Rsa Roma e Provincia: L’estate sta finendo… La pazienza pure

By: carminesposito – All Rights Reserved

Ebbene si, come da pronostico, alcune settimane fa, è stata presentata da parte del top management (ormai possiamo dire che è forte il sospetto che l’aggettivo top sia riferibile solo alle retribuzioni, dato che se dovessimo misurare gli aggettivi sui risultati bisognerebbe coniare il termine low management…) la D E C I M A trimestrale negativa dall’avvento di lor signori (ormai andiamo per i 3 anni…), e siamo in trepidante attesa dell’UNDICESIMA che tutti speriamo essere in contro tendenza rispetto le precedenti (chi visse sperando…).
Non ci interessa qui analizzare il bilancio della banca, non ne abbiamo la voglia ancor prima che le competenze.
Tuttavia ci pare interessante riflettere su ciò che è avvenuto e sta ancora avvenendo nella nostra azienda, dove il malcontento e lo sconforto sono predominanti.
Assistiamo continuamente e pervicacemente a sistemi di controllo e pressione al limite del lecito (a volte sospettiamo anche ben oltre il lecito) messi in atto nel nome di un presunto metodo commerciale basato sui così detti “atti di vendita”, entità astratte non menzionate in alcun documento aziendale, create probabilmente col solo scopo di togliere il sonno ai Lavoratori. Risuonano infatti minacciose e continue nelle orecchie di tutti, come malefici mantra, le parole d’ordine del momento: obbligatoriamente, inderogabilmente, inevitabilmente atti di vendita, atti di vendita ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. La domanda però sorge spontanea: e se non ne faccio abbastanza?! E se non riesco ad arrivare ai numeri richiesti?! Cosa mi aspetta?? La gogna? Il pubblico ludibrio?? Forse l’esilio chissà.. viviamo in un Paese in cui vige (fortunatamente) il principio della certezza della pena, dunque vorranno i nostri low managers illustrare ai Lavoratori quali sanzioni li attendono se contravvengono al sacro principio dell’atto di vendita! I Lavoratori sono in grave sofferenza rispetto a questo insano modo di operare e i managers che ammininistrano questa banca non possono far finta di niente di fronte ad un numero sempre crescente di colleghi che cominciano a soccombere somatizzando le pressioni e le mortificazioni quotidiane del proprio lavoro, su di sé “ammalandosi di budget”. Inoltre sempre più spesso accade che, a fronte di richieste sempre più incalzanti e spesso in contraddizione tra loro, qualcuno venga indotto (a volte anche con messaggi più o meno espliciti da parte dei DTM o dei Coordinatori commerciali) ad imboccare scorciatoie che risolvono nell’immediato il problema del “numeretto” che tanto piace ai low managers, esponendo tuttavia i lavoratori coinvolti a rischi operativi molto gravi e fin troppo sottovalutati.
Assistiamo sempre più spesso a FILIALI LASCIATE SCOPERTE, SENZA LA PRESENZA DI NESSUN QUADRO DIRETTIVO, in quanto i titolari, o in assenza i sostituti, sono convocati, di solito alla fine del mese (alla faccia della sicurezza..), per partecipare alle così dette “riunioni di demoltiplica” nelle quali si illustrano i magnifici piani commerciali previsti dal progetto “Regata”, che fa pensare sempre meno ad una barca a vela, e sempre più ad un’automobile prodotta, con scarsa fortuna, alcuni anni fa. Ci domandiamo, ma se in assenza dei responsabili delle strutture avvenisse qualche “inconveniente”, chi se la dovrebbe assumere la responsabilità? O più semplicemente, se l’ODS avesse necessità di un visto su un comune prelievo di cassa, come si dovrebbe procedere??
