Da Repubblica.it – L’eversione nera voleva uccidere politici “senza scorta” con un’azione simultanea: “dieci, undici, insieme…”. Voleva far saltare le sedi di Equitalia con il personale dentro. E non solo, tra gli obiettivi c’erano anche le stazioni, le prefetture e le questure. Erano questi i piani del gruppo terroristico arrestati questa mattina dai carabinieri del Ros tra L’Aquila, Montesilvano, Chieti, Ascoli Piceno, Milano, Torino, Gorizia, Padova, Udine, La Spezia, Venezia, Napoli, Roma, Varese, Como, Modena, Palermo e Pavia.
Quattordici le persone arrestate, quarantaquattro in tutto gli indagati. A firmare il provvedimento è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, a seguito di una inchiesta portata avanti dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila.
I reati contestati sono associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, associazione finalizzata all’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi nonché tentata rapina. I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa (guidata dal procuratore dell’Aquila Fausto Cardella e dal pubblico ministero Antonietta Picardi) è stata avviata, nel 2013, dal R. O. S. nei confronti di un’associazione clandestina denominata “Avanguardia Ordinovista” che, “richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista “Ordine Nuovo” e ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni ’70, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato”.
In particolare, le indagini documentavano come il gruppo, guidato da Stefano Manni (uno dei leader del gruppo, ex carabiniere) avesse elaborato un piano volto a “minare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti nei confronti di obiettivi istituzionali quali Prefetture, Questure e Uffici di Equitalia e previsto, in un secondo momento, di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito”.
Il gruppo aveva avviato la ricerca di armi per la realizzazione degli scopi eversivi, recuperandone alcune sotterrate dopo l’ultima guerra mondiale, acquistandone altre in Slovenia tramite contatti locali o approvvigionandosi con una rapina, già pianificata, di armi detenute da un collezionista. La rapina è poi stata sventata da uno stratagemma dei carabinieri. “L’associazione eversiva” scrivono i Ros “utilizzava il web, ed in particolare il social network Facebook, come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo comunicazione: uno attraverso un profilo pubblico, dove lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale, in particolare nei confronti delle persone di colore”.
Tra gli indagati anche Rutilio Sermonti, già appartenente al disciolto movimento politico “Ordine Nuovo”, prolifico scrittore e artista è considerato una delle figure più note nel panorama degli intellettuali di estrema destra. Scrivono i Ros: “Sermonti fornisce sostegno ideologico alla struttura avendo inoltre redatto un documento denominato “Statuto della Repubblica dell’Italia Unita” che rappresenta una nuova Costituzione della Repubblica nella quale viene tracciato il nuovo ordine costituzionale della nazione esplicitamente ispirato all’epoca fascista. E incita i sodali del gruppo “all’offensiva””.