da Sole24Ore – La riforma Fornero pesa sul futuro del Fondo di solidarietà del credito. Entro il 30 giugno (ma pare certo uno slittamento a settembre), l’organismo totalmente autofinanziato da banche e lavoratori e gestito all’Inps dovrebbe trasformarsi in ente bilaterale. Lo prevede il comma 42 dell’articolo 3 della legge 28 giugno 2012, n. 92. È una svolta per il Fondo, che dal 2000 ha accompagnato alla pensione 47.900 bancari in esubero e oggi ne segue 15.100, con altri 2mila accessi nei prossimi mesi in base a una dozzina di recenti accordi. Ma se la revisione amministrativa è cosa dovuta, la trasformazione in ente bilaterale può scattare solo con decreto del ministro del Lavoro, di concerto con l’Economia, “Sulla base di accordi collettivi e contratti collettivi tra le organizzazioni più rappresentative a livello nazionale”. Passaggio, questo, non di natura tecnica ma politica, al quale è necessario un accordo tra Abi e sindacati che è lontano. Sul tema c’è chi sostiene che, senza l’adeguamento, i 140 milioni a disposizione del Fondo sarebbero incamerati dallo Stato. Alcuni giuristi ribattono che basta l’adeguamento amministrativo: una legge che sancisse lo “scippo” sarebbe a rischio di incostituzionalità. Il confronto tra banche e sindacati è iniziato oltre tre mesi fa. L’Abi ha proposto una bozza di ipotesi per la riforma in ente bilaterale. Il 18 aprile le segreterie di Dircredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito e Uilca hanno espresso una posizione unitaria: “Dalla discussione tecnica sulla proposta della controparte si evince nettamente come Abi tenti in realtà di ottenere una riduzione dei costi tramite il riferimento all’integrazione salariale ex Cassa integrazione (Cig), per la riduzione di orario/sospensione di attività lavorativa, con l’aggancio all’Aspi (ex indennità di disoccupazione) per l’assegno di sostegno. La proposta Abi comporterebbe anche una drastica riduzione dell’attuale prestazione ordinaria, con possibile taglio del trattamento pensionistico finale agli interessati. Ulteriore punto critico è il mancato obbligo di accordo sindacale per riduzione orario o sospensione di attività che, ferme le procedure contrattuali, potrebbero avvenire e essere prorogate anche senza accordo sindacale. È più che mai necessario un chiarimento su queste materie – di estrema importanza- prima di qualsiasi ipotesi di accordo”. Nel confronto interviene Lando Sileoni, segretario generale della Fabi: “Le banche stanno volutamente drammatizzando la crisi per massimizzare i loro profitti. Invece di organizzare al meglio le aziende ed erogare credito, tentano come sempre di scaricare i loro problemi sui lavoratori. Invece di interventi a favore dell’occupazione, l’Abi fa una politica della disoccupazione e del terrore. Negli ultimi mesi, però, dodici tra i principali gruppi bancari hanno sottoscritto accordi sindacali- validi sino al 2020 -che prevedono il ricorso al Fondo, smentendo di fatto la drammatizzazione dell’Abi”, conelude Sileoni. Il carico da novanta è arrivato il 16 maggio dal Direttivo nazionale della Fisac/ Cgil, che, in un ordine del giorno, ha espresso “forte preoccupazione per le dichiarazioni dell’Abi e le sue manifestate intenzioni di indebolire e trasformare il fondo approfittando della necessità di adeguamenti alla legge Fornero. Le modifiche devono essere limitate ai soli adeguamenti obbligatori, respingendo ogni diversa intenzione dell’Abi e rigettando ogni tentativo di negoziato su altri aspetti”. Per la Fisac non devono essere apportate variazioni a natura, struttura e attuali caratteristiche del Fondo, capacità e modalità di copertura, non vanno ridotti in alcun modo diritti e prestazioni per i lavoratori; va confermata piena titolarità e legittimazione negoziate dei sindacati aziendali, recuperati e immessi nella contrattazione i contra tti di solidarietà difensiva ed espansiva: “Il confronto con le altre organizzazioni e ogni passaggio negoziate con Ab i deve garantire questi fondamentali presupposti”. La Fisac chiede “Un confronto immediato con le altre organizzazioni per definire, in base a quanto indicato, una posizione unitaria” nel negoziato con Abi, “assemblee capillati unitarie” sul tema e “contenuti e obiettivi di una vertenza nazionale”, “adeguate azioni di lotta e una manifestazione nazionale della categoria”.
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