Sempre nell’ambito delle brillanti e rivoluzionarie politiche messe in atto dai nostri gloriosi low managers ci troviamo di fronte ad un’azienda che presume di risollevarsi con la sola politica dei tagli lineari, come insegna da ultima la vicenda dell’installazione delle così dette “TARM”. Il primo effetto che ha portato con se’ è stata l’abolizione della vigilanza armata nelle filiali interessate, il secondo torme di clienti inferociti che non riuscivano ad entrare a causa di protesi, chiodi e stampelle nonché mancanza di cassette dove poter riporre gli oggetti personali, il terzo infine i sacrificio di almeno un collega per ogni filiale che si è accollato il compito di fare da guardia/portiere. Non volendo passare sempre per quelli contrari al progresso siamo rimasti in attesa di vedere come l’azienda intendesse procedere per ovviare a questi inconvenienti. Ebbene, nelle filiali dove i nuovi sistemi sono stati installati la soluzione è stata “ARRANGIATEVI”! Ma qualcuno lassù agli alti vertici aveva pensato al fatto che, soprattutto sulle filiali grandi, che sono le pilota del progetto, anche volendo i colleghi non sono in grado di gestire l’afflusso del pubblico?? Vuoi perché magari sono impegnati a fare 100 e più operazioni di cassa al giorno, vuoi perché neanche il più fisionomista è in grado di conoscere tutti i clienti, quando addirittura la visuale delle bussole dalle postazioni di lavoro è oggettivamente impossibile!
Qualcuno ha riflettuto rispetto al fatto che, dovendo i clienti depositare gli oggetti che fanno scattare il metal detector (A PROPOSITO, SCONSIGLIAMO FERMAMENTE DI DISATTIVARE I METAL. NON ASSUMIAMOCI RESPONSABILITA’ CHE NON CI COMPETONO!!!), nelle filiali coinvolte le cassettine porta-oggetti siano in numero assolutamente insufficiente per servire i clienti?
Qualcuno ha considerato l’effettiva deterrenza degli apparecchi, dato che risulta che in una delle filiali dove erano state installate le “TARM” e la videosorveglianza, è stato fatto un tentativo di rapina con il buco, fortunatamente sventata grazie alla solerzia della (fu) guardia armata? A proposito di ciò ci domandiamo se, per la sicurezza di tutti, non fosse più logico e costruttivo aprire un confronto con le OO.SS. sul tema, anziché agire sempre unilateralmente presumendo di avere la verità in tasca… Inoltre qualcuno ha considerato l’aggravio di lavoro subito da chi è demandato a gestire la consolle dei comandi delle porte (di norma gli ODS)?
Senza contare che alcune ‘fortunate’ filiali, hanno ricevuto, come alternativa dovuta ad oggettivi problemi di spazio, la sorella povera delle TARM, la Roller Cash! Questo oscuro marchingegno di dubbia utilità, non a giudizio nostro ma a quello di altri istituti bancari che l’hanno dapprima adottata e poi abbandonata, non è altro che un mezzo forte privo di intelligenza e che espone l’operatore di cassa ad una serie di rischi operativi prima non presenti, come ad esempio la quasi impossibilità di fare un controllo di cassa intra-giornaliero.
L’ultima considerazione, non in ordine di importanza, è: come può essere credibile un’azienda che dice ai propri Lavoratori che il sistema valutativo non è altro che un modo per individuare le lacune professionali ed avviare un adeguato percorso formativo (concetto enunciato al momento dei colloqui di feedback, e ribadito con forza ai colleghi che hanno fatto ricorso contro la valutazione!) del tutto slegato dalla “pecunia”; salvo poi smentirsi da sola elaborando un sistema incentivante, nemmeno legato (sarebbe riduttivo), ma BASATO sulle valutazioni? La risposta è facile da intuire.
Dopo tutto questo, e qui torniamo alla questione, sorge spontanea una domanda: ci stanno spremendo con la produzione commerciale (e con noi i clienti..) a tal punto che qualcuno ci sta rimettendo la salute fisica e mentale; ci stanno mettendo le mani in tasca con la solidarietà e la sterilizzazione del TFR; hanno esternalizzato centinaia di colleghi mettendone a rischio il posto di lavoro; hanno fatto ricorso agli esodi incentivati; hanno tagliato sulle pulizie rendendo gli uffici quasi inservibili; NONOSTANTE QUESTO NON SI E’ RAGGIUNTO ALCUN RISULTATO APPREZZABILE
MA TUTTO QUESTO, A COSA (O A CHI..) SERVE???
Roma, 9 settembre 2014    La Segreteria

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