Gli interventi, coordinati da Davide Dal Maso del Forum, hanno permesso di conoscere le esperienze dei fondi Cometa, Fondapi e Cooperlavoro e il loro impegno per gli investimenti socialmente responsabili (acronimo inglese SRI), le linee di Assogestioni, ANIA, Assofondipensioni e le opinioni di CGIL, CISL e UIL.
Maurizio Agazzi, presidente di Cometa, ha raccontato che risale al 1997 il primo approccio del Fondo agli SRI, durante un convegno sulla RSI tenutosi a Lucca; “a quel tempo parlare di etica significava, quasi, parlare di un qualcosa di antitetico alla redditività degli investimenti”. Dopo 13 anni Cometa ha aderito ai PRI (Principles for Responsible Investment) ONU, affidando a VIGEO l’analisi periodica del portafoglio del Fondo attraverso forme di soft engagement. Siamo convinti, continua Agazzi, che attraverso il dialogo con le aziende in cui s’investe si può salvaguardare l’investimento da rischi sia reputazionali che finanziari che l’analisi finanziaria tradizionale non evidenzierebbe o non evidenzia in anticipo rispetto al verificarsi degli eventi.
Fondapi, un Fondo multi categoriale composto da 8 categorie e 5000 aziende associate con un patrimonio di 450 mini di euro, usa un sistema diverso da Cometa, sottolinea Gianni Ferrante, per mettere in atto una strategia di investimento socialmente responsabile. Gli investimenti del fondo si basano sulla selezione positiva,affidata ad un gestore, dei migliori titoli di un universo investibile interno ad un benchmark, secondo parametri di sostenibilità ESG; in tutto un paniere di circa 2000 titoli. Si crea così un filtro positivo degli investimenti, in atto dal 2008, che, secondo Ferrante, ha dato dei grandi risultati e ha permesso di escludere dall’investimento società che, in seguito, hanno manifestato problemi, evitando così al Fondo danni d’immagine e risultati economici negativi. Dal punto di vista dei gestori l’esperienza è positiva perchè l’advisor li tiene sempre sollecitati, spingendoli verso una sempre maggiore attenzione verso gli SRI.
La scelta di Fondapi di operare una selezione positiva degli investimenti su benckmark SRI si fondò, all’origine, sul convincimento e sull’esperienza acquisita nel tempo che dimostrava che nel MLT questi titoli non presentavano caratteristiche negative.
Marco Abatecola ha rappresentato l’esperienza di Cooperlavoro che si è avvicinata agli SRI perchè li ha considerati fin dall’inizio “driver di democrazia economica”. Cooperlavoro effettua uno screening di portafoglio ex post affidando un punteggio al grado di RSI delle aziende in cui investe il fondo; i pareri/punteggi sono portati nell’assemblea dei soci. In seguito, il Fondo ha cercato di fare un passo in avanti partecipando all’assemblea di due primari gruppi bancari, di cui deteneva i titoli, in portafoglio, facendo un intervento e prospettando uno spazio di democrazia (azionariato attivo) per coniugare le finalità di previdenza complementare degli associati a Cooperlavoro con l’assunzione di un ruolo importante nella promozione di uno sviluppo sostenibile. Secondo Abatecola l’azionariato attivo andrebbe valutato in ambito associativo per dare più forza alla democrazia economica.
Dario Focarelli di ANIA ha illustrato il punto di vista dei gestori. Il punto importante è il coordinamento tra gestore e il CDA dei fondi perché nelle scelte d investimento è utile una relazione di lungo periodo tra i due soggetti. Negli ultimi anni, continua, tutti gli operatori finanziari ci segnalano che sta aumentando la domanda di SRI, la sensazione è forte, sarebbe importante capire con gli aderenti quanta di questa sensazione vada materializzandosi e quindi quanto i gestori possono investire su questi temi. Una cosa è certa, sostiene Focarelli: già oggi sono tutti convinti che gli SRI non rappresentano una limitazione nel rendimento per i Fondi pensione.
