Riscossione: Le ragioni del si

By: Josh Santangelo – All Rights Reserved
Da un lato l’applicazione delle leggi di contenimento della spesa pubblica n.122 e quella più recente di revisione della spesa stanno portando ad un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro e dei trattamenti economici dei lavoratori del settore riscossione tributi, dall’altro, quello delle prospettive, la diminuzione dei volumi di attività (vedi fiscalità locale) e l’assenza di un meccanismo di remunerazione che compensi la maggiore farraginosità dell’operare imposto con le nuove normative, ma anzi l’abbattimento dell’aggio di riscossione deciso recentissimamente, stringono in una morsa sempre più preoccupante la categoria.
Tale negativa realtà sta sostanzialmente e velocissimamente spingendo il confronto sindacale verso un difficile conflitto con la controparte aziendale e della Holding la quale, in aggiunta ai sacrifici già sofferti dai lavoratori, cerca di imporne di ulteriori, e più pesanti ancora.
In questa situazione il livello alto della tensione rischia di portare a purtroppo facili contrapposizioni di interessi fra lavoratori, particolarmente se operanti in aree geografiche diverse e con condizioni normative ed economiche talvolta anche molto diverse.
La trattativa di armonizzazione contrattuale si sta trascinando da quasi un anno. Nel corso di tale lungo periodo le controparti aziendali (sostanzialmente i rappresentanti della Holding, che gestiscono a tutti gli effetti il confronto) hanno finto inizialmente di realizzare una trattativa dura, ma reale, per poi svelare la volontà, semplice ma ferma, di imporre ai lavoratori pesanti arretramenti su tutti i piani.
Il più recente confronto rispetto all’erogazione del premio di produttività a tutt’oggi si sostanzia, da parte aziendale, in una “proposta” di forte diminuzione delle somme precedentemente erogate.
Tutto ciò costituisce un difficilissimo terreno di lavoro dove non solamente le regole, ma perfino i valori sui quali si fonda l’iniziativa sindacale, ovvero quelli dell’equità e della solidarietà fra lavoratori vengono inevitabilmente messi a dura prova.
Negli ultimi mesi, alle problematiche relative all’armonizzazione dei vari istituti contrattuali e della retribuzione variabile (il premio di produttività, sempre risultante dalla contrattazione, ed il premio incentivante, quasi sempre più specificamente discrezionale) si è aggiunta la problematica del Fondo di solidarietà, che Equitalia ha inizialmente cercato di imporre obbligatoriamente a tutti coloro che ne abbiano maturato le condizioni d’accesso, e che solo ultimamente, quale risultato del confronto con le Segreterie Nazionali, ha accettato di avviare in forma volontaria.
Ritenevamo e riteniamo un risultato molto importante quello della sottoscrizione dell’accordo quadro nazionale che consente il percorso volontario e non obbligatorio al prepensionamento, valutando invece negativamente ogni imposizione aziendale, ovvero ogni decisione aziendale che pretenda di imporre scelte a colleghi, pochi o tanti che siano, relativamente alla loro vita. Per lo stesso motivo ritenevamo e riteniamo importante che quell’accordo possa dispiegare i suoi effetti, recependone le previsioni in accordi aziendali.
Alla logica di controfirmare l’obbligatorietà del Fondo per alcuni contrapponiamo l’esigenza, per la Fisac imprescindibile, di pretendere insieme rispetto per le scelte e le condizioni di tutti, nessuno escluso, e per il diritto di tutti ad ottenere un trattamento economico dignitoso, rigettando ogni ipotesi che possa portare a dividere il personale.
All’opzione della non firma, a fronte della posizione già chiara di controparte e nella consapevolezza che non c’è più tempo per tattiche di qualsivoglia tipo (l’attivazione del percorso per i colleghi che vorranno accettare quella possibilità richiede tempi tecnici, oggi quasi interamente annullati) la Fisac ha scelto, non da sola, quella della sottoscrizione di intese aziendali che valorizzano un accordo quadro nazionale sottoscritto il 29 maggio scorso da tutte le Segreterie Nazionali del settore.
Tali intese aziendali riteniamo valgano quale importante garanzia, per tutti i colleghi che rimangono al lavoro, di avviare un meccanismo che consentirà di ridurre fortemente il rischio di dovere procedere, forse a breve, all’attivazione di taluno di quei percorsi negativi (ad es: contratti di solidarietà, abbattimento della quota extra standard del premio di rendimento…) che l’art.19 del CCNL prevede nel caso di situazioni critiche quali quella dichiarata recentemente da Equitalia con l’attivazione della procedura prevista dal succitato art. 19.
Sono, queste, valutazioni che ci hanno portato ad una scelta condivisa da alcune organizzazioni sindacali, e non condivisa da altre.
Riteniamo che l’attività sindacale deve esercitarsi sempre all’insegna dell’equità e della solidarietà fra i lavoratori, e che sempre occorra ricercare percorsi che li uniscano e non li dividano, e che non privilegino alcuni a danno di altri. Sono condivisibili, tali orientamenti di fondo?
Una specifica iniziativa concreta ci ha portato ad una divaricazione, sancita recentemente in Equitalia Sud, ed oggi in Equitalia Nord e Centro da una differente posizione delle varie organizzazioni rispetto alla firma dell’accordo di recepimento a livello aziendale dell’intesa nazionale sul Fondo di solidarietà: riteniamo che non necessariamente tali diverse scelte debbano mettere in discussione il valore dell’unità dei lavoratori, delle organizzazioni che li rappresentano e dell’iniziativa comune che sempre fa più forti.  
Ovviamente, la condizione indispensabile è che l’iniziativa unitaria si svolga sempre nel pieno rispetto anche di scelte diverse e di coloro che le hanno operate.
Particolarmente in un momento così difficile come l’attuale, sia per le condizioni attuali che per quelle di prospettiva, pensiamo che la battaglia per la difesa delle condizioni e dei diritti dei lavoratori del settore possa essere condotta all’unisono, senza contrapporre lavoratore a lavoratore, iscritto ad iscritto, organizzazioni sindacali ad altre.

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