Che cos’è il Jobs Act? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Al di là dell’inglesismo alla moda, si tratta della trasposizione in italiano della politica europea contro i salari già realizzata nel decennio scorso in Germania dal governo social-democratico di Gerhard Schröder.
Nella traduzione del governo di centro-sinistra di Matteo Renzi è stato tuttavia omesso di accompagnare alla flessibilità in uscita la rete del welfare alla tedesca.
Come si legge nel provvedimento, infatti, dalla riforma «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Si capisce quindi che la rimodulazione e universalizzazione dell’ASpI (Assicurazione Sociale per l’Impiego), si tradurranno in una spartizione della misera torta tra un numero maggiore di precari, lavoratori licenziati o dichiarati in esubero.
Ma nella legge delega non c’è solo la modifica all’articolo 18, già fortemente ridimensionato dalla legge Fornero nel 2012 con l’introduzione del licenziamento per motivi economici, ampiamente utilizzato dalle aziende, Cattolica compresa.
Alla definitiva soppressione della reintegra, si sostituirà un indennizzo economico legato all’anzianità di servizio, e il “contratto a tutele crescenti” si applicherà non solamente ai neoassunti ma anche a chi cambia lavoro.
Sono previsti anche altri interventi meno pubblicizzati ma con un impatto altrettanto forte, ovvero le previsioni di deroga allo Statuto dei Lavoratori che permetteranno alle imprese:
- la sorveglianza elettronica per controllare a distanza l’attività lavorativa
- il demansionamento, potendo adibire il lavoratore a mansioni inferiori con relativo adeguamento (al ribasso) dello stipendio
Alla sostanza del Jobs Act il governo aggiunge attacchi sprezzanti nei confronti dei sindacati, non solo per certificare all’Europa il proprio decisionismo ma anche per compiacere la platea di padroni e padroncini del Nord da cui attingere sia voti che sostanziosi finanziamenti.
Ma l’attacco qui non è tanto rivolto alle cosiddette burocrazie sindacali, perché il sindacato, al di là delle forme in cui oggi si è incarnato, è un’altra cosa! Dietro il sindacato ci sono le lotte di molti decenni, costate al movimento dei lavoratori grandi sacrifici e persino vite umane.
Questo è il sindacato che noi vogliamo difendere!!
Il Jobs Act è la certificazione dell’esistenza di interessi diversi e contrapposti!
E che quelli che oggi vengono presentati come interessi generali sono gli interessi delle sole organizzazioni padronali.
Per difendere i nostri interessi di lavoratori dipendenti è necessario lottare.
Ecco perché CGIL e UIL hanno proclamato uno sciopero generale cui invitiamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori ad aderire.
SCIOPERO GENERALE
VENERDI’ 12 DICEMBRE 2014