Banche: Megale (Fisac), rinnovo contratto per difesa occupazione e tutela salari

Avviato confronto con Abi, prossimi appuntamenti 23 e 30 giugno – Roma, 18 giugno – “Difendere l’occupazione e tutelare il potere d’acquisto dei salari dall’inflazione, il tutto con un progetto di modello di banca capace di parlare all’economia reale, riaprendo i rubinetti del credito e tornando ad essere motore degli investimenti e della crescita, come sostenuto dallo stesso premier Renzi. Questo il progetto esposto oggi ad Abi”. Così il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, al termine delle prime tre giornate esplorative, le prossime sono in calendario il 23 e il 30 giugno, che ha avviato il confronto tra sindacati e Abi per il rinnovo del contratto dei lavoratori del credito.
Nel corso dell’incontro di oggi, riporta Megale, è stato presentato unitariamente il modello di banca al servizio del paese, a supporto dei punti presenti nella piattaforma, dall’occupazione al rafforzamento dell’area contrattuale. “Da parte nostra – afferma il leader della Fisac Cgil – non è accettabile alcuna contrapposizione tra occupazione e salario: il nostro punto di riferimento resta la piattaforma da cui ci attendiamo risposte nei prossimi incontri”. Risposte che per Megale devono arrivare soprattutto “in ragione del modello di banca che oggi abbiamo presentato e che delinea una nostra volontà, come sindacato di categoria, di rivolgerci contemporaneamente con il rinnovo del contratto ai lavoratori del settore e con il progetto di modello di banca a quella parte di paese fatta di cittadini, imprenditori, famiglie, che vogliamo insieme a noi in questa battaglia”.

Secondo il numero uno della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, infatti, “vogliamo con noi questa parte del paese affinché le banche operino non solo per riaprire i rubinetti del credito, non avendo più alibi dopo le decisioni della Bce, ma anche per strutturare veri e propri centri di consulenza, per la crescita dimensionale e l’innovazione tecnologica delle imprese, in cui non bisognerà ragionare non più di riduzione dell’occupazione ma di formazione e riqualificazione”, conclude Megale.

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