Come riconoscimento per la fatica e l’impegno profuso per arginare il lungo uragano mediatico e le ondate di clienti spaventati e confusi che si sono abbattuti sulla nostra banca in questi ultimi anni, abbiamo ricevuto una riedizione dell’intramontabile politica del bastone e della carota.
Da un lato:
v Pressioni commerciali che vanno oltre gli obiettivi e sconfinano nel mobbing;
v Giudizi inadeguatezza che ci arrivano (da che pulpiti!!!) dall’ABI insieme ai molti di parziale adeguatezza che ci arrivano dalla nostra Banca;
e, dall’altro lato, ciliegina sulla torta – mentre tutti noi subiamo un contratto di solidarietà che ci obbliga a 6 giorni all’anno di assenza non retribuita (parzialmente compensata dal contributo del fondo di solidarietà di settore) per riparare ai danni prodotti da chi ha gestito male quest’azienda – arriva la CAROTA per alcuni (anzi pochi, anzi pochissimi) di noi che ricevono un premio economico.
Con quale obiettivo? Qual è il messaggio? Seguite il loro esempio e sarete premiati? Ma no! Far tutti come loro non si può, ben lo sanno i Signori manager che dall’alto delle loro stanze calano giù briciole di carota con criteri fumosi e discrezionali, decisi a posteriori e, quindi, variabili a seconda della necessità, per meglio bastonare, dividere e imperare…
Molti di voi, in questi giorni, arrabbiati e delusi, ci chiedono: Ma il sindacato non può far nulla?
Tecnicamente, purtroppo, la banca può applicare l’accordo separato del 19.12.2012, che prevede, tra le altre cose, 6 giorni di solidarietà per tutti per 3 anni (2013-2014-2015) come contributo al risanamento dell’azienda e può, contemporaneamente, spargere in giro premi e premietti, in barba alla decenza, alla logica e al buon senso (occorrerà ricordarsene se e quando chiederanno altri sacrifici…).
Il sindacato, e i lavoratori, possono avere la forza necessaria a contrastare queste decisioni unilaterali dell’azienda se sono uniti e lavorano insieme per un obiettivo comune che è tutelare al meglio e rafforzare dignità, diritti, salario di tutti quelli che lavorano.
I sindacati devono:
· lavorare perché si superino le divisioni dovute ai diversi punti di vista sul passato e si facciano convergere le forze sui problemi che ci investono nel presente;
· ascoltare e rappresentare le richieste dei lavoratori;
· fare assemblee, proclamare scioperi, incalzare l’azienda sui problemi di chi lavora.
I lavoratori devono:
· essere consapevoli che sono loro stessi i primi difensori della loro dignità e dei loro diritti;
· pur consci che il sindacato ha i suoi difetti, evitare di scaricare addosso al sindacato tutte le colpe di un arretramento che ha radici e responsabilità diffuse;
· alzare la testa e non permettere a nessuno di insultarli e umiliarli, dire no quando viene chiesto l’impossibile o l’illecito;
· rischiare qualche “privilegio” individuale per conquistare diritti collettivi, vincere l’umana paura di ritorsioni che – assecondata – conduce solo a essere sempre più deboli e ricattabili;
· evitare di cadere nell’errore di cercare tra loro facili capri espiatori e fare fronte comune e compatto, supportarsi a vicenda, accettando le differenze e sostenendo chi rimane indietro.
Questo è quello che possiamo fare noi e voi, tutti insieme. Ci vuole tempo, fatica, coraggio e determinazione. Questo è che è servito a chi, prima di noi, ha pagato un prezzo molto alto per conquistare i diritti che ora, pian piano, ci stanno togliendo.
Il sindacato è forte, e può fare di più e meglio se ha dietro di sé lavoratori critici e partecipi, consapevoli che senza il loro contributo attivo il sindacato è solo un’istituzione in crisi, come tante altre.
E’ anche per questo che vi scriviamo spesso e vi chiediamo di scriverci e informarci, criticarci e consigliarci, di partecipare sempre alle assemblee, agli scioperi e alle scelte del sindacato, di aiutarci a svolgere il nostro ruolo, per essere, insieme, più forti.
Treviso, 5 giugno 2014
Le Segreterie RSA Fisac Cgil di Treviso e Mestre