I privilegi di Cucchiani scuotono Intesa Sanpaolo

By: AmyMichelle~ – All Rights Reserved
da L’Unità – Stupore e ironia si leggono anche tra le righe del serissimo Finacial Times: «Quando le dimissioni di un amministratore delegato non sono davvero dimissioni? Quando la banca è l’italiana Intesa San Paolo». Il più autorevole quotidiano finanziario porta in prima pagina il caso di Enrico Cucchiani, il manager dell’istituto che domenica scorsa ha lasciato il suo posto alla guida della banca al direttore generale Carlo Messina. Cucchiani va via, ma non subito: resterà senza incarico altri sei mesi in Intesa San Paolo, giusto il tempo di maturare la pensione e un altro milioncino di stipendio lordo. Soldi che si aggiungono alla buonuscita di 3,6 milioni di euro accordata per i suoi 21 mesi da consigliere delegato della banca. Numeri che hanno fatto storcere il naso a molti, soprattutto a quelli che si occupano delle banche «dal basso», e che sono finiti anche in Parlamento con un’interrogazione del Pd. Il fatto è che in tempi di magra, con l’Abi che disdetta unilateralmente il contratto dei 330 mila bancari italiani a causa dell’«insostenibile caduta della redditività» e della «necessità di rafforzamento patrimoniale» imposta dalle authority, i benefit di Cucchiani stonano un po’. «Siamo di fronte all’ennesima vicenda di sperequazione», commenta il vice ministro dell’Economia Stefano Fassina. «Un manager porta a casa tutti quei milioni mentre il settore soffre i contraccolpi della crisi. Non ho potuto che pensare agli esodati quando ho sentito dei sei mesi di permanenza all’interno della banca, senza incarico e pagati 900 mila euro, garantiti al manager per raggiungere la pensione». Concetti espressi anche dai bancari della Fisac-Cgil, duri nel commentare una vicenda definita

eticamente inaccettabile e scandalosa: una buonuscita di quella entità, corrisponde allo stipendio di almeno cento lavoratori del settore bancario

– ricorda il segretario Fisac Agostino Megale -. È paradossale che tutto questo avvenga proprio mentre l’Abi disdetta il contratto e nella settimana in cui la banca perde due miliardi di euro di capitalizzazione per la caduta del valore delle azioni». Il sindacalista sul piede di guerra – a fine mese è previsto lo sciopero nazionale dei bancari – chiede che si pensi ad una legge «seria» sui tetto ai compensi dei manager. Ma anche questa è faccenda molto complicata: sul fronte pubblico qualche passo in avanti è stato fatto con «la direttiva che fissa i criteri delle società quotate e partecipate dallo Stato », ricorda sempre Fassina. Ma nel privato «Sarebbe necessaria una riflessione e una regolamentazione europea». Chi de manager di Banca Intesa si era occupato già qualche tempo fa è Elio Lannutti, presidente Adusbef ed ex senatore dell’Idv il quale sostiene che Cucchiani sarebbe «caduto sul caso Zaleski », facendo riferimento all’esposizione miliardaria del finanziere di origine franco-polacca verso le banche, e in particolare verso Intesa (1,2 miliardi). Sui fidi che secondo Lannutti sarebbero stati «elargiti senza garanzie» a Romain Zaleski, che in parte sarebbero stati utilizzati «per acquistare azioni nella stessa banca». Adusbef e Federconsumatori hanno in proposito presentato un esposto alle procure di Brescia e Milano. «Sarebbe ora che si facesse luce su queste vicende», lamenta Lannutti. All’ex senatore risponde indirettamente il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, che nega legami tra l’uscita di Cucchiani e la vicenda Zaleski: «Su quella vicenda tutto il sistema bancario è impegnato. Si è raggiunta una soluzione che è stata comune a tutti i creditori bancari e che ha la caratteristica di massimizzare la possibilità di recuperare dei capitali immobilizzati in quei crediti».

Was this article helpful?
YesNo

    Questo articolo ti è stato utile No

    Pulsante per tornare all'inizio
    error: Content is protected !!