Apprendiamo dalla stampa che si è concluso da parte di BNP Real Estate il processo di acquisizione dell’area di Roma Tiburtina da Rfi (Gruppo Ferrovie dello Stato) luogo in cui dovrebbe sorgere la nuova sede della BNL entro il 2015. Tutta l’operazione comporterà un fabbisogno finanziario di 250 milioni di euro e in una nota diffusa da BNP si dice che l’iniziativa rappresenta “un ulteriore segnale di fiducia di BNP nei confronti di Roma e dell’Italia”.
Su tanta fiducia e sulla strategia adottata riguardo il patrimonio immobiliare della BNL, vorremmo fare qualche riflessione. La dismissione riguarderebbe gli immobili di prestigio della BNL, cioè i 4 palazzi del quartiere Ludovisi, compresa la sede di Via Veneto, pieno centro di Roma, lo stabile di Piazzale dell’Agricoltura, zona EUR, il complesso di Piazza Albania, quartiere Aventino, zona esclusiva di Roma.
I dubbi sull’opportunità di questa strategia, e le perplessità di ordine economico le OOSS le hanno manifestate già due anni fa. Oggi, malgrado tutto, la macchina è partita ma come spesso accade, soprattutto quando le cose coinvolgono l’immobiliare della BNL, i contorni diventano nebulosi e ondivaghi, con la sola unica certezza: problemi a non finire per i lavoratori di ogni ordine e grado.
A maggio, in tutta fretta, ma dopo vari rinvii, è stata chiusa la sede di Piazza Albania. Ma prima, senza alcun preavviso sono stati lasciati senza mensa i dipendenti della BNL, e , per inciso, messi a disposizione i lavoratori della ditta di appalto della mensa e del bar interno. Dalla notte al giorno. Ora le lavoratrici e i lavoratori della sede sono stati collocati tra Piazzale dell’Agricoltura, palazzo che però, nel frattempo, è stato offerto in affitto alla RAI, (fonte “La Repubblica), Via Aldobrandeschi, e Via Crescenzio dal Monte. Inoltre, gli stabili avrebbero dovuto esser adeguati sotto ogni punto di vista ad accogliere i dipendenti, ma il condizionale è d’obbligo. Sulla “ristrutturazione” di Via Crescenzio dal Monte, verrebbe da dire “vedere per credere” perché è davvero incredibile. E’ incredibile il livello di approssimazione con cui sono stati eseguiti ed ancora si eseguono i lavori, con un presunto rispetto delle norme sempre “border line”. Stiamo parlando di un sito che oggi ospita 600 dipendenti: le lavoratrici e i lavoratori della Formazione, una parte della Direzione Generale, una parte dell’Area Territoriale, Artigiancassa, Artigiansoa, sistemati quasi tutti in open space, ma del tipo inefficace però, cioè quello che comporta una miriade di problemi ormai scientificamente provati.
Come tutti questi fatti possono considerarsi coerenti con le ultime dichiarazioni rilasciate dal responsabile della Direzione Immobiliare BNLBNP, Marino, resta un mistero. Testualmente: “ Soprattutto nel settore questo mestiere richiede profonda conoscenza del core business e la coscienza che l’immobile è lo strumento che
abilita le nostre persone a entrare in contatto con i clienti della Banca.” La prova di come tra fatti e parole ci possa essere il mare in mezzo.
Ancora più preoccupazione suscita la notizia, diffusa in questi giorni da agenzie di stampa specializzata, che BNL ha affidato a Gabetti il compito di vendere ben 15 immobili di proprietà per circa 18mila mq, dislocati in tutto il territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia. Dove saranno dislocati le colleghe ed i colleghi coinvolti in questo mega piano di vendite? Dovranno subire la palese ed inscusabile improvvisazione dimostrata sulla piazza di Roma? Si replicherà lo scempio e la grave prova di inefficienza della per così dire competente Direzione Immobiliare? Siamo di fronte ad un piano di depauperazione dell’ingente patrimonio immobiliare della Banca, accumulato negli anni passati anche grazie all’impegno di tutti i lavoratori della Bnl? Che fine faranno i proventi di queste vendite? Serviranno a finanziare lo sviluppo di Bnl ovvero a “remunerare” la proprietà francese?
E’ davvero necessaria un po’ di chiarezza, perché ancora una volta ci troviamo di fronte ad una strategia complessiva dai contorni opachi, ad un progetto complessivo che non è capace di coniugare la ristrutturazione organizzativa, strutturale, tecnologica, con il territorio e con il mercato e che, soprattutto, penalizza dipendenti, utenti, sperpera risorse, e disperde il buon nome della Banca in un magma indistinto. Al contrario servono prospettive chiare e trasparenti, per fare i conti con il futuro possibile.
Roma, 14.06.2013
SEGRETERIE DI COORDINAMENTO NAZIONALE
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BANCA NAZIONALE DEL LAVORO SPA