L’ABI, contrariamente a quanto avvenuto nelle BCC, in maniera arrogante e pretestuosa decide, con 10 mesi di anticipo, di disdettare il Contratto nazionale dei lavoratori del credito e di rompere le trattative per rinnovare entro la scadenza di legge, il fondo di settore per la gestione degli esuberi che ha permesso dal 2000 ad oggi di gestire le fuoriuscite di personale senza pesare sulla finanza pubblica.
Le motivazioni che l’Abi adduce sono sostanzialmente queste: – I lavoratori del credito sono inadeguati e incapaci alla riconversione professionale; – Il costo del lavoro è troppo elevato; – Ci sono almeno altri 20.000 esuberi.
E’ sconcertante e troppo comodo addossare ai dipendenti le responsabilità che invece risiedono all’incapacità dei banchieri di fare il proprio mestiere. Si pensi ai danni che, in questi anni di crisi economica, le banche hanno prodotto ai piccoli e medi imprenditori, lasciandoli privi di finanziamenti e generando una dispoccupazione senza precedenti. Dove sono finiti i soldi che le banche hanno ricevuto dalla BCE a sostegno dell’economia?
Difendere il Contratto vuole dire difendere i diritti conquistati in questi anni, difendere la nostra dignità di persone, lavoratori e cittadini, difendere il nostro futuro.
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