Abbandonati. Si sentono così i lavoratori sardi che da mesi sono costretti tutti i giorni a fare i conti con la carenza di personale provocata dalla inefficacia delle funzioni aziendali che rischiano di mettere a repentaglio la regolare applicazione della normativa e del piano industriale.
Da troppo tempo ormai lamentiamo gravissimi problemi di organico che rendono impossibile la normale operatività, ponendo di fatto la Sardegna al di fuori dell’ambito di un corretto svolgimento delle mansioni per i lavoratori e al di fuori di una corretta applicazione del progetto regata, in tutte le sue articolazioni di segmento.
Potrebbe spiegare l’azienda come è possibile fare riunioni di demoltiplica quando una filiale per diversi mesi ha un organico presente in filiale di una risorsa (UNA RISORSA), potrebbe spiegare come è possibile seguire i ritmi previsti dai progetti e dal piano industriale quando un unico lavoratore ogni giorno deve aprire cassa, gestire gli sconfinamenti giornalieri, gestire l’operatività commerciale, gestire il post vendita, compilare i form per la reportistica, eseguire i contatti commerciali, e magari inserire anche qualche pratica per fidi o per mutui.
Potrebbe l’azienda spiegare il senso – anche in un ottica di riduzione degli sprechi – delle missioni estemporanee a Nuoro, come a Tempio o in altre sedi, dei segment, dei coordinatori commerciali o dei gestori PMI, impegnati in trasferte di centinaia di km, fisicamente presenti all’interno dei locali della banca solo ed esclusivamente per rispettare gli standard minimi di sicurezza in termini di numero di lavoratori (2) presenti nei locali, ma al di fuori del perimetro operativo della filiale stessa.
Tali trasferte sui generis, oltre a comportare costi per l’azienda, evidenziano come le funzioni aziendali siano ben consapevoli del fatto che da tempo nell’Isola mancano le condizioni minime per applicare i processi organizzativi e commerciali decisi dall’azienda.
Rispetto all’intensità con la quale viene promosso il rilancio della banca, in Sardegna siamo nei fatti davanti a una “finta” applicazione del progetto regata, considerato che lo spostamento costante e disordinato dei lavoratori da una linea all’altra – da small business a family-affluent, per esempio – e da una filiale all’altra è una pratica che diventa sempre più comune, impedendo il presidio delle linee e l’attività di esecuzione contatti, seguimento e reportistica prevista dallo stesso progetto regata.
Contestualmente la carenza di personale rende ancora più rischioso il già difficile ambito del credito: spostati da una linea all’altra, caricati di adempimenti relativi ad altri segmenti e ad altri ruoli, i lavoratori delle filiali sarde, a causa dell’assenza di personale, rischiano di pagare cara l’attuale condizione in termini di serenità e scrupolosità di giudizio nell’inserimento, nella valutazione e nella predisposizione delle proposte. Questa situazione aumenta così la possibilità di incappare in quel cattivo credito che reca con sé ben noti effetti negativi anche già sul medio periodo, sia per i conti dell’azienda che rispetto alla responsabilità dei singoli lavoratori davanti alla correttezza delle valutazioni relative alle pratiche inserite.
Ciononostante la DTM Sardegna continua a presentare conti in attivo: piacerebbe a tutti dire che tali risultati vengono ottenuti grazie al supporto delle funzioni aziendali, ma purtroppo la verità è che tali risultati giungono – grazie al sacrificio dei lavoratori dell’Isola – nonostante il mancato supporto delle funzioni aziendali preposte. Su tali argomenti è bene che l’azienda promuova quanto prima un incontro tra responsabili DTM e OOSS, di modo che ci siano impegni precisi e formali rispetto al presente e al futuro dell’organico dei lavoratori Monte Paschi sull’Isola.
“Amicus Plato, sed magis amica veritas” (Aristotele)
Cagliari, 18 luglio 2014