Banca delle Marche: I Letta Bond non esistono

Siamo molto soddisfatti dell’intenso dibattito che si sta svolgendo attorno ai c.d. “Letta Bond”, neologismo sintetico da Noi creato alcune settimane orsono; lo strumento ad oggi non esiste ma la necessità si! Occorre affrontare a livello politico e istituzionale il problema sistemico inerente le Banche Medie e del Territorio che si è appalesato negli ultimi mesi per sostenere il credito alle Famiglie, alle PMI e tutelare l’Occupazione dentro e fuori la Banca e cercare alleanze in questa giusta battaglia presso i Territori che vivono identico travaglio.
Chiamiamoli “Letta Bond”, interventi mirati della Cassa Depositi e Prestiti, rivalutazione delle quote Banca d’Italia o altro ancora ma occorre discuterne e trovare le soluzioni, ci sembra prematuro criticare a prescindere gli strumenti e gli eventuali loro “costi” quando ancora questi non esistono; i problemi vanno discussi e affrontati non evitati; per questo vanno creati nuovi strumenti, perché ad oggi i vari piani industriali e di rafforzamento patrimoniale sono “liquidatori” per le Azienda e a dir poco devastanti sotto il profilo sociale (basti pensare alle riduzioni di spesa previste dal piano Banca Marche 120 milioni di spese e costi (= meno risparmio e meno consumi) di cui la maggior parte verrebbero tolti al territorio marchigiano). Lo ricordiamo: Banca Marche è “Lavoro che genera Lavoro”.
Oggi alle 11 i Segretari delle 5 Sigle Aziendali si incontreranno convocati dalla Presidenza del Fondo Pensioni, a seguire vi sarà, tra loro, incontro unitario intersindacale.
Alcuni esponenti sindacali di rilievo di altre sigle si sono dichiarati disponibili alla cessione di asset, altri invece si preoccupano dei dividendi da corrispondere nel futuro alle Fondazioni Azioniste. L’unità sindacale è fatta di verità non mascherabili: i rappresentanti dei Lavoratori devono essere indisponibili a cedere anche un solo sportello della rete o un solo bit del Ced, non si devono preoccupare dei potenti di turno (se la cavano da soli) ma debbono difendere e tutelare l’occupazione presente e futura, bisogna fermare, con tutte le armi a disposizione e non solo, questo Piano Industriale “liquidatorio”, debbono impedire che l’aumento di capitale sia lo strumento per la vendita di Banca Marche, non possono attendere che sia la Banca a “colpire” per prima, non possono dimenticare le responsabilità passate e presenti di chi ci ha portato in questa situazione.
Noi svolgiamo e svolgeremo il lavoro sindacale in questa maniera: sulle verità e sulla azione.
Jesi, 1 Ottobre 2013
Dircredito – Fiba/Cisl – Fisac/Cgil

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