Banche, i costi dei c/c troppo elevati

By: David Cornejo – All Rights Reserved
da repubblica.it – Adusbef e Federconsumatori fanno contestano i dati di Bankitalia e puntano il dito contro i costi di gestione di un conto corrente bancario in Italia. Secondo le due associazioni dei consumatori, il costo medio di gestione di un c/c varia dai 238,35 euro ai 337,18 euro all’anno, con una media ponderata pari a 320,5 euro. Dal monitoraggio sulle 10 principali banche, Federconsumatori e Adusbef denunciano come il costo medio di gestione di un conto corrente con “profilo a bassa operatività”, sia superiore del 318% in più di quanto sostenuto da Bankitalia.

Il riferimento delle due associazioni è a quanto dichiarato dal direttore centrale per la Vigilanza, Carmelo Barbagallo, secondo il quale i costi dei conti correnti continuerebbero a calare e si sarebbero attestati a 101 euro nel 2012. Barbagallo aveva parlato dei c/c aperti nell’ultimo anno, per i quali “la spesa si pone ben al di sotto della media (101 euro) e, al netto degli utilizzi a debito, è pari a 60,5 euro; il costo cresce invece con l’aumentare dell’anzianità dei conti fino a raggiungere l’importo di 99,6 euro per quelli con dieci o più anni di anzianità”.

Tabella: i costi banca per banca

Adusbef e Federconsumatori, si legge nella loro nota, hanno “raccolto i dati delle 10 maggiori banche (Unicredit, Intesa San Paolo, Bnl, Mps, Banca Popolare, Carige, Popolare di Milano, Banca Sella, Popolare di Vicenza, Credem), che detengono l’85% del mercato, esaminando, tassi, costi, spese e condizioni con l’Isc, l’Indicatore sintetico di costo, voluto proprio dalla Banca d’Italia e dall’Abi”. Invece dei 101 euro di costi, il monitoraggio “attesta che il costo medio di gestione di un conto corrente con ‘profilo a bassa operatività’, varia dai 238,35 euro della Bnl ai 337,18 di Unicredit; dai 273,20 di Intesa San Paolo, ai 438,70 della Banca Popolare di Vicenza, con una media ponderata Isc pari a 320,5 euro, il 318% in più di quanto sbandierato da Bankitalia”.

Le associazioni proseguono con alcuni altri esempi: “Pagare una bolletta costa fino a 4 euro (Bnl), per un bonifico 5 euro (Popolare Vicenza), saldare la rata Imu arriva a costare 10 euro (Mps), saldare una rata di fitto 5 euro (Unicredit), sconfinare sul conto costa il 20% al Banco Popolare; gli interessi sulle somme depositate sono pari allo 0,010% in Bnl, Unicredit, Intesa San Paolo e Popolare di Vicenza. L’istruttoria veloce costa 50 euro alla Carige ed Unicredit; 40 euro alla Popolare di Milano,30 euro al Banco Popolare”.

Altri monitoraggi sono stati fatti sui prelievi bancomat da sportello di altra banca: “In media è applicato un costo di 2 euro. La spesa massima è imposta da Banca Popolare di Vicenza con 2,20 euro; la minima da Banca Sella con 1,81 euro. Unicredit non impone spese se non ha agenzie nel comune dove si effettua il prelievo”. Quanto ai “bonifici, per quelli ‘Italia con addebito in conto’, il costo medio per bonifici presso altra banca si aggira attorno ai 4,60 euro. La più costosa risulta essere Unicredit con 5,25 euro, seguita da Bpm e da Banca Polare di Vicenza (con 5 euro. La più economica risulta essere Banca Sella con 3,50 euro. Per bonifici presso stessa banca la più economica risulta essere il Credem con 2,37 euro).

Doloroso il capitolo dei tassi, cioè quanto le banche remunerano i depositi da parte dei clienti: “Sono praticamente azzerati: 0,01 per cento per 9 banche tranne Banca Sella che offre lo 0,00%. I tassi sugli affidamenti vanno da un minimo di 13,75% di Banca Sella e Credem, fino al massimo di Unicredit che impone il 16,90 per fidi al di sotto dei 5000 euro e 15,60% oltre i 5.000 euro. Banca Popolare di Milano e IntesaSanPaolo non forniscono indicazioni, ma rimandano al documento “Informazioni europee di base”. Per gli sconfinamenti extra fido i tassi applicati restano praticamente gli stessi, ma l’operazione è gravata da “commissioni di istruttoria veloce” che raggiungono il massimo di 75 euro per ogni sconfinamento di Carige. Unicredit impone 50 euro per sconfinamento ma limita a 500 euro l’importo massimo applicabile dalla banca. I tassi applicati agli sconfinamenti di conti non affidati raggiungono il massimo in Intesa Sanpaolo che applica il 21,85% per sconfinamenti inferiori ai 1.500 euro e il 21,0625% per somme superiori. Mps si attesta al 19,80% per sconfinamenti superiori ai 5000 euro e al 18,5% se il rosso è compreso tra 1.500 e 5.000 euro”.

Riepilogando, concludono, “l’Isc delle 10 banche va da un massimo di 438,70 euro della Banca Popolare di Vicenza, in assoluto la più costosa delle 10 banche monitorate, ad un minimo di 238,35 euro di BNL, passando per i 400,10 di Banco Popolare, i 365,80 di Carige, i 337,18 di Unicredit, i 309,67 di Credem, i 291,30 del MPS, i 273,20 di IntesaSanpaolo”. Infine, la critica a via Nazionale: “Adusbef e Federconsumatori chiedono a Bankitalia maggiore serietà nel diffondere indagini confezionate ad uso e misura della banche vigilate, che in presenza di tale protezione, non attivano alcuna forma di concorrenza, continuando così a saccheggiare le tasche di famiglie ed imprese strozzate”.

La risposta di Bankitalia. Non si è fatta attendere la reazione di Bankitalia, che critica duramente lo studio di Adusbef e Federconsumatori: “C’è un problema di metodologia nello studio delle associazioni dei consumatori”, scrive Bankitalia in una nota.

“La nostra indagine è fondata su un campione significativo di conti correnti e sportelli; campione che tiene conto di varie tipologie di banche, aree geografiche e altre variabili socio-demografiche; si basa sui costi effettivi rilevati sugli estratti conto 2012 di quel campione; i nostri dati sono medie dei costi effettivamente sostenuti dai clienti sotto osservazione quindi non si basano su dati presunti”.

E ancora: “L’Isc pubblicato dalle banche sui fogli informativi e quindi su Patti Chiari e altre fonti pubbliche tiene conto di profili di operatività presunta pre-definiti nella normativa e non considera agevolazioni o clausole particolari che possono far discostare il costo effettivo verso il basso o l’alto”.

Infine, “la nostra indagine si fonda sull’operatività realmente sostenuta e non su dati presunti quali possono essere quelli evidenziati sui fogli informativi”. Insomma, le associazioni dei consumatori avrebbero stimato i numeri, mentre lo studio di Bankitalia terrebbe in considerazione dati reali.

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