La conferenza della Ces sulla responsabilità sociale è parte di un progetto avviato nei mesi scorsi dal sindacato europeo, con l’intento di fare il punto su questo tema, alla luce dei più recenti sviluppi avutisi a livello nazionale e comunitario. Patrick Itschert, vice segretario generale della Ces, nel suo intervento introduttivo alla conferenza ha sottolineato che il dialogo sociale e il tema della responsabilità sociale delle imprese si rafforzano a vicenda.
Il sindacato europeo nella sua Risoluzione del dicembre 2011 ha considerato con favore la Comunicazione presentata dalla Commissione Ue sulla responsabilità sociale, ma ora – ha aggiunto Itschert – c’è bisogno di avere un quadro aggiornato delle prassi nazionali delle varie confederazioni per mettere a punto una posizione comune delle organizzazioni dei lavoratori nei 27 Stati membri.
La Ces ha poi presentato i risultati di una ricerca, preparata dalla società di consulenza Consulting Europe, sulle posizioni assunte dai diversi sindacati nazionali in materia di responsabilità sociale. La prima parte della conferenza è stata dedicata all’esposizione delle posizioni di alcuni sindacati nazionali. Ornella Cilona ha presentato, a nome dei tre sindacati Cgil, Cisl e Uil, i casi più interessanti di contrattazione a livello nazionale e aziendale in materia di responsabilità sociale e la posizione assunta dalle tre confederazioni italiane nei confronti del Piano nazionale preparato dal Governo su questo argomento.
In particolare, Cilona ha esposto i contenuti degli accordi siglati a livello nazionale nei settori delle banche, delle assicurazioni e della concia e, a livello aziendale, nelle aziende Gucci ed Enel, chiarendo che lo scopo di tali intese è quello di migliorare la qualità della contrattazione su materie come le pari opportunità, la formazione e la salute e sicurezza al lavoro.
Susanne Lindberg ha esposto il lavoro svolto dal sindacato svedese LO sugli accordi quadro internazionali (IFA, International Framework Agreements) in difesa dei diritti fondamentali del lavoro. LO ha, infatti, messo a punto un modello di buon accordo quadro internazionale, che fa riferimento alle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro e alle Linee guida dell’Ocse sulle multinazionali. Tale modello prevede i contenuti minimi che ogni accordo deve avere su materie come i diritti sindacali, i salari e le condizioni di lavoro. Il sindacato svedese ha istituito un comitato di monitoraggio che si occupa di eventuali problemi nell’applicazione degli accordi quadro e interagisce con le imprese e la pubblica amministrazione.
Olivier Berducou, della confederazione francese Cfdt, ha annunciato nel suo intervento che il tema della responsabilità sociale sarà trattato nei prossimi documenti congressuali della confederazione e integrato nell’attività rivendicativa.
Un altro intervento significativo è stato quello di Stefan Gran, del sindacato tedesco Dgb. Gran ha espresso una posizione cautamente positiva sulla responsabilità sociale, notando che fin dal congresso nazionale del 2010 la confederazione tedesca ha chiesto che nelle iniziative aziendali sul tema siano coinvolti i rappresentanti dei lavoratori. In Germania, sindacati, imprese e governo hanno recentemente elaborato una posizione comune sulla responsabilità sociale, in occasione di un Forum nazionale, sottolineando che le iniziative sulla Rsi sono volontarie, ma non possono essere decise a esclusiva discrezione delle aziende.
Nel corso della conferenza sono intervenuti due rappresentanti del sindacato internazionale. La prima è stata Kirstine Drew, del Tuac, la rappresentanza dei sindacati presso l’OCSE, che ha elencato le nuove sfide che attendono l’attuazione delle Linee Guida OCSE sulle multinazionali in particolare per quanto riguarda la difesa dei diritti del lavoro nella catena di subfornitura e gli investimenti sostenibili da parte dei fondi pensione. La Commissione Ue, ha aggiunto Drew, potrebbe contribuire a mettere a punto uno standard comune per il funzionamento dei Punti di contatto nazionali degli Stati membri sulle Linee Guida OCSE. Ha poi parlato Dwight Justice, della Confederazione internazionale dei sindacati, che ha approfondito il tema dei Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. Justice ha messo in guardia contro il rischio di fossilizzare la discussione sulla responsabilità sociale solo sull’aspetto della volontarietà: le imprese possono scegliere se spingere sulla sostenibilità, ma questo implica che devono far leva sul dialogo sociale. I Principi Guida delle Nazioni Unite sono uno strumento molto importante per i sindacati, ha proseguito Justice, perché insistono sul concetto di “accuratezza dovuta” (due diligence) e si accordano con la definizione di responsabilità sociale messa a punto dalla Commissione Ue. Per Bruxelles, infatti, essa è definita come “la responsabilità delle imprese per le loro conseguenze sulla società. Il rispetto per la legislazione applicabile e per i contratti collettivi siglati fra le parti sociali sono un prerequisito per assolvere tale responsabilità”. Per questo motivo, ha concluso Justice, “le imprese devono applicare la due diligence quando analizzano le conseguenze delle proprie azioni e decisioni sull’ambiente e sui lavoratori”.
Per la Commissione Ue ha parlato per prima Sue Bird, della Direzione Occupazione e Affari sociali. Il suo intervento è stato un po’ sottotono perché la delega della responsabilità sociale è stata spostata all’interno di questa Direzione generale all’ufficio che si occupa di piccole e medie imprese e, inoltre, alcuni funzionari di peso, a partire dal Direttore Pedro Ortun, che hanno lavorato con molto impegno e in collaborazione anche con il sindacato sul tema, hanno cambiato incarico. Bird ha confermato l’impegno della Commissione europea in direzione della sostenibilità, ma non ha parlato di prossime iniziative comunitarie. Più interessante l’intervento del rappresentante della Direzione generale Mercato interno della Commissione Ue, che ha sottolineato come la recente proposta di Direttiva sul l’obbligo di rendicontazione sociale e finanziaria nelle imprese europee con più di 500 dipendenti possa rappresentare un’opportunità anche per il sindacato. La conferenza è stata chiusa da una tavola rotonda cui hanno partecipato Patrick Itschert, Heidi Lougheed, in rappresentanza dell’associazione imprenditoriale europea Business Europe, e Paul de Clerck, dell’organizzazione ambientalista Friends of Europe.
Dalla discussione non sono emersi possibili terreni di immediata iniziativa comune fra le parti sociali e le Ong europee sul tema, sebbene Business Europe abbia timidamente lasciato aperta la porta al dialogo, “a condizione” ha aggiunto Lougheed “che questo non si traduca in costi aggiuntivi per le imprese comunitarie”. La Ces intende comunque continuare a lavorare sulla responsabilità sociale nei prossimi mesi attraverso sia corsi di formazione sia altri convegni con i sindacati affiliati.