Abbiamo alle spalle un 2013, anche se quantitativamente e qualitativamente diverso dall’anno precedente, che possiamo considerare ancora di recessione. Come si notava nel precedente “Focus” nell’ultimo periodo dell’anno c’erano ancora nuvole ma anche qualche spiraglio di sole.
I primi segnali del 2014 che presentiamo in questo numero ci dicono che molto probabilmente, anche quest’anno sarà un anno di crescita zero e che bisognerà rimandare al 2015 le nostre aspettative di ripresa. Infatti i dati sul mercato del lavoro, nel primo trimestre dell’anno, segnalano un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione che passa dal 9,7% all’11% ed anche un aumento consistente delle persone in cerca di lavoro.
Si conferma invece in positivo la dinamica già emersa alla fine del 2013 degli occupati, che fanno registrare nel primo trimestre di quest’anno 25.000 occupati in più con un andamento nettamente migliore di quello nazionale. Tale incremento, ed è ulteriore elemento di ottimismo, è essenzialmente dovuto all’aumento del lavoro dipendente dell’industria in senso stretto.
Anche la Cassa Integrazione, nei primi cinque mesi del 2014, mostra piccoli segnali di rallentamento con una diminuzione del – 5,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Naturalmente su questo dato influisce la drastica riduzione della Cassa in Deroga, i cui dati non sono riferiti alle domande presentate, ma a quelle autorizzate sulla base delle risorse disponibili.
Occorre inoltre segnalare che continua ad incrementarsi significativamente l’uso degli ammortizzatori nel settore del commercio per la consistente riduzione dei consumi.
Anche gli avviamenti al lavoro alla fine del 2013 risultano leggermente inferiori (- 16.000) dell’anno precedente. Occorre segnalare positivamente il recupero di alcune tipologie di lavoro dipendente, come il lavoro somministrato (+ 29%) i contratti a tempo determinato (+ 2,1%) ed anche i contratti a tempo indeterminato (+ 0,3%). La contrazione degli avviamenti riguarda soprattutto forme di lavoro “no standard” come lavoro intermittente (- 48,9%), lavoro a progetto (-20,7%), lavoro domestico (-19,5%) e associazioni in partecipazione (-13,3%).
I dati sulla produzione industriale ci offrono uno sguardo impietoso sulla crisi. Nell’ultima parte dell’anno l’indice della produzione è tornato a scendere rispetto al trimestre precedente, invertendo una tendenza al miglioramento che si era manifestata nei primi tre trimestri dell’anno.
La situazione regionale è fotografata nitidamente dall’andamento cumulato dell’indice della produzione industriale, che fatto cento prima
della crisi (2007) oggi si colloca ad 81,5, 20 punti in meno rispetto all’inizio della crisi. Anche le variazioni annuali nelle singole province evidenziano il regresso prodotto dalla crisi e dove questa ha inciso in maniera davvero impressionante.
Non sono di conforto nemmeno i dati sulla dinamica imprenditoriale regionale, che dopo un periodo di miglioramento (2010/2011) hanno fatto registrare nel 2012 e 2013 un lieve calo sia delle imprese registrare che delle imprese attive.
L’export che in questi anni di crisi ha sempre registrato andamento positivi molto oltre le medie nazionali, nel primo trimestre 2014, è partito più lentamente e mostra un leggero arretramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-4,6%).
La flessione si concentra essenzialmente nel settore metalmeccanico e nei servizi culturali, mentre tiene l’agricoltura e cresce l’industria estrattiva e il sistema moda.
Il credito non ha ancora superato la lunga fase di difficoltà e non imboccato con decisione la strada che può aiutare una vera e duratura crescita.
Le ultime decisioni della BCE dovrebbero aiutare ad andare in tale direzione. I dati sugli impieghi in Toscana, che nell’ultimo trimestre 2013 ci avevano reso ottimisti hanno, nel primo trimestre 2014, registrato nuove tendenze negative.
Le sofferenze bancarie hanno raggiunto e superato i 12,5 mld di euro e sono ripresi in positivo i depositi delle famiglie consumatrici. Noi rimaniamo convinti che in Toscana esiste una base manifatturiera su cui puntare per la ripresa e che rimane centrale, da una parte, una sostenuta politica degli investimenti e, dall’altra, mettere in campo tutti gli strumenti che aumentano la propensione al consumo e con esso il moltiplicatore dell’economia.