Venerdì 12 dicembre 2014 un paese intero ha detto NO alle “riforme” del governo. L’adesione allo sciopero ha avuto un’adesione media del 70% con 54 piazze affollatissime (un totale di più di un milione e mezzo di persone). Nel settore credito un’astensione media del 50% . L’adesione fra i bancari è stata sicuramente influenzata dalla situazione di categoria e dall’ancora troppo bassa percezione che l’attacco al quadro generale normativo esistente non potrà che travolgere la situazione del settore.
Quando si dice che nei nuovi contratti:
· rischia di non esserci più l’articolo 18 in caso di interruzione di lavoro (ad esempio cessione di sportelli o esternalizzazioni)
· saranno possibili licenziamenti illegittimi pagando un minimo indennizzo
· con il demansionamento si intende anche adeguare la retribuzione alla nuova mansione
· è possibile controllare a distanza i lavoratori
· si vuole svuotare completamente l’ impianto normativo del contratto nazionale (peraltro già peggiorabile come successo in MPS)
· si vuole introdurre un salario minimo (molto basso) e approdare a contratti aziendali
Risulta veramente miope e velleitario tentare di difendere il “fortino” solo in categoria come se fossimo banchieri e non bancari.
Detto questo è evidente che ci prepariamo a mettere in campo la mobilitazione in categoria, coerentemente con quanto fatto finora e consapevoli che l’attacco è lo stesso ed i punti in comune sono fin troppo evidenti, ma senza mai dimenticare che solo una lotta complessiva del mondo del lavoro è in grado di garantire qualche chance di vittoria.
E’ doveroso ringraziare la CGIL che è da due mesi in campo contro l’attacco alle regole del lavoro, a partire dalla grande manifestazione del 25 ottobre a Roma, ai tanti scioperi FIOM ed allo sciopero generale.
Ma è ancora più doveroso ringraziare tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno rinunciato ad un giorno di paga per i diritti anche di chi non può scioperare perché disoccupato o semplicemente perché precario.
Da questo coraggio discendono le conquiste di cui ancora oggi beneficiamo. A questo proposito citiamo Giuseppe Di Vittorio.
“È attraverso lo sciopero che i lavoratori – poveri e deboli isolatamente – affermano la propria potenza e l’indispensabilità della loro funzione sociale. In tutti i paesi civili il diritto di sciopero è considerato soprattutto un mezzo di difesa dell’integrità della personalità umana. Il divieto di sciopero, per qualsiasi categoria di lavoratori, è una mutilazione della personalità, è incompatibile col principio della libertà del cittadino e si riallaccia piuttosto a quello del lavoro forzato, che presuppone una condanna.”
Le Rsa di Piemonte e Valle d’Aosta