Si è svolta a Montevideo, il 21 novembre, la Conferenza sui diritti dei migranti ed il ruolo dei sindacati, con la partecipazione dei sindacati della regione del Mercosur e della Confederazione dei Sindacati delle Americhe.
L’iniziativa è stata promossa dall’INCA Area Estero e dal Dipartimento Politiche Globali della CGIL, in occasione dell’assemblea annuale delle sedi INCA del sub continente latinoamericano, per uno scambio di esperienze e per rafforzare la cooperazione tra sindacati e servizi di assistenza.
I dati presentati durante la conferenza parlano chiaro: la migrazione verso l’Europa è in calo, mentre cresce la migrazione tra gli stessi paesi del sub continente e si fa sentire il flusso di rientro sulle dinamiche nazionali, a conferma di come i flussi migratori dipendano direttamente dall’andamento del mercato del lavoro in una dimensione globale, quindi, non più programmabili con politiche locali e nazionali.
Se il flusso di rientro dall’Europa, in particolare dalla Spagna, è in parte mitigato dalla richiesta di mano d’opera specializzata in Brasile, Argentina ed Uruguay, le condizioni di lavoro, il riconoscimento dei diritti e l’integrazione dei migranti in America latina presentano forse, più ombre che luci.
Innanzitutto, non esistendo banche dati aggiornate ed affidabili sul fenomeno migratorio, diventa estremamente difficile poter elaborare analisi e monitorare le dinamiche dentro il sub continente.
I sindacati locali non sono attrezzati per svolgere un’azione di tutela e di assistenza dei diritti dei lavoratori immigrati, privi di esperienze, in quanto cresciuti in un contesto di emigrazione, e senza poter contare su legislazioni adeguate, se si fa eccezione per l’Argentina che gode di una legge definita molto progressista, ma non applicata.
Per la CSA (struttura regionale della Confederazione Internazionale dei Sindacati), la migrazione è vissuta come la negazione del diritto allo sviluppo, per poi dichiarare la necessità di garantire uguali diritti ai lavoratori ed alle lavoratrici costrette ad emigrare, puntando il dito sulle discriminazioni che i migranti subiscono nei paesi di accoglienza in Europa ed in Nord America.
Ma il fenomeno è oramai esteso alla migrazione “sud – sud”, tra gli stessi paesi latinoamericani, dove si riproducono gli stessi fenomeni di sfruttamento, di violazione dei diritti umani fondamentali, di emarginazione e di dumping sociale.
Mancando legislazioni adeguate e progressiste, in presenza di forti contraddizioni e disuguaglianze tra paesi confinanti, come è il caso del Brasile con i paesi andini ed il Paraguay, si creano ampie sacche di lavoro nero, nelle piantagioni, nell’industria estrattiva, nel tessile e nel lavoro domestico.
Dalla Conferenza esce una richiesta di cooperazione che il sistema INCA CGIL può fornire, mettendo a disposizione la propria rete di uffici e di personale presenti in Argentina, Brasile, Uruguay, Cile, Perù, Venezuela, ipotizzando una nuova strategia di collaborazione sindacale in grado di intercettare i nuovi migranti di rientro dall’Europa nei propri paesi di origine ed i tanti discendenti dei vecchi migranti italiani che potrebbero usufruire dei servizi del patronato per vedere garantiti i propri diritti.
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