La II Conferenza mondiale delle donne, organizzata dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CSI), si è svolta a Dakar, in Senegal, dal 18 al 21 novembre 2013, con la partecipazione di 300 delegate provenienti da oltre 100 Paesi.
L’evento si è aperto alla presenza del Primo Ministro del Senegal, Aminata Touré, che, dopo aver espresso l’apprezzamento del Governo per la scelta di tenere la Conferenza in Senegal e aver condiviso le finalità, in questa sede si è impegnata per una prossima ratifica delle Convenzioni ILO (International Labour Organisation – Organizzazione Internazionale del Lavoro) 183 sulla protezione della maternità e 189 sul lavoro domestico dignitoso.
Sharan Burrow, Segretaria generale dell’ ITUC, ha definito quello dell’assemblea come un momento strategico nella lotta per l’affermazione della democrazia, non a caso previsto anche in preparazione ed alla vigilia del 3° Congresso della Confederazione Internazionale dei Sindacati che si terrà a maggio 2014. Ha sottolineato l’esistenza di un allarmante deficit di lavoro dignitoso in un’economia globale in difficoltà, con un impatto sproporzionato sulle donne. In questo contesto di gravissima crisi permane un forte bisogno di leadership politica.
Nuovamente, per la settima volta consecutiva, il mese scorso il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le proiezioni di crescita globale (+ 3,1 per cento). Con l’ Eurozona ancora in recessione, una crescita bassa negli Stati Uniti e gli effetti di trascinamento nei Paesi BRICS, si prevede che il Brasile crescerà del 2,5 per cento, ci sarà un calo del tasso di crescita in Cina e in India, mentre la crescita in Africa rimane senza creazione di occupazione. I ricercatori dell’ ILO hanno effettuato una stima di 600 milioni di nuovi posti di lavoro necessari per i prossimi dieci anni. Nessuna nazione è un’isola nell’economia globalizzata di oggi e c’è il bisogno di ricostruire le economie su valori condivisi, ponendo la vita delle persone con le loro famiglie e le loro comunità al primo posto. Il modello dominante ha guidato un’economia globale basata su salari da sfruttamento, lavoro insicuro e pericoloso. L’economia globale non è più stabile oggi di quanto non lo fosse sei anni fa, mentre la piaga della disoccupazione e della disuguaglianza ulteriormente degenera in instabilità economica e disperazione sociale. Il sindacato internazionale raccoglie la sfida di contrastare questi continui attacchi all’uguaglianza, alla giustizia sociale ed all’ambiente. Organizzare le donne ovunque è fondamentale per realizzare questa priorità.
L’esigenza di rafforzare la sindacalizzazione delle donne è stato il tema centrale dell’assemblea, che era stata espressamente convocata con gli obiettivi di lanciare o meglio definire le campagne sindacali nei prossimi quattro anni, su base regionale e globale, sollecitare una maggiore militanza di donne nel movimento sindacale ed aumentarle nei posti di dirigenza.
Proprio con queste finalità, l’ITUC ha lanciato delle campagne, per tutte le organizzazioni affiliate, per la promozione delle donne nei luoghi decisionali. La discussione ha sottolineato che incoraggiarne la partecipazione non è solamente una questione di democrazia interna ma è anche un’occasione per avvicinare dei settori non ancora organizzati e tutelare le lavoratrici, soprattutto quelle delle categorie meno protette. Molte più donne aderiscono al sindacato quando le organizzazioni esprimono la diversità di genere nella loro leadership. Bisogna inserire clausole inclusive nei contratti di lavoro che rispondano ai bisogni delle lavoratrici, chiedere la riduzione del gap salariale, una maggiore estensione dei congedi parentali, una attenzione particolare alla lotta contro le discriminazioni e violenze sessuali nei luoghi di lavoro. Gli uomini dirigenti del movimento sindacale devono essere alleati nella lotta contro gli stereotipi legati al genere e nella difesa del valore dell’eguaglianza. Lo slogan proposto per la campagna è “Fate i conti con noi” (“Count us in” in inglese e “”Comptez avec nous” in francese) e non si riferisce soltanto all’urgenza d’includere le donne nei posti di direzione ma anche al fatto che i sindacati possono contare su di loro (“Contate su di noi”) per rafforzare il potere dei lavoratori e delle lavoratrici.
La Conferenza ha tenuto una serie di sessioni tematiche sull’economia informale, sulle migranti, sull’ HIV-AIDS e sulla violenza. Su quest’ultimo punto, si è ripresa la proposta in esame presso l’ILO di adottare una Convenzione sulla violenza di genere, ricordando però che la maggioranza dei membri del Consiglio di amministrazione dell’ILO non è ancora favorevole all’adozione di un tale strumento. Tale Convenzione dovrebbe affrontare le molestie sessuali, la violenza, le minacce e il bullismo sul lavoro e dovrebbe includere la definizione di violenza di genere sul posto di lavoro, disposizioni per prevenirla, misure di protezione e di sostegno per i lavoratori colpiti dalla violenza e l’individuazione dei gruppi più colpiti, vale a dire LGBT, i lavoratori migranti, quelli che hanno contratto l’HIV-AIDS, i diversamente abili e le persone costrette al lavoro forzato e minorile.