Toscana: ora i prestiti per arrivare a fine mese

By: EelcoCC BY-NC 2.0

Intervista alla Segretaria Generale della Fisac Cgil Toscana nell’ambito della presentazione dell’iniziativa della Cgil Toscana “Microcredito per i lavoratori in difficoltà”.

“Microcredito per i lavoratori in difficoltà”: uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro (prestiti attivabili in 20 milioni) è previsto nel protocollo tra Regione e sindacati. Qual è il senso del piano?

“L’idea è arrivare col credito a quei soggetti che nel sistema tradizionale sono considerati non bancabili, in quanto non in grado di fornire garanzie di restituzione. E’ uno strumento che non vuol produrre ricchezza, ma dignità. I soldi sono visti come un aiuto alle persone ad uscire dalle difficoltà: ma non c’è carità. E’ dignità: io ti do i soldi, tu me li restituisci. Gli interessi? Minimi, e pagati dall’istituzione. Poi, viene fatto un programma di restituzione in base alle possibilità della persona”.

Istruzioni per l’uso?

“In ogni territorio la Cgil si organizzerà per rendere questo protocollo ‘fruibile’. Recuperando un’idea di comunità e relazione sociale, per una transazione non di soldi ma di relazioni umane, nella centralità della persona”.

Altre esperienze di Microcredito in Toscana?

“Due in particolare, a Firenze. Una all’Isolotto, col Fondo Essere. L’altra alle Piagge: si appoggia a Mag6, una cooperativa finanziaria da cui è nata Mag Firenze. Un percorso partecipativo ha visto la raccolta del capitale tramite l’azionariato popolare. Il Fondo delle Piagge lavora sulla ristretta comunità locale: chi chiede un prestito è preso in carica dal quartiere, per combattere quella solitudine che si impossessa di chi entra in difficoltà economiche”.
Come sono cambiate negli anni le persone che si rivolgono al Microcredito?
“All’inizio le persone chiedevano soldi per iniziare un’attività. Ora arrivano persone che non arrivano a fine mese e non sanno come pagare le bollette, le spese mediche, i libri scolastici per i figli. Succede anche nel mondo del credito classico: aumenta il numero di chi va alle finanziarie a chiedere prestiti personali per andare avanti e non per acquistare beni o servizi, o aprire attività. E poi c’è chi ha perso il lavoro, un grande elemento di isolamento”.

E’ un periodo di terreno fertile per l’usura?

“Purtroppo sì. Il mercato dell’usura cresce, è un sintomo ne è anche il proliferare dei negozi Compro Oro, come dimostrano anche alcune operazioni della Guardia di Finanza. La chiusura dei meccanismi del credito, la mancanza di lavoro, il crollo dei redditi, i prestiti non onorati, le banche che chiudono i rubinetti: da qualche parte questo meccanismo, questo circolo vizioso che genera povertà e difficoltà economiche e sociali, va rotto”.

Il ruolo della Cgil si è allargato?

“La società ci pone nuove sfide. Nel mio settore, quello dei bancari, cerchiamo di offrire proposte alternative e concrete, contaminando il sistema tradizionale con nuovi modelli di banca e di sviluppo, come è stata ad esempio Banca Etica. Quando parliamo di nuovo modello di sviluppo, pensiamo ad un modello economico e sociale che metta al centro le persone, il loro valore, il lavoro e la dignità. Un modello in cui la solidarietà propria della Cgil sia in grado di bucare la bolla di solitudine ed isolamento che rischia di inghiottirci”.

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