Megale: Presentazione alla Stampa del libro “POVERI SALARI”

Agostino Megale, Presidente dell’ISRF LAB e Segretario Generale della Fisac Cgil ha presentato con Graziano Gorla Segretario Generale della Camera del Lavoro di Milano, Eliano Omar Lodesani Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo e Antonio Panzeri Europarlamentare PD il libro “Poveri salari”.
I contratti nazionali hanno difeso il salario dall’inflazione ma il peso fiscale e la bassa produttività hanno portato i salari netti ad accumulare una perdita netta. Il reddito disponibile familiare tra il 2000 e il 2013 registra una perdita di circa 8.312€ per le famiglie di lavoratori, a fronte di un guadagno di 3.142€ per professionisti e imprenditori.
Analizzando gli anni della crisi si evidenzia come nei quattro anni 2010-2013 l’inflazione effettiva è pari al 9,1%, le retribuzioni contrattuali al 6,9% che al netto delle tasse si riducono al 6% con una perdita del -3,1%. Molto bene la riduzione fiscale degli 80€. Le previsioni per il 2014 valutato l’effetto combinato tra il rischio deflazione, con un inflazione dello 0,3% a fine anno che vedrà la crescita delle retribuzioni contrattuali dello 1,6% con l’effetto degli 80€ di minori tasse decisa dal Governo per 10milioni di lavoratori sotto i 1.500€ per il secondo semestre vedrà le retribuzioni nette con un segno + dello 2,6%.
Per avere un effetto positivo sui consumi e sulla domanda interna vanno confermati nel 2015 estendendo la platea dei lavoratori dipendenti ed allargandolo ai pensionati.
Megale ha sottolineato nella sua presentazione l’importanza della questione salariale, ricordando che la Cgil, sin dai primi anni duemila, ha reso evidente “le difficoltà dei salari” dei lavoratori dipendenti. Secondo gli studi fatti dall’ISRF LAB le retribuzioni nette di fatto si attestano mediamente a 1.327€ netti al mese. Mentre un lavoratore tedesco guadagna in media 6.000€ in più di un italiano. Ancora peggio andrebbe ai giovani. Nello studio, afferma Megale, denunciamo che rispetto ad un giovane degli anni 70 che guadagnava mediamente il 10% in più della media nazionale un giovane negli anni della crisi guadagna il 12% in meno.
Ma c’è anche una questione fiscale. Nel libro Poveri salari abbiamo anche riportato un dato, ricorda Megale, rispetto al peso del fisco sui salari. Abbiamo calcolato che se la pressione fiscale sui redditi da lavoro fosse rimasta quella del 1980 il salario netto mensile sarebbe stato pari, mediamente, a 1.616€invece di 1.327€. Quindi, una perdita di circa 290€al mese in media pari a circa 3.500 euro di tasse in più pagate dai lavoratori ogni anno.
Il problema di fondo della nostra economia è la contrazione degli investimenti, sia pubblici che privati. Mentre lo Stato, dice Megale, si trova a fare i conti con i vincoli di bilancio le banche riducono di 63 miliardi di euro dal 2011 il credito concesso a famiglie e imprese.
La riduzione del potere d’acquisto da un lato e la contrazione degli investimenti dall’altro sono le principali cause della contrazione del PIL. La crisi dell’economia italiana è strutturale e non solo congiunturale. Negli ultimi sei anni abbiamo perso quasi 10 punti percentuali di PIL ma già negli anni 80 e 90 crescevamo meno della media dei paesi europei.
Ad aggravare la situazione è la crescente diseguaglianza tra classi sociali. Mentre il mondo del lavoro s’impoverisce i manager continuano ad arricchirsi. Nel libro riportiamo un dato, dice Megale, sui compensi dei top manager delle prime 50 società quotate a piazza affari. Nel 2013 hanno percepito, in media, quanto un lavoratore dipendente in oltre due secoli. La diseguaglianza è un’altra delle cause che frena la nostra economia.

Per questo chiudere i contratti ancora aperti, che coinvolgono attualmente 8 milioni di persone, nei tempi giusti è una priorità. E lo è il superamento del blocco del pubblico impiego che tra il 2010 e nel caso fosse confermato anche per il 2016 ridurrà in media di 5.000 euro il potere d’acquisto dei lavoratori del pubblico impiego. E se l’Abi pensa di imitare il Governo con il blocco contrattuale troverà l’opposizione di tutto il sindacato .
Non c’è dubbio, aggiunge Megale, che abbiamo un problema di produttività che caratterizza il nostro sistema produttivo. Rispetto alla Germania scontiamo un differenziale di oltre 25 punti percentuali accumulato negli ultimi 15 anni. Intervenire per favorire la crescita dimensionale d’impresa e per questa via la produttività è vitale per il Paese.
Concludendo la presentazione, Megale propone un’azione del sindacato unitario nell’ambito di una alleanza con le forze migliori del paese per affrontare i nodi della crisi. Per questo servirebbe un tavolo di confronto con il Governo. Nel ‘93 con il governo Ciampi s’è realizzato il grande patto per l’Europa. Oggi come ieri servirebbe, lo si chiami come si preferisce: un patto, un’alleanza, un tavolo di confronto comunque un luogo per confrontarsi tra tutte le forze dell’innovazione e del cambiamento: i produttori rappresentati dalle parti sociali, la buona finanza, l’università e il mondo della ricerca e il Governo per un progetto condiviso su crescita, occupazione e uguaglianza.
Per la crescita Megale propone:
• 215 miliardi di euro per gli investimenti da: Fondi pensione; Cassa depositi e prestiti; Assicurazioni; Liquidità BCE; credito bancario a imprese e famiglie;
Per l’eguaglianza:
• Riforma fiscale
• Tracciabilità
• Tassazione del gioco d’azzardo
• Patrimoniale
• Rinnovare tutti i contratti e superare il blocco del pubblico impiego
Per l’occupazione:
• Piano straordinario per la buona occupazione
• Solidarietà e Part time giovani anziani
• Crescita dimensionale d’impresa per la crescita della produttività e competitività
Per l’innovazione:
• Contratti nazionali snelli, salario e inflazione. Diritti universali e linee guida
• I salari devono crescere con la produttività
• Ridurre il numero di contratti da 416 a 40
• Applicazione dell’art. 46 della Costituzione

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