5 dicembre 2013 – 5 dicembre 2014: un anno dalla morte di Nelson Mandela. La seconda giornata della Conferenza Mondiale delle Donne UNI ricorda Madiba sottolineando quanto abbia creduto e lottato per la libertà delle donne in Sud Africa, attraverso leggi, scuola, emancipazione nel lavoro.
Dal porto si vede Robben Island, l’isola sulla quale c’è il carcere in cui Mandela é stato rinchiuso per 27 anni e che oggi é un museo custodito dal suo compagno di cella. Quanta storia per la conquista della libertà é passata su questa terra!
Questa riflessione ci ricorda come nessun diritto è conquistato per sempre o da soli. I temi di oggi sono:
- parità salariale,
- Libere dalla violenza;
- La salute di genere.
Per la Fisac interviene Cinzia Ongaro sul tema della violenza: emozionata, bravissima, nei 3 minuti concessi per ogni intervento condivide i pensieri delle donne della Fisac…e non solo. Ogni sessione viene presentata da una Campainer, che, dopo gli interventi e la discussione, né presenta la sintesi finale, sottoposta a voto. Alcuni interventi sono particolarmente intensi e personali, fino al racconto di un’esperienza di molestie familiari e della violenza sociale che ne é conseguita, in termini di isolamento e difficoltà di accettazione.
Le donne di UNI non hanno smesso e continueranno a lottare nel mondo, tenendosi unite, per eliminare le diseguaglianze di genere, discriminazioni, disparità salariale e violenza di genere. Affinché ognuna di noi sia libera di vivere lontano dalla paura.
Infine, la conferenza rielegge Denise Mcguire come Presidente di UNI Equal Opportunities e approva le cinque mozioni all’unanimità.
La conferenza mondiale delle donne UNI si conclude con la consegna degli Awards per 4 donne la cui azione negli ultimi 4 anni é stata ritenuta particolarmente significativa.
INTERVENTO CINZIA ONGARO CONGRESSO UNI CAPE TOWN – 5 DICEMBRE 2014
Dear sisters
quattro anni fa a Nagasaky ho avuto il privilegio di sentire la testimonianza delle donne africane sulla violenza, in particolare mi colpì la compagna del Congo, così vivida nel suo drammatico e dignitoso racconto.
Confrontandoci fra compagne italiane ci siamo chieste se le donne vittime di violenza in Italia fossero comparabili con gli orrori ascoltati.
In Italia nel 2013 i femminicidi, noi così li chiamiamo, sono stati 179 con un aumento del 14% sul 2012. Quest’anno sono già state assassinate 97 donne, l’ultima proprio ieri.
La gran parte avvengono in famiglia per gelosia, possesso, invidia economica.
Ci siamo risposte che ogni volta che una donna viene uccisa, stuprata, molestata in qualsiasi parte del mondo, il dolore è lo stesso ed è un crimine che riguarda tutte noi.
LA VIOLENZA CI RIGUARDA ED E’ UNA SCONFITTA PER TUTTI. SEMPRE.
La crisi economica ha rallentato il processo di emancipazione. Infatti violenza ed autonomia economica sono strettamente collegate e si alimentano reciprocamente. Avere accesso agli strumenti economici e culturali consente alle donne più possibilità di sottrarsi alla violenza.
In Italia è recente lo scandalo, denunciato dal sindacato, delle immigrate rumene usate come schiave di giorno nei campi e di notte ricattate sessualmente da chi dà loro lavoro, per poterlo mantenere.
Noi donne sindacaliste abbiamo un ruolo fondamentale, riconosciuto dalla risoluzione dell’ONU, passo avanti importantissimo ottenuto grazie ad Uni.
Ora dobbiamo fare un passo in più: elaborare insieme quali specifiche soluzioni contrattare nelle aziende e nella società a difesa dalla violenza nei luoghi di lavoro e in famiglia.
Dobbiamo fare rete, con l’aiuto di Uni affinchè gli Stati dedichino maggiori risorse ai luoghi di protezione, accoglienza e tutela delle vittime di violenza domestica.
I Governi devono promuovere leggi specifiche .
E noi sindacaliste dobbiamo poter intervenire per diffondere anche nelle scuole, alle ragazze e ai ragazzi, un’educazione di genere e pretendere che anche nei luoghi di lavoro la formazione per entrambe i sessi, abbia capitoli specifici su questo tema.
Dobbiamo insomma poter agire sulla cultura, oltre che sull’economia perchè nessuna donna subisca più violenza.
Masakhane compagne!