La BCE sospinge la ristrutturazione
L’esito sul cosiddetto “comprehensive assessment” emesso dalla BCE spingerà verso un’ulteriore ripulitura dei bilanci per diversi istituti di credito, ma forse anche a chiusure e aggregazioni.
Secondo i dati al 31/12/2013, sono in tutto 25 su 130 le banche europee che non hanno superato le soglie della BCE, e che dovranno presentare un piano di rientro entro il 10 novembre.
Delle 9 banche italiane coinvolte, 5 hanno già presentato aumenti di capitale entro il 30 giugno e sono state, per così dire “promosse a settembre” (Veneto Banca, Banco Popolare, Credito Valtellinese, Popolare Sondrio, Popolare Emilia Romagna), mentre 2 (Pop Vicenza e BPM) hanno avuto il riconoscimento da Bankitalia di correzioni supplementari rispetto agli aumenti di capitale, soggette a convalida BCE nelle prossime 2 settimane. Disco rosso invece in Italia per MPS e Carige, con carenze di capitale per quasi 3 miliardi di euro, che dovranno riportarsi sopra i valori richiesti con operazioni da realizzarsi entro 9 mesi.
Landesbank, Popolari e Cajas
La crisi ha colpito le Landesbank, gli istituti pubblici controllati dai Land che hanno il 70% del mercato e il 20% dei prestiti alle imprese. Dal 2009 hanno perso il 40% e secondo Mediobanca per le maggiori sei c’è necessità di nuovi capitali. Hanno passato l’esame BCE solo di misura e solo grazie alle garanzie statali. In Italia le banche popolari risentono della crisi delle piccole e medie imprese, accusando bilanci appesantiti da crescenti sofferenze. C’è chi invoca riforme che consentano aggregazioni e l’ingresso di nuovi azionisti. Proprio le Popolari italiane rientrano tra le “promosse a settembre” che dovranno chiedere la convalida a BCE e Bankitalia degli aumenti di capitale già fatti e altre misure come dismissioni di attivi e utili non distribuiti.
Le Cajas spagnole, nonostante la ristrutturazione di questi ultimi 4 anni, con una riduzione da 43 a 14, gli aiuti pubblici e la costituzione di una bad bank, vedono i loro crediti dubbi saliti nel 2013 al 14% del totale, contro la media UE del 3,6%.
Ma sotto la lente BCE ci sono anche le sovrapposizioni territoriali, al punto che CorrierEconomia cita il caso di un componente olandese di una delle tante commissioni di Francoforte che contestò alla prima seduta un errore nella composizione delle liste delle banche italiane, incredulo di come un territorio come la Valtellina fosse in grado di generare due distinte realtà bancarie di livello nazionale…
Una coalizione sindacale europea
Una delle strade che il processo di consolidamento del sistema bancario intraprenderà a breve sarà quello delle concentrazioni, specie nel mondo delle popolari europee.
L’Europa potenza, nel suo processo di unificazione europea, anche a livello bancario, sa già a chi far pa-gare il prezzo di tutto questo: il lavoratore europeo, specie chi lavora nelle banche. Lo vediamo anche nella “loro politica” sulle riforme del mercato del lavoro, fatte di incertezza e precarietà. Lo vediamo con l’attacco al CCNL, tra deleghe, deroghe e spinte crescenti verso la contrattazione aziendale.
Conoscere il processo reale che stiamo vivendo ci permette di liberarci dalle illusioni di un’Europa pacificata e pacificatrice, un‘Europa dove siamo tutti sulla stessa barca, quella di un supposto interesse comune. Ci sono invece due insiemi con interessi diversi, l’Europa del capitale e quella del lavoro. Se l’Europa del capitale si sta unificando altrettanto dovrà fare quella del lavoro, sviluppando la coalizione sindacale a livello quantomeno europeo.
Segreteria Organo Coordinamento Fisac-Cgil
Gruppo bancario Credito Valtellinese
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