Il giorno dopo l’inizio del periodo utile per presentare le domande di accesso al Fondo di solidarietà (14 aprile – 16 maggio), crediamo opportuno riprendere i termini degli accordi sull’argomento. L’intesa firmata infatti il 20 dicembre 2013 tra le segreterie nazionali delle OO.SS. e ABI, oltre a confermare lo strumento del Fondo di solidarietà nel suo impianto complessivo, prevede anche per il nostro settore la possibilità di accedere alle prestazioni pubbliche dell’ASPI (l’Assicurazione Sociale per l’Impiego, che dal 1 gennaio 2013 sostituisce l’indennità di disoccupazione ordinaria) previa l’emanazione di appositi decreti interministeriali che al momento non sono stati ancora emanati.
In occasione della firma dell’accordo del 23 gennaio 2014 da parte dei coordinamenti di gruppo e dalle strutture sindacali aziendali, si era parlato della possibilità futura di poter aderire alle prestazioni pubbliche, eventualità subordinata non solo all’emanazione dei decreti ma anche al raggiungimento di appositi accordi sindacali.
Il modulo che viene attualmente proposto ai colleghi per accedere al Fondo, prevede alcune differenze rispetto al passato. E’ infatti prevista la rinuncia da parte del lavoratore ad impugnare la risoluzione del rapporto di lavoro subordinatamente all’accesso alle prestazioni straordinarie del fondo. Allo stato, per semplificare, possiamo dire che se verranno emanati i decreti interministeriali, i relativi regolamenti INPS e se si dovesse conseguentemente arrivare ad un accordo sindacale, parte dell’assegno per un periodo di tempo sarebbe a carico della fiscalità pubblica, fermo restando l’importo totale erogato al lavoratore.
In particolare le prestazioni pubbliche sarebbero erogate sotto forma di ASPI per un periodo limitato (oggi al massimo 14 mesi) con un importo massimo di 1.165 Euro mensili – importo attuale; la differenza, fino alla concorrenza dell’importo spettante a ciascun lavoratore, verrebbe erogata dal Fondo di categoria, mentre dal mese successivo e fino al mese antecedente il pensionamento l’intero importo dell’assegno verrebbe corrisposto dal Fondo medesimo.
Per quanto riguarda la contribuzione previdenziale nulla cambierebbe rispetto al passato in quanto i contributi sarebbero accreditati o versati in misura piena. Anche i tempi di maturazione del diritto pensionistico non subirebbero alcuna variazione.
In qualsiasi caso l’azienda garantisce i lavoratori da eventuali impatti negativi sul trattamento complessivo che, in base all’accordo citato del 20 dicembre 2013 (comma 6 art. 5 del Regolamento relativo) deve essere garantito nella sua interezza.
Pertanto tali nuove modalità non modificherebbero il valore della prestazione complessiva né delle tutele previste dall’accordo di Gruppo in caso di modifica del sistema pensionistico. E’ chiaro che se fino alla prima finestra prevista dall’accordo del 23 gennaio (30/06/2014) non ci saranno modifiche normative, tutto andrà come sempre e l’intero assegno verrà corrisposto attingendo dalla parte straordinaria del Fondo di settore come è sempre stato fatto. E lo stesso avverrà automaticamente anche per le uscite previste con la seconda finestra (30/11/2014). E in ogni caso nulla è scontato, dal momento che per attivare l’utilizzo di ASPI è necessario sottoscrivere un accordo sindacale.
Un accordo che, come Fisac, dovremmo valutare con grande attenzione e coerenza con quanto da noi sostenuto fino ad ora. Se il nostro settore è in crisi come ABI non manca di ricordare e la nostra azienda chiude da alcuni anni il bilancio in rosso non significa che i sacrifici eventualmente necessari per riprendere quota non debbano essere equamente ripartiti e non scaricati tout court sulla forza lavoro.
Accedere alle prestazioni pubbliche per un settore che strapaga il proprio management e perpetua la strada dei sistemi incentivanti è una contraddizione che deve trovare una risposta adeguata e coerente. Drenare risorse pubbliche così come quelle del Fondo di settore è una scelta che impone valutazioni rigorose e che non potrebbe certo essere risolta con superficialità.
Per il momento comunque nulla cambia e i colleghi possono avere solo la certezza che il lavoro fin qui svolto è sempre andato nel senso di preservare ogni aspetto economico e normativo per tutti coloro che sceglieranno di aderire volontariamente (ricordiamolo!) al Fondo di solidarietà.
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