eticamente inaccettabile e scandalosa: una buonuscita di quella entità, corrisponde allo stipendio di almeno cento lavoratori del settore bancario
– ricorda il segretario Fisac Agostino Megale -. È paradossale che tutto questo avvenga proprio mentre l’Abi disdetta il contratto e nella settimana in cui la banca perde due miliardi di euro di capitalizzazione per la caduta del valore delle azioni». Il sindacalista sul piede di guerra – a fine mese è previsto lo sciopero nazionale dei bancari – chiede che si pensi ad una legge «seria» sui tetto ai compensi dei manager. Ma anche questa è faccenda molto complicata: sul fronte pubblico qualche passo in avanti è stato fatto con «la direttiva che fissa i criteri delle società quotate e partecipate dallo Stato », ricorda sempre Fassina. Ma nel privato «Sarebbe necessaria una riflessione e una regolamentazione europea». Chi de manager di Banca Intesa si era occupato già qualche tempo fa è Elio Lannutti, presidente Adusbef ed ex senatore dell’Idv il quale sostiene che Cucchiani sarebbe «caduto sul caso Zaleski », facendo riferimento all’esposizione miliardaria del finanziere di origine franco-polacca verso le banche, e in particolare verso Intesa (1,2 miliardi). Sui fidi che secondo Lannutti sarebbero stati «elargiti senza garanzie» a Romain Zaleski, che in parte sarebbero stati utilizzati «per acquistare azioni nella stessa banca». Adusbef e Federconsumatori hanno in proposito presentato un esposto alle procure di Brescia e Milano. «Sarebbe ora che si facesse luce su queste vicende», lamenta Lannutti. All’ex senatore risponde indirettamente il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, che nega legami tra l’uscita di Cucchiani e la vicenda Zaleski: «Su quella vicenda tutto il sistema bancario è impegnato. Si è raggiunta una soluzione che è stata comune a tutti i creditori bancari e che ha la caratteristica di massimizzare la possibilità di recuperare dei capitali immobilizzati in quei crediti».