Il Direttore Signorini ci ha confermato che, come Area, siamo sostanzialmente in linea con i risultati complessivi della Banca, che evidenziano un significativo miglioramento della liquidità e la sensibile contrazione delle spese per il personale, che però non riescono a compensare i maggiori accantonamenti collegati alla cattiva qualità del credito, nostro vero tallone di Achille, e la significativa diminuzione del margine di interesse.
Potremmo semplificare affermando che i lavoratori stanno facendo la loro parte ma … evidentemente solo loro.
Sul versante domestico risulta evidente l’impossibilità e la mancata volontà di operare coinvolgendo le organizzazioni sindacali non solo in termini di organici, ma anche di adeguamenti organizzativi, di condizioni igieniche e di sicurezza: a tale proposito evidenziamo che nel nostro territorio, ad alto rischio rapine con quotidiani eventi criminosi, la Banca non solo non ha ancora completato tutti gli investimenti previsti per l’adeguamento della sicurezza delle filiali, ma sta provvedendo anche a ridurre nel contempo i servizi di vigilanza. L’imprinting della nostra Direzione Generale di autoreferenzialità e scarso coinvolgimento dei lavoratori e di chi li rappresenta si sta pericolosamente estendendo anche alle periferie.
I vecchi amministratori hanno operato scelte nefaste e penalmente rilevanti, nascondendo lo stato di pessima salute della banca; chi doveva vigilare non lo ha fatto in modo adeguato, ma i nuovi amministratori stanno operando con evidente scarsa trasparenza anche nei confronti del mercato e con evidente disprezzo dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali, non prevedendo alcun tipo di coinvolgimento nelle discutibili scelte che stanno facendo ed alimentando, anzi, paura ed incertezza. Dopo diciotto mesi di nuova gestione e dopo quasi nove mesi dalla firma di un lacerante accordo separato, che si stanno rivelando incapaci di traghettarci verso il risanamento, siamo ancora in mezzo al guado più esposti che mai.
Le sigle firmatarie dell’inutile ed iniquo accordo separato scrivono che i lavoratori, più corretto sarebbe dire una parte dei lavoratori, non potrebbero sopportare tagli alla retribuzione diretta, ritenendo evidentemente che l’altra parte – ancorché minoritaria – possa invece farsi carico di un percorso di precarizzazione. Noi continuiamo a ritenere che una alternativa è doverosa e che il paradigma di salvare per il momento i molti condannando subito i pochi è ormai definitivamente naufragato.
Per noi è inaccettabile che il salvataggio di una banca, per di più con fondi pubblici, avvenga attraverso meccanismi di precarizzazione del lavoro contestuali all’assunzione di lavoratori dall’esterno, in assenza di un quadro di trasparenza sugli stipendi dei manager e della loro compartecipazione al risanamento.
Noi crediamo che questa banca possa essere risanata con il contributo di tutti, nessuno escluso.
SIAMO TUTTI ESTERNALIZZANDI: DIFENDIAMOCI!!!!
Milano, 10 settembre 2013 LA SEGRETERIA