In questi ultimi giorni ha avuto larga diffusione ed eco l’interrogazione parlamentare dell’on. Lannutti in merito alla gestione del Gruppo UBI, a cui sono seguiti due esposti-denuncia di Adusbef (associazione consumatori di cui lo stesso senatore è presidente).
In primo piano alcuni temi già ripetutamente contestati dalle Organizzazioni sindacali: compensi agli amministratori, spese sostenute dal Gruppo per consulenze esterne, crac Burani. Accanto a queste note vicende, dall’interrogazione emergerebbero ulteriori elementi di un quadro a tinte fosche a cui non sarebbero estranee decisioni attuate in una situazione di conflitto di interessi, intrecci con personaggi (a loro volta legati ad esponenti politici) indagati o già condannati per episodi di corruzione.
I vertici UBI hanno replicato con una nota ufficiale che, nelle intenzioni, dovrebbe rassicurare i soci, il personale, il mercato e gli stakeholder sui criteri di massima prudenza, rigore e trasparenza adottati nella gestione del Gruppo.
Non abbiamo elementi sufficienti per valutare la veridicità delle pesanti accuse rivolte all’indirizzo di UBI. Sarà compito della magistratura fare chiarezza sui fatti e accertare eventuali responsabilità.
Tanto meno siamo nelle condizioni di derubricare il tutto allo scontro in atto tra l’attuale gruppo dirigente e la cordata di soci azionisti capitanata dall’on. Jannone, personaggio al quale non abbiamo risparmiato critiche per le scelte operate come imprenditore, assolutamente in linea con una concezione delle relazioni sindacali in perfetto stile Marchionne.
Non intendiamo in alcun modo prendere parte alla disputa, facendoci “tirare per la giacca” e strumentalizzare da questo o quel gruppo di potere, fornendo sostegno in cambio di contropartite dubbie che difficilmente produrrebbero vantaggi per le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo.
Constatiamo, con forte preoccupazione, che coloro che sono o che vorrebbero essere alla guida del Gruppo stanno offrendo uno spettacolo inquietante che mortifica gli sforzi e la dignità delle migliaia di dipendenti UBI, quotidianamente impegnati – in questo caso senza ombra di dubbio – a svolgere il loro dovere sino in fondo.
I dubbi e le riserve su quanto sta accadendo all’interno e all’esterno del Gruppo rafforzano la nostra convinzione che la più efficace azione di contenimento dei compensi dei manager e di una politica aziendale imprudente, si attui attraverso la ferma difesa delle previsioni economiche e normative dei dipendenti UBI, obbligando in tal modo i vertici aziendali a ricercare con i fatti le annunciate riduzioni dei livelli di spesa, su un terreno differente dal costo del lavoro.
È con questo convincimento che a pochi giorni dalla ripresa del confronto sulla procedura tensioni occupazionali ribadiamo la nostra contrarietà ad un accordo che scarichi pesantemente sui lavoratori le difficoltà economiche del Gruppo.
La ripresa della trattativa ci offrirà la misura della credibilità e della trasparenza della controparte aziendale.
Qualora non riscontrassimo le condizioni minime per la ripresa del confronto (esodi volontari, esclusione di deroghe al CCNL, salvaguardia dei Contratti Aziendali), ci adopereremo affinché unitariamente le Organizzazioni sindacali proclamino l’immediata mobilitazione di tutti i lavoratori del Gruppo.
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