Coordinamento Donne 3 Luglio: La Relazione

By: Marcio Eugenio – All Rights Reserved

Care compagne, credo che nonostante i continui attacchi alla dignità delle donne e al crescente numero di donne uccise per mano degli uomini qualche forza positiva si stia muovendo in questo paese. Spesso sono le leggi che influenzano i comportamenti dei cittadini. A volte invece sono i comportamenti dei cittadini che determinano le leggi, il costume che innova la legislazione. Nel caso della appena approvata Convenzione di Istanbul e’ stata infatti la nuova consapevolezza del nostro tempo contro la violenza alle donne ad aver scosso prima la Camera e poi il Senato. Con la convenzione di Istanbul diventata legge della Repubblica Italiana siamo a quel primo piccolo passo che magari oggi non si vede o pesa poco ma col tempo avrà aperto il nuovo cammino per prevenire la violenza, proteggere le vittime, punire i colpevoli.
Siamo ancora molto lontani dall’obiettivo, infatti perché diventi operativa dovrà essere ratificata da almeno 10 Stati di cui 8 componenti del Consiglio d’Europa. Inoltre servono leggi per renderla operativa ma soprattutto coperture finanziarie.
Ma cosa è la La Convenzione di Istanbul? E’ la convenzione del consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne siglata ad Istanbul l’11 maggio del 2011.  Il testo rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che mira a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza.
La convenzione elenca, in 81 punti,  tutti i campi di intervento sottolineando che gli Stati dovranno adottare tutte le misure legislative e di altro tipo per esercitare la “debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali”.La convenzione inoltre spiega che la sua validità si applica “a tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica che colpisce le donne in maniera sproporzionata”. Il fine è chiaro: sanzionare “tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti,la coercizione o la privazione arbitraria della libertà,sia nella vita pubblica, sia nella vita privata”.
Quindi contrasto ad ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne; dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali.
La ratifica della Convenzione di Istanbul, rappresenta un primo importante passo avanti, ma dobbiamo evitare che questo atto si riduca a pura operazione di immagine: tale sarebbe se si lasciasse immutata la legislazione vigente”. La discussione in aula prima del voto ha spinto molti deputati di  diversi gruppi a chiedere che si vada oltre la ratifica della normativa internazionale che interviene anche sulla violenza domestica.
La strada dunque è ancora molto lunga ma il fatto che l’Italia sia tra i primi 5 paesi ad aver ratificato è sicuramente un segnale incoraggiante come incoraggiante è quello che ha fatto, nel suo breve mandato, la ministra della pari opportunità Josefa idem, ha infatti costituito una taske force per creare un osservatorio sulla violenza di genere (previsto dalla Convenzione), numero verde per gli uomini maltrattanti,, ha chiesto la collaborazone dello IAP (istituto di autodisciplina Pubblicitaria)per contrastare in tempi più rapidi le pubblicità lesive della dignità della donna, tutti passaggi importanti anche se si rischia di procedere a step senza arrivare l nodo della convenzione ovvero “ al raggiungimento dell’uguaglianza di genere de jure e de facto” che rende dunque necessario uno scardinamento della società patriarcale con politiche soprattutto di prevenzione , efficaci globali e coordinate.
Dicevo il suo breve mandato perchè per i motivi che sappiamo la ministra ha rassegnato le sue dimissioni. E proprio in controtendenza a tutto quello che di buono si stava muovendo Ii Governo ha deciso di re-distribuire le deleghe, senza procedere alla nomina di una nuova Ministra.
lo troviamo un gravissimo atto di irresponsabilità Istituzionale, perchè oggi più che mai c’è bisogno di una “cabina di regia”, che solleciti il contributo dei singoli attori istituzionali e non, al fine di apportare nel nostro ordinamento le riforme necessarie a rendere funzionante il meccanismo delle pari opportunità.
Una cabina di regia che nel nostro paese è fondamentale proprio perchè assistiamo ad uno scollamento tra ciò che a livello territoriale si fa e quello che invece viene fatto a livello centrale penso alla doppia preferenza di genere che è entrata nella legge elettorale di molte regioni ma che non riesce ad avere spazio nella discussione nazionale o l’ attacco della L.194.
doppia preferenza di genere: Cosa dicono le ultime elezioni amministrative per le donne? Se si guarda al risultato dei sindaci, il dato è sconfortante: poco più di 1 eletta ogni 10. Ma nei consigli comunali – a partire da Roma – le cose cambiano, grazie al meccanismo della doppia preferenza.
La doppia preferenza, pochissimo pubblicizzata e pochissimo nota ( i giornali li hanno dedicato qualche trafiletto)infatti, ha funzionato. Oggi il Consiglio comunale di Roma conta 15 donne (nel precedente erano solo 2) su 48 consiglieri, quasi il 30%.
Ecco, quindi, che quando viene introdotto nella democrazia un meccanismo che rende visibile la differenza dei generi e chiede all’elettore e all’elettrice di prenderne coscienza le cose cambiano. Il prevalere del potere maschile può essere preso in una morsa: da una parte le poche donne che hanno raggiunto posizioni di primo piano e non intendono dimenticarsi delle altre, dall’altra le molte che cominciano dalla base e vengono finalmente “scelte” nelle assemblee locali perché non sono più invisibili e marginali.

 C’e poi laL. 194 difesa da comitati e associazioni di donne che si battono tutti i giorni affinchè l’obiezione di coscienza che raggiunge in alcune regioni percentuali pari al 85% non vanifichi completamente la legge mentre n parlamento vengono presentate ben 6 mozioni diverse per arginare l fenomeno dell’obiezione di coscienza e non si è in grado di fare una sintesi e di contrastare in modo netto tale tendenza.

