Continuando la nostra ricerca sull’utilizzo del denaro contante, dando così anche continuità con il Concorso di Idee sull’uso del denaro contante nella società contemporanea che come Fisac organizziamo in collaborazione con le principali Università italiane, diamo conto di una ricerca apparsa all’interno di una pubblicazione specializzata e che dà il senso alla ricerca sulla tematica.
L’uso generalizzato di strumenti di pagamento elettronico, anche per acquisti di minimo importo, già diffuso da tempo in altri Stati comunitari e non, è un obbiettivo che l’Italia deve raggiungere nel più breve tempo possibile e che, a dire il vero, in base alla legislazione attuale, dovremmo aver già conseguito.
In effetti, il passaggio dalle banconote di carta alla moneta elettronica è un progetto condiviso da quasi tutti perché persegue finalità che soddisfano esigenze pubbliche e private.
Sia lo Stato, sia gli Enti pubblici territoriali e non (che da anni sono avviati su questa strada) ne avrebbero un beneficio: in primo luogo perché con la tracciabilità puntuale del pagamento otterrebbero un controllo tempestivo della formazione della spesa pubblica. Il progetto dei pagamenti elettronici si collegherebbe a quello della fattura elettronica, creando così un perfetto allineamento tra dati contabili e finanziari. Ne trarrebbe un vantaggio anche la lotta all’evasione fiscale.
Per l’Amministrazione della giustizia si limiterebbe l’uso del contante da parte della criminalità. Sul fronte della Sanità sarebbe regolata in modo ottimale la gestione delle agevolazioni e dei ticket.
Anche sul fronte dei privati (cittadini, professionisti e imprese), l’uso di mezzi di pagamento elettronico porterebbe sicuri vantaggi. Per le imprese ed i professionisti, sarebbe possibile ottenere una completa e tempestiva riconciliabilità trai pagamenti e la fattura delle singole transazioni commerciali. I cittadini potrebbero accedere in modo più semplice a beni e servizi pubblici e/o privati, riducendo così al massimo i tempi di acquisizione. Per i contribuenti, il pagamento tracciato favorirebbe il rapporto con il fisco in fase di controllo.
Per le banche, infine, la riduzione dell’uso del contante produrrebbe un notevole vantaggio: la gestione di questa forma di pagamento (in base agli ultimi studi di Banca d’Italia) avrebbe un costo di circa 10 miliardi di euro.
Non si comprende, dunque, perché ad oggi non siamo ancora riusciti a realizzare questa innovazione che non solo è necessaria ma anche utile a tutti. La questione è complessa ed è legata non solo a problemi infrastrutturali, ma anche a ragioni economiche e politiche.
Quello che è certo, è che tutti devono fare la loro parte e lo Stato deve mettere in condizioni anche la strutture più piccole di accedere in modo gratuito ai servizi di pagamento elettronico. Un primo importante obbiettivo sarebbe quello di contenere i costi per l’acquisizione e la gestione dei Pos, insieme alla riduzione delle commissioni bancarie, che sarebbero sicuramente compensate dalla relativa riduzione dei costi di gestione del denaro contante.
L’uso generalizzato di strumenti di pagamento elettronico, anche per acquisti di minimo importo, già diffuso da tempo in altri Stati comunitari e non, è un obbiettivo che l’Italia deve raggiungere nel più breve tempo possibile e che, a dire il vero, in base alla legislazione attuale, dovremmo aver già conseguito.
In effetti, il passaggio dalle banconote di carta alla moneta elettronica è un progetto condiviso da quasi tutti perché persegue finalità che soddisfano esigenze pubbliche e private.
Sia lo Stato, sia gli Enti pubblici territoriali e non (che da anni sono avviati su questa strada) ne avrebbero un beneficio: in primo luogo perché con la tracciabilità puntuale del pagamento otterrebbero un controllo tempestivo della formazione della spesa pubblica. Il progetto dei pagamenti elettronici si collegherebbe a quello della fattura elettronica, creando così un perfetto allineamento tra dati contabili e finanziari. Ne trarrebbe un vantaggio anche la lotta all’evasione fiscale.
Per l’Amministrazione della giustizia si limiterebbe l’uso del contante da parte della criminalità. Sul fronte della Sanità sarebbe regolata in modo ottimale la gestione delle agevolazioni e dei ticket.
Anche sul fronte dei privati (cittadini, professionisti e imprese), l’uso di mezzi di pagamento elettronico porterebbe sicuri vantaggi. Per le imprese ed i professionisti, sarebbe possibile ottenere una completa e tempestiva riconciliabilità trai pagamenti e la fattura delle singole transazioni commerciali. I cittadini potrebbero accedere in modo più semplice a beni e servizi pubblici e/o privati, riducendo così al massimo i tempi di acquisizione. Per i contribuenti, il pagamento tracciato favorirebbe il rapporto con il fisco in fase di controllo.
Per le banche, infine, la riduzione dell’uso del contante produrrebbe un notevole vantaggio: la gestione di questa forma di pagamento (in base agli ultimi studi di Banca d’Italia) avrebbe un costo di circa 10 miliardi di euro.
Non si comprende, dunque, perché ad oggi non siamo ancora riusciti a realizzare questa innovazione che non solo è necessaria ma anche utile a tutti. La questione è complessa ed è legata non solo a problemi infrastrutturali, ma anche a ragioni economiche e politiche.
Quello che è certo, è che tutti devono fare la loro parte e lo Stato deve mettere in condizioni anche la strutture più piccole di accedere in modo gratuito ai servizi di pagamento elettronico. Un primo importante obbiettivo sarebbe quello di contenere i costi per l’acquisizione e la gestione dei Pos, insieme alla riduzione delle commissioni bancarie, che sarebbero sicuramente compensate dalla relativa riduzione dei costi di gestione del denaro contante.
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