La prima parte del seminario si è chiusa con l’intervento di Assogestioni che ha illustrato il caso dei Fondi francesi: l’introduzione di criteri SRI nel processo di investimento da parte del Fonds de Reserve pour les Retraites (FRR) che ha incoraggiato altri importanti investitori istituzionali ad una riflessione sui temi sociali ed ambientali (è il caso di ERAFP, il fondo pensione dei dipendenti pubblici) e ha creato un effetto emulazione e contaminazione fra operatori finanziari nel contesto europeo.
A seguire alla tavola rotonda hanno partecipato: Vera Lamonica per la CGIL, Maurizio Petriccioli CISL e Domenico Proietti della UIL, a tutti DalMaso ha proposto una serie di domande: Cosa manca ancora per proporre gli SRI nei fondi pensione? Il sindacato ci sta a proporre gli SRI nei fondi pensione? All’estero i Fondi pensione non ritengono di dover coinvolgere gli aderenti per decidere se fare SRI o non farli perchè ritengono che sia una responsabilità amministrativa del CdA. Le OOSS italiane cosa pensano? Se pensate di coinvolgere i lavoratori per decidere se fare SRI o no, con quali forme pensate di farlo?
Vera Lamonica della CGIL è intervenuta denunciando che manca un’idea di come i fondi pensione possano essere uno strumento per determinare qualcosa di più per il Paese, per il suo sviluppo, per far uscire il Paese dalle secche in cui è finito. L’investimento nei fondi pensione deve diventare qualcosa che é utile alla società. Manca un indirizzo complessivo, ha continuato la segretaria confederale, una scelta politica forte; può concretizzarsi una linea d’investimento del fondo pensione dedicata ad investimenti che favoriscano l’occupazione, l’ambiente, i diritti del lavoro? Discutiamone.
Secondo Maurizio Petriccioli UIL nel nostro Paese manca un modello di democrazia economia mentre per Domenico Proietti serve una campagna di sensibilizzazione sul tema degli SRI nei fondi pensione e ha proposto che come parti sociali si possa operare per diffondere la bontà del modello SRI ed analizzare che risultati ha dato la finanza etica nei fondi pensione, ma non solo, negli ultimi dieci anni.
I lavori sono stati chiusi da Michele Tronconi di Assofondipensioni che ha ricordato la funzione essenziale del secondo pilastro previdenziale in quanto nei prossimi anni il primo pilastro garantirà un tasso di sostituzione intorno al 53% e quindi la previdenza integrativa sarà un elemento fondamentale per il sostegno economico dei lavoratori in pensione. I nostri fondi, ha sottolineato, hanno un allineamento a breve termine 4/5 anni di media e questo breve lasso temporale rende difficile l’accoppiamento con gli SRI. Infatti, oggi, a causa della crisi i fondi sono diventati dei bancomat e questo crea dei problemi nella gestione delle risorse. Tronconi ha concluso, riallacciandosi al discorso di Vera Lamonica e al ruolo dei fondi per l’economia del Paese, ribadendo che è importante evitare che all’economia reale arrivino tanti “rigagnoli” (riferendosi alla frammentazione dei fondi pensione negoziali del ns Paese) perché non darebbero nessun sostegno all’economia e al futuro della società e quindi non sarebbero SRI.
L’iniziativa è stata di notevole interesse; la Fisac CGIL avrà modo di proseguire il dibattito sugli SRI nei fondi pensioni del ns. settore con l’iniziativa, organizzata dall’Ufficio Nazionale Soatenibilità e RSI, che si terrà il prossimo 19 novembre alla sala Santi della CGIL di Roma. All’iniziativa interverranno i principali protagonisti degli investimenti socialmente responsabili nei fondi pensione, alcune esperienze concrete nel settore bancario e assicurativo e sarà possibile fare interventi e domande ai relatori rsi-la-sostenibilita-un-investimento-per-il-futuro-dei-lavoratori
Roma, 7 novembre 2013
Anna Raffaini
Coord. uff. Naz. Sostenibilità e RSI