigilanza. Adesso, la strategia degli attuali vertici di un risanamento della Banca attraverso il continuo ricorso al mercato ha scontato prima un aumento di capitale di 5 mld di euro, completamente bruciato nel giro di pochi mesi, ed ora un ulteriore aumento di 2,5 mld di euro, da realizzarsi entro questa primavera, e che però potrebbe non essere sufficiente a causa della eventuale necessità di ulteriori accantonamenti sui crediti deteriorati. Una strategia, perciò, che i fatti hanno dimostrato e stanno dimostrando completamente fallimentare.
Le alternative ci sono: si tratterebbe solo di avere la volontà politica di discuterle e di provare a ragionarne seriamente. Senza demagogia ma anche senza infingimenti.
Milano, 5 febbraio 2015
LE SEGRETERIE