I dati presentati a novembre dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti, presentata un trend di crescita evidente: con quasi 1,8 milioni di conti intestati ai nuovi italiani con tre famiglie su quattro che ormai hanno almeno un conto corrente.
L’analisi della composizione dei conti correnti in famiglia –intesa come gruppo di persone “allargato”- ci dice che il 56% delle famiglie possiede un conto corrente presso una o più banche; l’11% possiede un solo conto presso BancoPosta; l’8% è titolare di un conto corrente in banca e uno in Banco Posta. Il 17% ha più di un conto corrente. Considerando solamente la popolazione immigrata adulta (regolarmente residente nel nostro paese) è possibile determinare un indice di bancarizzazione pari al 61,2%, ma senza considerare le carte di debito ricaricabili con IBAN, assimilabili per funzionalità ai conti correnti bancari tradizionali, di recente introduzione e particolarmente adatte alle esigenze della popolazione immigrata.
Nel nostro Paese, due stranieri su tre vivono nelle regioni più settentrionali e il livello di bancarizzazione è il 67% al Nord, il 53% il centro; con solo il 21% il Sud. Se si considera la nazionalità, sono egiziani (con l’83%), tunisini (78%), peruviani (76%), cinesi (73%) i più solidi nel processo di bancarizzazione. Dal punto di vista delle differenze di genere, si riscontra un maggiore numero di titolari di conto corrente tra gli uomini (71%) rispetto alle donne (63%). Le donne però mostrano una più elevata capacità di risparmio. Le donne sole hanno più capacità di risparmio degli uomini soli, oltre 37,4% rispetto al 31%, e questo nonostante dichiarino un reddito inferiore. Le rimesse in uscita dal nostro paese nel 2011 sono state di 7,4 miliardi di euro, con un incremento del 12,5% rispetto al 2010. La Romania è il paese verso cui si concentra il 32% delle transazioni, seguita dal Marocco (20%). L’inclusione Finanziaria dei migranti in Italia, Moldavia e Cina (entrambe 9%), Polonia (8%) e Senegal (5%). Considerando i volumi, è la Cina a canalizzare il flusso più rilevante, pari al 30%.