Luglio è mese di pagelle, e anche quest’anno l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con la sua Relazione Annuale presentata in questi giorni, dà i propri voti ai suoi “alunni”, siano essi grandi aziende o piccole start-up, consumatori o cittadini, attori sovranazionali o comunità locali: se infatti il poeta Calabrò ci aveva abituato a presentazioni piene di citazioni auliche, il professor Cardani e il nuovo Consiglio sembrano avere un’aria più accademica, e la discussione assume a volte il tono di una lectio magistralis. La lezione parte quest’anno da Internet. Per quanto riguarda la Rete, anche nel 2012 si conferma l’arretratezza dell’Italia rispetto agli altri paesi europei: un italiano su tre non ha mai avuto accesso a Internet (solo Grecia, Bulgaria e Romania presentano dati peggiori), e gli altri due sono comunque poco attivi (l’Italia è terz’ultima nel diversification index). Anche per la rete (intesa come infrastruttura), la situazione italiana appare critica, con gli investimenti nelle tlc ridotti nell’ultimo anno. E non appaiono all’orizzonte nuovi investimenti in reti a banda larga, stando a quanto dichiarato dall’incumbent. Basso il voto in pagella anche per i media, prosegue il Presidente, con una contrazione di un miliardo di euro del Sistema Integrato delle Comunicazioni. L’unica “promossa” è la raccolta pubblicitaria su internet, che aumenta del 12%. Rimandato a settembre il settore postale, che vede l’Autorità “muovere i primi passi con la dovuta attenzione”. La cautela sembrerebbe dovuta anche al mancato finanziamento da parte delle imprese postali.
Come FISAC CGIL, ci aspettavamo qualcosa in più rispetto ad alcune problematiche che affliggono i settori economici per i quali l’Autorità svolge la propria azione di regolamentazione e di vigilanza:
Salvaguardia dei posti di lavoro
La salvaguardia dei posti di lavoro nel comparto delle comunicazioni elettroniche, dove le trattative sindacali, a livello confederale, ci vedono impegnati a fronteggiare la progressiva riduzione occupazionale con l’attuazione dei contratti di solidarietà, la cassa integrazione e la gestione dei problemi collegati alla messa in mobilità dei lavoratori. C’è di che essere preoccupati, e la CGIL lo è, perché la privatizzazione del settore e l’implementazione dei (numerosi) modelli concorrenziali degli ultimi 15 anni, ha misurato una sostanziale riduzione e, in taluni casi, distruzione delle attività produttive preesistenti.
Sopravvivenza delle imprese
L’avvio della concorrenza ha vissuto l’iniziale creazione di una rilevante moltitudine di imprese che, tuttavia, non sono state in grado di sopravvivere al primo decennio di attuazione della concorrenza. Le ragioni di fondo sono molteplici e comprendono la bolle finanziaria, le privatizzazioni attuate per rientrare nei vincoli europei, la struttura produttiva nazionale, ecc.. Quelle esperienze concorrenziali sono state inizialmente esaltate, ma successivamente, in molti casi, sono fallite e oggi lasciano strascichi di difficili vertenze sindacali. A fronte della concorrenza e della riduzione delle tariffe, un discorso a consuntivo del bene comune richiederebbe anche un’analisi dei costi sociali collegati. Gli esperimenti falliti vengono oggi silenziosamente pagati, soprattutto, dai lavoratori del comparto.
Infine, questa O.S. ritiene che si devono fare ulteriori sforzi per rafforzare la tutela degli utenti attraverso un maggior coinvolgimento dei Corecom , delle associazioni dei consumatori e degli organi periferici del Ministero dello sviluppo economico. L’argomento costituisce tradizionalmente un punto di interesse centrale per il sindacato. Siamo attenti e compiaciuti rispetto alle opportunità offerte all’utente finale, ma siamo anche preoccupati per la crescente complessità e la necessità di sempre più sofisticate azioni per garantire la lealtà e la correttezza dei comportamenti. L’AGCOM, per ruolo e per competenza, deve rafforzare le forze che servono a trainare questa evoluzione. Perché l’utente, col digitale, non deve vedere smantellate quelle garanzie oggi tutelate nel servizio tradizionale .
Auspichiamo pertanto che abbia seguito la riflessione “sull’aggiornamento di regole che appaiono obsolete e inefficaci nell’affrontare il ruolo di vigilanza” per i temi che vanno dalla par condicio alla tutela dei minori – tema quest’ultimo di importanza incalcolabile ma palesemente trascurato – , con il coinvolgimento di tutti i player del settore. Ed ancora per quanto riguarda La Proprietà Intellettuale riteniamo che deve essere difeso il diritto di accesso alla rete e alle informazioni. Le nuove tecnologie hanno reso complessa l’esistenza dei player tradizionali, ma non è solo esclusivamente la pirateria a condizionare negativamente il sistema.
La “corsa ad ostacoli” sarà probabilmente più complessa di quanto avvertito nel corso della precedente consiliatura. Per questa ragione riteniamo che è anche giunto il momento di “migliorare l’organizzazione interna anche attraverso una equa ripartizione di competenze tra la sede principale di Napoli e quella secondaria di Roma ( nel corso degli anni c’è stato un anomalo ed ingiustificato depauperamento della sede di Napoli che ha anche penalizzato il Mezzogiorno considerato che le telecomunicazioni sono un potente strumento di sviluppo) e le modalità di interazione con le istituzioni, le imprese, i consumatori e i rappresentanti della società, con un approccio di partecipazione, confronto e trasparenza”.
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