Alla
c.a.
Presidenti delle Federazioni Locali
del Credito Cooperativo
Direttori Generali delle Federazioni Locali
del Credito Cooperativo
Loro sede
Ci rivolgiamo alla Vostra cortese attenzione per rappresentare il grave scadimento delle relazioni industriali nazionali e i probabili effetti che ne potrebbero conseguire per il sistema.
Non si era mai verificato che la sede di confronto istituzionale divenisse un moltiplicatore di problemi anziché di soluzioni, com’è confermato dal fatto che non produce accordi e genera conflittualità crescente.
In questi mesi abbiamo operato con continuità per contribuire alla soluzione dei problemi in aumento sia di tipo micro (tavoli di crisi aziendali), sia di tipo macro (presentando analisi e proposte serie per impostare un percorso condiviso di uscita dalla crisi), nonostante la strumentazione introdotta con lungimiranza dal CCNL 2012 sia ancora in buona parte da realizzare a causa dell’indisponibilità manifestata da Federcasse sino ad ora.
Nonostante il nostro approccio fattivamente costruttivo registriamo un comportamento spesso provocatorio, orientato a strumentalizzare inspiegabilmente ogni circostanza come abbiamo più volte denunciato, a partire da nostre presunte indisponibilità ad un confronto serrato che non corrispondono a verità. Casomai occorrerebbe puntualizzare che le date possibili non hanno mai considerato anche quelle da noi proposte e le discussioni di merito si sono sempre arenate
contro il muro della indisponibilità e dell’intransigenza formalmente esplicitata nel frequente “prendere o lasciare”.
Un simile atteggiamento non ha riscontri in nessun settore merceologico ed è più grave, perché produce inutile conflittualità in una fase che dovrebbe al contrario caratterizzarsi per una collaborazione finalizzata alla costruzione delle condizioni per superare la crisi e i problemi strutturali del credito cooperativo.
A seguito della disdetta del CCNL, che non ha rappresentato ne una bella pagina per il credito cooperativo, ne il viatico migliore per affrontare le tante e delicate questioni in divenire abbiamo provato a riavviare il confronto negoziale a partire da un Protocollo che definisse le coordinate del nostro comune percorso, poi derubricato nel verbale di aprile 2014 a causa, anche in questo caso, dell’indisponibilità di Federcasse ad assumersi responsabilità condivise.
Il confronto che ne è seguito non è stato solamente accidentato, ma strumentalmente orientato al fallimento mentre alla drammatizzazione delle condizioni, quelle stesse da noi analizzate e la cui gravità abbiamo più volte denunciato ricevendo solamente uno sdegnato disinteresse, non è seguito un cambio di passo strategico e operativo, qualche gesto simbolico coerente come la limitazione di retribuzioni a cinque zeri e oltre, ma l’apertura di nuovi cantieri a Lucrezia Romana.
In occasione della recente maratona negoziale iniziata il 27 giugno, ripresa il 30 giugno e proseguita ininterrottamente sino al pomeriggio del 1 luglio abbiamo presentato documenti scritti su tutti i temi, come ci era stato sollecitato. È risultato evidente che fossero inattesi, forse perché si riteneva che non saremmo stati in grado di produrli. Non potevamo tuttavia essere accusati come il solito di improduttività e infatti è iniziata l’alternanza delle mutevoli posizioni rappresentateci nel corso di quelle ore, che troppo spesso hanno confuso il tavolo nazionale di sistema con il tavolo di gruppo.
La discussione sulle agibilità sindacali è stata a questo proposito emblematica. Ancora una volta il gruppo bancario ha rappresentato il convitato di pietra, ma l’aspetto più significativo della volontà di far saltare il “banco” è riconducibile allo sviluppo del confronto. Ben sapendo che le libertà sindacali nel credito cooperativo sono già molto ridotte (circa il 50% medio in meno dell’ABI) inizialmente ci è stata riproposta l’ipotesi “prendere o lasciare”, che prevedeva un ulteriore taglio del 23% (presentato come sensibilmente inferiore) e l’ulteriore innalzamento dei contenitori regionali senza considerare le innumerevoli aperture già concesse (numeri minimi costituzione rsa, numeri massimi sindacalisti segnalabili, rsa su base provinciale, ecc.). In altri termini: ti taglio ancora e drasticamente le ore, ti impedisco in tanti casi di utilizzarle e ti impongo anche un numero massimo molto contenuto di lavoratori segnalabili.
Successivamente ci è stato chiesto se eravamo disponibili a discutere una riduzione del 10% delle libertà sindacali. Abbiamo risposto positivamente purché fossero fruibili senza ulteriori restrizioni e proprio per ciò la discussione non è neppure iniziata.
Infine ci è stato proposto di accettare un confronto solamente su due questioni che, come il segreto di Fatima sarebbero state disvelate solamente a consenso ricevuto. Anche in questo caso ci siamo resi disponibili e proprio per questo la discussione si è definitivamente arenata.
Desideriamo puntualizzare infine, essendoci stato più volte ribadito al tavolo negoziale, che l’eventuale intesa sui temi oggetto del confronto non avrebbe comunque significato la certezza della revoca del recesso incombente sul CCNL.
È evidente che ci troviamo difronte a problemi non di merito, ma a provocazioni che hanno l’obiettivo, come per altro ammesso in alcune circostanze di centralizzare e uniformare le relazioni industriali relegandole al decisionismo monocratico di vertice chiaramente insensibile alle specificità locali. Come poi si ipotizzi di gestire le criticità emergenti restringendo la partecipazione e il coinvolgimento a partire dagli articoli ex 22 del CCNL 2012, che come ben sanno le federazioni locali ci hanno impegnato e ci impegneranno parecchio in futuro, è davvero incomprensibile.
Tutto quanto affermato è ampiamente dimostrabile e spiace constatare che in questa fase di straordinaria complessità, si cerchi continuamente di attivare il detonatore per accendere uno scontro di sistema che lo destabilizzi ulteriormente esportando contraddizioni in periferia e instaurando un orientamento dirigista funzionale a prevaricare irreversibilmente le autonomie locali e le loro specificità oltre ciò che necessita.
Auspichiamo che le nostre migliori intenzioni trovino positiva accoglienza e riscontro da parte vostra al fine di evitare prossimi atti unilaterali ed ulteriori provocazioni alle quali dovremmo necessariamente e drasticamente reagire per tutelare i lavoratori che rappresentiamo e gli spazi di esercizio democratico della rappresentanza collettiva a tutela degli stessi.
Nell’occasione formuliamo cordiali saluti.
Roma, 7 luglio 2014
LE SEGRETERIE NAZIONALI