Cop18: iniziata ieri la 18^ Conferenza delle Nazioni Unite sul clima

L’attesa dopo i rinvii di decisioni assunti nelle ultime Conferenze delle Nazioni Unite sul clima, è che finalmente vengano assunti impegni vincolanti per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almento 2.0 gradi Celsius entro il 2020. In caso contrario assisteremo ad un ennesimo fallimento dei negoziati internazionali che deluderà le attese di provvedimenti all’altezza di necessità non più rinviabili.

Dal 2010, l’UNEP ha messo al lavoro scienziati ed esperti che hanno elaborato un Rapporto sul “gap emissioni”. La relazione del 2012 ha fornito aggiornamenti sulle stime globali di emissioni di gas serra, sulla base di una serie di diverse autorevoli fonti scientifiche; la panoramica dei livelli di emissione nazionali, sia 2010, sia con proiezione al 2020, in linea con gli impegni e i vincoli vigenti; la stima del livello delle emissioni globali coerenti con l’obiettivo di riduzione di due gradi nel 2020 e per il 2030 e 2050; l’aggiornamento della valutazione del “divario di emissioni” per il 2020; i limitati progressi compiuti in diverse parti del mondo per ridurre le emissioni.

Ciò premesso, per dire che i Governi dei diversi Paesi del mondo, per sviluppare i negoziati di Doha, dispongono di analisi e informazioni che permettono l’assunzione di decisioni. I dati confermano l’andamento in crescita delle emissioni di gas a effetto serra e del riscaldamento terrestre e confermano come il cambaimento climatico abbia un corso più rapido delle previsioni e come i disastri ambientali mantengano un andamento accellerato in aumento.

La realtà dei cambiamenti climatici si aggiorna continuamente di eventi estremi e di sofferenza. I profughi ambientali sono una realtà che alimenta disperati fenomeni migratori; come le devastazioni provocate dagli uragani, dalle pioggie intense a velocità che, in Paesi dal clima temperato come l’Italia, devastano provocando danni non limitati alle immediate alluvioni con il loro portato di distruzione e morti, ma provocando alterazioni che colpiscono la tenuta dei terreni, la conformazione dei bacini idrici sotterranei e alterano il ciclo delle acque conosciuto.

Questi eventi disastrosi impongono cambiamenti nei sistemi produttivi e dei servizi, nei consumi e negli stili di vita di grande portata e urgenza.
Per questo il passagio ad una economia decarbonizzata comporta l’assunzione da parte dei Governi convenuti a Doha, di impegni vincolanti e condizionanti le diverse economie nella direzione dello sviluppo sostenibile, in coerenza con le dichiarazioni di intenti condivise con la Dichiarazione finale “the future we want” uscita da Rio+20 (Conferenza delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile – Giugno 2012).

Questa indicazione vale anche per il nostro Governo, cui chiediamo di favorire, nel quadro di impegni assunti dall’Unione europea, politiche meno contraddittorie a livello nazionale e, di sostenre a livello internazionale, la ricerca di un accordo multilaterale per l’adozione di azioni di contrasto ai cambiamenti climatici più efficaci di quelle assunte fin’ora, troppo spesso limitate a preannunci di provvedimenti ed esternazioni di preoccupazioni.

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