Dalla testimonianza di Nicola Pondrano, storico sindacalista Cgil alla Eternit di Casale Monferrato, al processo per le morti da amianto:
“….quando arrivai nello stabilimento avevo 24 anni. La prima cosa che mi colpì furono i manifesti appesi in bacheca dei colleghi morti. Erano tanti e il sindacato offriva una corona di fiori per esprimere il suo cordoglio….La polvere la si vedeva a occhio nudo…e noi lo sapevamo che polvere era, o di cemento o di amianto…In quegli anni però, con l’adozione nel 1971 dello Statuto dei lavoratori, a Casale come in tutta Italia, nasceva ‘una nuova coscienza della salute dei salariati’, che permise di avviare campagne di sensibilizzazione, l’introduzione dei primi libretti sanitari e la registrazione dei dati ambientali….”
Già, lo Statuto dei lavoratori. Quello che dice, all’articolo 18, che nessuno può essere licenziato senza motivo. E se il motivo addotto dal datore di lavoro è ingiustificato (falso, inconsistente, pretestuoso, irrilevante ecc.ecc.), più correttamente se un Magistrato – non il primo che passa – ritiene ingiustificato il motivo del licenziamento, allora si dirà che quel lavoratore ha subito un ingiusto danno, tale da ledere la sua dignità e la sua fonte di sussistenza. E tale danno andrà rimediato ristabilendo tale dignità e tale fonte di sussistenza, vale a dire reintegrando nel posto di lavoro chi ne era stato illegittimamente allontanato.
Questo vuol dire, semplicemente, che chi fa il proprio dovere può stare tranquillo. E può chiedere quello che gli spetta: un giusto salario, il pagamento dello straordinario, il grado/livello che la sua mansione prevede. Più importante di tutto: se ritiene che la sua salute sia in pericolo, può chiedere che si prendano provvedimenti per tutelarla. Che si tratti di filtri, mascherine, caschi di protezione o strumentazione antirapina. Che si tratti di studiare un’organizzazione del lavoro più umana e che non faccia ammalare le persone.
Si può chiedere quanto è dovuto, perché si ha la consapevolezza che il datore di lavoro non può licenziare per rappresaglia, in quanto il Giudice gli darebbe torto. Non può rispondere alla richieste sulla salute e la sicurezza, dicendo: “Se ti va bene è così, altrimenti quella è la porta”.
In questo mese di Ottobre, il giorno 7, è stata celebrata la Giornata Mondiale per il Lavoro Dignitoso.
Sempre a Ottobre, il giorno 25 a Roma in Piazza San Giovanni, la Cgil ha indetto una manifestazione nazionale proprio per la dignità del lavoro. Chi ha cuore la salute di chi lavora, saprà cosa deve fare.
E diciamo alle Istituzioni che non si possono piangere le vittime dei troppi incidenti e malattie professionali, e rendere i superstiti più deboli e con meno strumenti per difendersi. Altrimenti, diremo che le loro sono lacrime di coccodrillo.
N.B.: Nicola Pondrano, che citiamo all’inizio, è oggi Presidente del Fondo Vittime Amianto di Casale Monferrato. Aggiungiamo che per il 19 novembre è prevista la sentenza di Cassazione del processo Eternit.
A cura del Dipartimento Salute e Sicurezza Fisac Torino e Piemonte
Ottobre 2014
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“….quando arrivai nello stabilimento avevo 24 anni. La prima cosa che mi colpì furono i manifesti appesi in bacheca dei colleghi morti. Erano tanti e il sindacato offriva una corona di fiori per esprimere il suo cordoglio….La polvere la si vedeva a occhio nudo…e noi lo sapevamo che polvere era, o di cemento o di amianto…In quegli anni però, con l’adozione nel 1971 dello Statuto dei lavoratori, a Casale come in tutta Italia, nasceva ‘una nuova coscienza della salute dei salariati’, che permise di avviare campagne di sensibilizzazione, l’introduzione dei primi libretti sanitari e la registrazione dei dati ambientali….”
Già, lo Statuto dei lavoratori. Quello che dice, all’articolo 18, che nessuno può essere licenziato senza motivo. E se il motivo addotto dal datore di lavoro è ingiustificato (falso, inconsistente, pretestuoso, irrilevante ecc.ecc.), più correttamente se un Magistrato – non il primo che passa – ritiene ingiustificato il motivo del licenziamento, allora si dirà che quel lavoratore ha subito un ingiusto danno, tale da ledere la sua dignità e la sua fonte di sussistenza. E tale danno andrà rimediato ristabilendo tale dignità e tale fonte di sussistenza, vale a dire reintegrando nel posto di lavoro chi ne era stato illegittimamente allontanato.
Questo vuol dire, semplicemente, che chi fa il proprio dovere può stare tranquillo. E può chiedere quello che gli spetta: un giusto salario, il pagamento dello straordinario, il grado/livello che la sua mansione prevede. Più importante di tutto: se ritiene che la sua salute sia in pericolo, può chiedere che si prendano provvedimenti per tutelarla. Che si tratti di filtri, mascherine, caschi di protezione o strumentazione antirapina. Che si tratti di studiare un’organizzazione del lavoro più umana e che non faccia ammalare le persone.
Si può chiedere quanto è dovuto, perché si ha la consapevolezza che il datore di lavoro non può licenziare per rappresaglia, in quanto il Giudice gli darebbe torto. Non può rispondere alla richieste sulla salute e la sicurezza, dicendo: “Se ti va bene è così, altrimenti quella è la porta”.
In questo mese di Ottobre, il giorno 7, è stata celebrata la Giornata Mondiale per il Lavoro Dignitoso.
Sempre a Ottobre, il giorno 25 a Roma in Piazza San Giovanni, la Cgil ha indetto una manifestazione nazionale proprio per la dignità del lavoro. Chi ha cuore la salute di chi lavora, saprà cosa deve fare.
E diciamo alle Istituzioni che non si possono piangere le vittime dei troppi incidenti e malattie professionali, e rendere i superstiti più deboli e con meno strumenti per difendersi. Altrimenti, diremo che le loro sono lacrime di coccodrillo.
N.B.: Nicola Pondrano, che citiamo all’inizio, è oggi Presidente del Fondo Vittime Amianto di Casale Monferrato. Aggiungiamo che per il 19 novembre è prevista la sentenza di Cassazione del processo Eternit.
A cura del Dipartimento Salute e Sicurezza Fisac Torino e Piemonte
Ottobre 2014
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