Abbiamo ancora molta strada da fare, soprattutto dal punto di vista culturale, infatti ce lo dimostra lo studio di banca d’Italia, che analizza l’evoluzione della normativa di genere in Italia ed in Europa il problema maggiore del nostro paese non è tanto la legislazione in materia di pari opportunità quanto la promozione di tale normativa. L’analisi di banca d’Italia suggerisce che i divari esistenti tra paesi nel raggiungimento della parità di genere sono principalmente legati ad un problema di “effettività” delle regole.
Di natura culturale è poi una delle principali cause dell’aumento di casi di violenza sulle donne e di femminicidio.

Per questo abbiamo pensato di organizzare per il 26 settembre un’iniziativa dal titolo “non una di più” , che ha come obiettivo principale l’analisi del fenomeno della violenza contro le donne, che ha assunto negli ultimi anni proporzioni intollerabili e che con cadenza giornaliera occupa le cronache nazionali. Un analisi che parte dal contributo di giuriste che danno assistenza legale presso centri di assistenza a donne maltrattate alle testimonianze delle operatrici che in questi centri ci lavorano fino ad arrivare alle donne della politica perchè anche noi donne della fisac vogliamo costituire un’ altra voce tra e tante che in questi si stanno alzando, a sostegno delle iniziative, anche legislative, per promuovere il cambiamento culturale che è necessario per fermare questa strage. Partendo dall’oggettività dei dati e ascoltando le testimonianze di coloro che ogni giorno si occupano concretamente e dolorosamente della violenza contro le donne, vogliamo confrontarci con le istituzioni, quindi con le donne della politica per sostenerle nel percorso già intrapreso.
Sarà un’iniziativa organizzata dall’esecutivo ma alla quale ci impegneremo affichè partecipino gli uomini dell’organizzazione poiché siamo convinte che solo insieme a loro potremmo risolvere un problema che riguarda tutti donne e uomini.

Venendo ai temi che riguardano il nostro settore. Il 19 aprile è stato firmato il verbale di accordo in tema di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, pari opportunità e responsabilità sociale di impresa”; per chi non o sapesse la L. 228 del 24 dicembre 2012 ha previsto la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria attribuendo alla contrattazione collettiva il compito di stabilirne le relative modalità di fruizione. Nello scorso coordinamento Elena Aiazzi ci preannunciava le difficoltà che le OOSS stavano incontrando a far passare la loro proposta di articolazione del congedo ad ore proponendo di regolamentare in qualche modo con un part time che avrebbe consentito alle madri o ai padri di avere una remunerazione più alta. Purtroppo ABI intendeva subordinare la concessione del congedo ad ore in forma di part time alle esigenze di servizio trasformando di fatto un diritto in qualcosa che l’azienda poteva o non poteva concedere a seconda delle esigenze di servizio. Le ooss hanno fatto una lettera alla consigliera di pari opportunità per sapere la sua opinione in merito. Nel frattempo si sono insediate le commissioni pari opportuità e RSI che stanno pianificando nell’incontro del 28 un percorso unico, le commissioni rimarranno comunque separate per evitare che lo stop di una commissione non vanifichi il lavoro anche del’altra. il 28 giugno si è riunita la parte sindacale della commissione pari opportunità e responsabilità sociale di impresa, in quell’incontro sostanzialmente si è cercato di tracciare un percorso che si snoda su tre filoni: -welfare aziendale-mobilità sostenibile-conciliazione di tempi di vita di lavoro. Le ooss hanno chiesto un incontro ad ABI per 19 luglio.

In conclusione Vi ricordiamo che qualsiasi iniziativa fatta dai coordinamenti territorali deve essere messa in rete ( potete scrivere a noi donne@ fisac.it e noi lo facciamo pubblicare sul portale) perchè diventi patrmonio comune di tutta l’organizzazione e perchè capita spesso che il lavoro fatto da un coordinamento possa rappresentare un spunto per un altro territorio , fare rete infatti vuol dire anche risparmiare tempo. Per gli uomini invece fare rete spesso vuol dire perdere potere, è una delle cose che abbiamo imparato a Cattolica durante il corso “La strategia dell’orso”. A Cattolica gli orsi ci hanno dato molti consigli: che la gestione del tempo altro non è che la gestione della propria vita, che ci sono ruoli attesi agiti e prescritti, la differenza tra urgente e importante e che esistono mangiatori di tempo. Il corso ha riscosso molto successo e noi siamo molto contente per questo, sono però emerse delle critiche rispetto al fatto che questo corso dovrebbe essere fatto anche agli uomini proprio perchè la difficoltà gestire il tempo per le donne è data dal fatto che i tempi della nostra organizzazione sono “tempi maschili”. Invito chi ha partecipato al corso ed è presenti qui oggi a socializzare con le altre compagne le impressioni sul corso e ad evidenziarne i punti critici per far sì che si posa riproporre anche magari modificandolo in base alle esigenze delle compagne.

Credo che oggi sia importante commentare la sentenza della scorsa settimana che ha condannato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile.
E’ una sentenza che anche se di primo grado, mi ha procurato una certa soddisfazione, non perchè questo cambierà le nostre vite ma perchè mi ha riproiettata a quel 13 febbraio nel quale tutte noi siamo scese in piazza per dire basta all’immagine offensiva che il berlusconismo stava dando delle donne e ho ripercorso la strada che insieme abbiamo fatto noi donne della Cgil ma anche nei movimenti, ho ripensato a quel risveglio che è stato il segnale che forse in questo paese davvero qualcosa sta cambiando. Pensare che la mia generazione, che non ha potuto vivere direttamente la vivissima stagione del femminismo degli anni ’70 potesse essere protagonista di quel momento mi iniettò una dose di entusiasmo che si riaccende in occasioni come questa.

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