In un articolo apparso recentemente su una pagina on-line de “Il Sole 24 Ore” Equitalia viene definita “un baraccone costoso” e “capace anche di produrre perdite” il cui “iperattivismo” è stato ora frenato dal Governo, mentre i dipendenti sono “sceriffi che almeno dal 2010 hanno perso mordente”, il costo del lavoro dei quali “pesa tantissimo sull’operatività della struttura”.
Non ci è dato sapere, al momento, se chi ha scritto tale articolo – e/o lo ha suggerito, o comunque voluto – si compiace tanto o poco delle “unghie spuntate” degli esattori dello Stato, a causa, per l’appunto, del “freno” imposto all’iperattivismo degli agenti della riscossione, e se si duole, o meno, della forte contrazione, da almeno un paio d’anni, dell’attività di Equitalia. Sembra però di intuire che non apprezza molto il fatto che “i salari degli sceriffi della tasse valgono il 50% del fatturato…un costo che non sarebbe accettabile –si sostiene nello scritto- in un’azienda privata”.
Il pezzo affronta ampiamente il tema del risultato di conto economico, cogliendo anche che ”gli aggi sono in flessione in relazione ai minori volumi di riscossione”, ed il relativo dato numerico è stato condizionato anche dall’introduzione della possibilità di ricorrere alla rateizzazione dei debiti da parte dei cittadini. Si chiarisce subito dopo che rispetto al risultato negativo di bilancio (la nostra società, in risposta, dichiara che il gruppo ha registrato una perdita solamente nel 2011) ha pesato anche il decremento dei rimborsi spese per le procedure coattive, e si evidenzia che “l’agenzia”, pur non essendo tenuta a fare profitti, “non dovrebbe neanche perdere soldi”.
La nota conclude che “il costo del lavoro è davvero un problema per Befera” ma, “per fortuna, la cura dimagrante” (che viene considerata dall’autore quantomeno opportuna..”con l’attività in calo, 8 mila dipendenti sembrano davvero eccessivi”.) è cominciata dal vertice.
Ci sorgono spontanee alcune domande ed osservazioni:
– quale è la finalità dello scritto? Supportare la pretesa del vertice della Holding di ridurre ulteriormente le retribuzioni del personale? …..naturalmente esclusi i vertici, perché loro, sembra pensare chi ha scritto il testo “la loro cura dimagrante l’hanno già fatta”……ma chi? …. e quando?…. Stiamo forse parlando della riduzione del numero dei consigli di amministrazione? Non era essa inevitabile, essendo stata concentrata l’attività delle tante ex società di riscossione nelle tre attuali?…ma sono state ridotte anche le retribuzioni delle singole persone, al “vertice”?
Negli ultimi dieci anni il numero degli addetti è diminuito di circa il 40%, e negli ultimi tre le retribuzioni del personale hanno subito il blocco del rinnovo del CCNL e la sterilizzazione degli istituti contrattuali di natura economica del CCNL e dei CIA, nella logica e con l’intento di “contenere e rivedere” la spesa pubblica. Il premio incentivante, inoltre, è già stato ridotto in misura sensibile….quanto occorre dare ancora, per continuare a lavorare?
– la composizione dei costi di un’azienda può variare in modo significativo, a seconda che sviluppi attività di produzione di beni o di servizi, e se è vero che in una realtà industriale le voci di costo più significative sono normalmente da considerare le materie prime, od i semilavorati che vengono acquistati e lavorati, oltre al costo del personale, e alle spese generali, in un’azienda che produce un servizio non è difficile, né dovrebbe essere difficilmente accettabile che il costo del personale rappresenti “una percentuale elevata del fatturato”. Nell’attuale particolare periodo storico, inoltre – quando i fatturati non sono “esattamente al massimo” -, questo valore di Equitalia risulta analogo a quello di altre aziende di servizio, a partire da quello di diverse aziende di credito;
– è positivo o negativo che l’attività della riscossione sia in forte contrazione ormai da un paio d’anni, per scelta del Governo e del Parlamento? Ed è responsabilità del personale la contrazione dei ricavi che inevitabilmente deriva dalla scelta del Governo di contrarre i volumi dell’attività di riscossione, ed implementare attività, quale quella delle rateizzazioni, che non prevedono uno specifico ritorno economico? Tale scelta è figlia della opportuna attenzione a situazioni di difficoltà determinatesi con la grave crisi generale, oltre che del clima velenoso che ne deriva, ma non pochi sono stati sfiorati dall’antipatico dubbio che nasconda anche una discutibile “sensibilità” alle ragioni di coloro che, pure potendo, preferiscono “dimenticare” di onorare il loro dovere di cittadino / contribuente;
– come cittadini della Stato Italiano e fruitori dei servizi che eventualmente possono essere realizzati a favore della collettività proprio con i proventi di imposte e tasse, riteniamo sia legittimo auspicare un sistema fiscale efficiente e che riscuote, invece che uno “frenato”. Allo stesso tempo ci permettiamo di esprimere l’opinione che la scelta di affidare il servizio di riscossione dei tributi locali a società private, oltre al forte rischio di far rientrare nel business della riscossione grossi capitali di provenienza quanto meno incerta comporta, almeno nei primi anni, un aumento dei costi per la collettività ed una quasi certa riduzione delle entrate degli enti locali che, nell’immediato, non sono generalmente in grado di effettuare efficientemente il servizio in proprio.
Fisac Cgil
Riscossione tributi
28 GIUGNO 2013