#Kyenge: Megale e Coord. Donne contro il #razzismo, a fianco di Cécile

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Roma, 6 febbraio – “Contro il razzismo, a fianco di Cécile Kyenge”. Così il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, e tutta la categoria dei lavoratori del credito del sindacato di corso d’Italia, commenta la decisione della Giunta per le immunità al Senato la quale, a maggioranza, ha deciso che la frase ‘Quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango’, pronunciata dall’esponente della Lega e vicepresidente di palazzo Madama, Roberto Calderoli, non è istigazione all’odio razziale.

“Non ho parole e sono indignato – commenta -. Con questa decisione si rischia di avallare una cultura e un atteggiamento della Lega, basata sull’istigazione al razzismo. Nell’esprimere la nostra solidarietà, piena e totale, all’ex ministro Cécile Kyenge ricordo che tutta la Fisac e la Cgil sono da sempre impegnati a combattere e a contrastare qualsiasi forma di razzismo”, conclude Megale.

Comunicato del Coordinamento Donne Fisac CGIL

La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, nella seduta di ieri (5 febbraio) ha respinto a maggioranza (con la sola eccezione degli esponenti del M5S) la proposta di autorizzazione a procedere contro il senatore leghista Roberto Calderoli, che nel 2013, durante un comizio della Lega Nord, aveva affermato “quando vedo la Kyenge (allora Ministro per la integrazione del Governo Letta) non posso non pensare ad un orango”.
La Giunta ha deliberato che le parole di Calderoli non costituiscono istigazione all’odio razziale e che lo stesso non è perseguibile, perché in quanto politico le sue parole sono “insindacabili”.

Il Coordinamento donne della Fisac CGIL ritiene che la decisione della Giunta sia gravissima in un Paese democratico e civile: proprio perchè pronunciate da un politico, tali parole razziste, oltrechè vergognose, sono ancora più pericolose ed inaccettabili.

Desideriamo esprimere la nostra piena solidarietà a Cecile Kyenge che viene offesa una seconda volta da tale decisione, come donna e come cittadina di colore, e ci auguriamo che l’Aula del Senato, che dovrà pronunciarsi in merito, riveda tale decisione per ristabilire in questo Paese e nelle istituzioni un livello minimo di civiltà e rispetto.

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