
“Lavori in corso” per l’Unione bancaria. Ristrutturazioni, aumenti di capitale, vendite di sportelli: è quanto sta avvenendo oggi in tutte le banche d’Europa sotto la guida della BCE. Per reggere la competizione internazionale sono richieste proporzioni di stazza continentale di fronte alla concorrenza dei giganti del Pacifico. L’Europa potenza con l’Unione bancaria richiede quindi conglomerati finanziari concentrati, patrimonial- mente solidi e attrezzati. In vista degli “esami” della BCE, oggi in pieno svolgimento per 128 banche europee, di cui 15 italiane, articolati in valutazione generale del rischio (liquidità, raccolta e leva), revisione della qualità dell’attivo (Asset Quality Review) e stress test, le banche cercano di aumentare la loro liquidità, mi- gliorando l’efficienza e concentrandosi sul cosiddetto “core business”.
I banchieri rivendicano i loro profitti. Su “Bancaria”, rivista dell’ABI, compare sul numero di maggio l’articolo “Redditività, organizzazione e mercato del lavoro”. All’urlo di dolore dei banchieri di fronte al supposto calo dei profitti, fa subito segui- to la decisa reazione nella difesa dei loro interessi: «Un significativo recupero di produttività presuppone semplificazione delle strutture, flessibilità dell’organizzazione aziendale, riqualificazione professionale e mobilità accompagnata da moderazione salariale e relazioni industriali adeguate alle sfide». Per difende- re i loro profitti chiedono quindi a noi lavoratori penalizzazioni salariali e normative, insistendo poi sul fatto che dovremmo anche avere comuni interessi…
promettendo sacrifici ai lavoratori… A sconfessare però le preoccupazioni dei banchieri sul supposto calo di redditività ecco il giornale di Con- findustria, il “Sole 24 Ore” del 04/07/2014, con l’articolo «Le banche tornano a fare utili» che evidenzia «profitti in alto del 70% con ricavi sostanzialmente invariati e minori perdite su crediti». È il risultato evi- dente, diciamo noi, dell’impegno profuso dai lavoratori, per i quali però ABI non intende cambiare la pro- spettiva di ulteriori sacrifici. Nei giorni scorsi infatti i banchieri italiani, a seguito di una serie di incontri con i sindacati del settore, hanno comunque confermato i loro obiettivi di congelamento salariale per due anni e destrutturazione del Contratto nazionale di lavoro, tramite esternalizzazioni, mobilità territoriale e demansionamenti professionali e salariali, volendo quindi “scaricare sulle nostre spalle” la costante dimi- nuzione del personale operata a tutela dei loro profitti.
Pronti alla mobilitazione! Ci sono due pesi e due misure. Giustamente il volantino unitario delle Segreterie nazionali sostiene la necessità di «organizzare in categoria la risposta alle pericolose e inaccettabili posizioni dell’ABI». Dob- biamo però essere consapevoli che è il lavoratore europeo, e non solo quello italiano, ad essere sotto attacco. L’attacco che ci viene portato dall’Europa potenza e dai suoi banchieri necessiterà quindi di adeguare a livello continentale una difesa efficace dei nostri interessi.