Un “giudizio positivo” dunque sul dl, che “sottolinea l’importanza di misure repressive e di azioni di tutela delle vittime di violenza”. A patto, che contemporaneamente ci sia “un necessario impegno da parte del Governo sulla prevenzione del fenomeno”, così come previsto nella Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia. Critiche invece per “l’assenza nel decreto della presa in carico delle vittime di violenza, quando appare di tutta evidenza per la sua efficacia la necessità di misure concrete di sostegno economico ai centri antiviolenza; le case-lavoro, come strutture che accompagnano le donne a ritrovare la propria autonomia attraverso la ricerca di soluzioni al problema lavoro e la formazione di tutti gli operatori, non solo della Polizia di stato, che entrano in contatto con le vittime”.
Per la Cgil è quindi “preoccupante” che non sia stato previsto alcun finanziamento legato alla prevenzione, vale a dire “l’educazione, la formazione, la raccolta strutturata di dati, le forme di assistenza, sostegno e protezione delle vittime. Ci si sarebbe aspettati una legge organica e finanziata che affrontasse tutti gli aspetti relativi alla violenza di genere e non solo gli aspetti penali, perchè senza un adeguato lavoro di prevenzione, di potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza, di formazione degli operatori, di adeguati interventi educativi, culturali e sociali, si rischia di rendere vano l’intervento legislativo e la fiducia da parte delle donne di poter essere adeguatamente protette”.
E’ stato inoltre richiesto che le parti sociali e la società civile siano consultate e coinvolte nel Piano del Governo per apportare le esperienze e le pratiche già sviluppate nei territori nel corso degli anni. A partire dall’impegno di Cgil, Cisl, Uil sul tema della violenza sulle donne nei luoghi di lavoro. Sul tema, lo scorso novembre i tre sindacati, hanno presentato un protocollo unitario sulla violenza delle donne nei luoghi di lavoro. Il protocollo “è uno strumento di lavoro da attivare attraverso iniziative contrattuali, di formazione e di intese con le istituzioni e le parti sociali, con l’obiettivo di contrastare quei fenomeni di violenza, mobbing, pressione psicologica, nei luoghi di lavoro, spesso non denunciati dalle vittime per paura di perdere l’occupazione”. La Cgil, in conclusione, ritiene che “anche questi aspetti vadano affrontati nel Piano del Governo” e proporrà a Confindustria “di attuare rapidamente l’Accordo quadro europeo negoziato a Bruxelles nel 2007 sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro”.