Oggi ultimo giorno di negoziati, vedremo domani gli esiti di questa controversa COP. Fino ad oggi la gran parte della classe politica dei paesi sviluppati presenti ai negoziati ha dimostrato di non essere all’altezza della gravità della situazione; molto sensibili ai richiami delle grandi compagnie delle energie fossili e per niente ai diritti della terra e dei popoli. Una conferenza nata stanca, aspettando Parigi, partita con la conta dei morti del tifone delle Filippine, in contemporanea con il summit dei grandi del carbone, proseguita con le dichiarazioni di Giappone, Australia e Canada di non voler rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni, con l’estromissione del ministro dell’ambiente Korolec (presidente COP) dal governo polacco per accellerare lo sviluppo dello shale gas, con tanta retorica e nessuna azione o impegno concreti.
Ieri però la COP ha avuto un’energia nuova e imponente, sindacati, popolo indigeno, associazioni ambientaliste, tutti insieme hanno abbandonato la conferenza per protesta contro l’inazione dei negoziati. Un’onda che ha attraversato corridoi in silenziosa denuncia e disceso la scalinata lasciando lo stadio. Una speranza, una massa critica variegata unita dallo stesso desiderio di un mondo diverso e migliore, in pace, equo, in armonia con la terra e che crede nella piena occupazione in un sistema sostenibile. Qualunque sarà l’esito della conferenza resta la forza di questa alleanza dei popoli che tornerà a pretendere giustizia sociale e climatica, il prossimo anno a Lima. Volveremos!
Comunicato_Incontro_Ministro
Comunicato_Unitario_Protesta
Comunicato_Protesta_ITUC