Si è svolto nella giornata di ieri il previsto incontro tra le Segreterie Nazionali, i Coordinatori di Gruppo delle scriventi Organizzazioni Sindacali e i vertici di UniCredit per l’illustrazione del Piano Industriale 2013-2018, approvato dal CdA del Gruppo lo scorso 11 marzo.
L’azienda ha illustrato i risultati di bilancio e le linee generali del Piano Industriale teso a ridurre il rischio sui crediti, aumentare la redditività e ottimizzare, ovvero, “efficientare” le risorse.
Il bilancio 2013 evidenzia perdite per 14 mld di Euro, prevalentemente dovute alla svalutazione degli avviamenti e agli accantonamenti sui crediti, che evidenziano inequivocabilmente la responsabilità del Management.
Lo stesso Management che, a fronte di perdite così rilevanti, ha deliberato il pagamento dei dividendi agli azionisti.
L’esasperata flessibilità degli organici e la dilatazione degli orari di apertura degli sportelli, il potenziamento dei canali digitali, l’integrazione multicanale digitale e fisica, l’ennesimo ridisegno della rete e una vaga offerta di innovazione rappresentano, secondo UniCredit, una “sicura” chiave di rilancio.
Al di là degli annunci e dei proclami, restano i numeri. I numeri oggi ci dicono che dal 2008 alla fine del Piano 1250 sportelli sono già stati o saranno chiusi, moltissimi ridimensionati e oltre 20.000 posti di lavoro persi. Da oggi alla fine del 2018, secondo questo Piano, ci saranno ulteriori 5.700 lavoratori in meno, che incideranno ulteriormente sulla situazione degli organici della rete.
Rimane inoltre una grave preoccupazione per il destino di UCCMB, dove 750 lavoratori non hanno certezza sul futuro della loro azienda.
In questo contesto UniCredit torna a prospettare il congelamento degli accordi di secondo livello (Contratto Integrativo, previdenza complementare, premi di anzianità, CRAL, ecc. ) e a ipotizzare pesanti interventi su ferie e festività, flessibilità di inquadramento e di mansioni, mobilità territoriale e infra-gruppo.
Di fatto verrebbe garantita esclusivamente la sola applicazione delle norme del Contratto Nazionale, come già sta accadendo per i giovani neo-assunti cui l’azienda, con decisione unilaterale, non riconosce le previsioni del Contratto Integrativo.
Tutto ciò che da sempre ha rappresentato una reale valorizzazione degli sforzi profusi dai lavoratori all’interno del Gruppo Unicredit rischia quindi di venir cancellato senza alcuna motivazione condivisibile.
A fronte della richiesta di sacrifici ai lavoratori e della denuncia di una situazione di difficoltà del Gruppo, resta inspiegabile l’assenza di interventi su questioni da sempre sollevate dalle Organizzazioni Sindacali, quali il sistema incentivante (discrezionale e mai trasparente) e il pagamento di bonus ai manager.
In attesa dell’apertura formale della procedura, probabilmente a maggio, il Sindacato denuncia l’ennesimo tentativo di scaricare esclusivamente sulle lavoratrici e sui lavoratori le conseguenze di scelte
imprenditoriali e manageriali che si sono rivelate fallimentari.
Le Organizzazioni Sindacali hanno ribadito la loro contrarietà al Piano che si colloca anche temporalmente alla vigilia del rinnovo del contratto nazionale.
I lavoratori non devono rischiare di pagare due volte per le scelte di ABI e per quelle di Unicredit.
In entrambe le partite il confronto dovrà individuare soluzioni sostenibili che consentano un effettivo rilancio del Gruppo e del settore sulla base di un nuovo modello di banca che veda al centro del progetto l’occupazione, il lavoro e la professionalità dei colleghi.
Roma, 20 marzo 2014 Le Segreterie Nazionali
Le Segreterie di Gruppo
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